Bergoglio e Mattarella, gendarmi della democrazia negativa
Ieri il Covid coi suoi vaccini, oggi il clima coi suoi esorcismi: cosa rimane al cittadino degradato a suddito se non obbedire, umiliarsi e pagare caro? Ma l'obbedienza si deve alla menzogna e alla follia. Nel segno del mercato globale che scatena la sua rapina più grande.
Dicevano che Silvio Berlusconi avesse legittimato il fascismo di risacca o almeno aperto la strada alle democrazia autoritaria che invece c’è sempre stata. Forse l’ha sdoganata nei tratti più impuni ed eclatanti, ma neppure lui avrebbe saputo immaginare lo spettacolo attuale: un presidente della Repubblica, erede dell’infinita tradizione autoritaria che i presidenti se li sceglie nel totale disprezzo per la volontà popolare, prima teorizza il divieto del dissenso, poi manda un appello dai toni dittatoriali a “fare presto” sui presunti cambiamenti climatici. Fare presto per dire fare quello che dice lui, che pretende lui, dall’alto della sua scienza infusa. Sull’altra sponda, il pontefice argentino va in Portogallo e dice più o meno lo stesso, indica ai giovani fanatici, che sono lì per fare conoscenze e per divertirsi, qualcuno anche per ambizione, la direzione da seguire, non quella del Padreterno ma di Greta, il nuovo feticcio. Sulla base di calcoli erronei, di false credenze, di allarmismi millenari, di imprecisioni e menzogne, insomma del colossale infingimento mediatico che serve a tenere su l’affare immane a distruzione dei poveri. Cosa hanno di mefitico questi appelli pontificali e presidenziali? Che non gli riconosci neppure la buona fede della sconoscenza, che salgono da gente piazzata a tutelare gli equilibri e gli affari finanziari e pubblicitari nell’epoca del mercato globale che è mercato di nuovissimi consumi e di decrepite credenze; e neppure si danno la pena di dissimularlo. Appelli falsi, che suonano falsi. Mattarella e Bergoglio due sinceri democratici? Via, non scherziamo, che la situazione è già agghiacciante. Siamo alla vigilia, se non all’interno, di un nuovo dominio globale per via ideologica, una ideologia strampalata ma a presa rapida se è vero che già oggi tre su dieci dicono: so che il catastrofismo ambientale è tutta fuffa, come lo era il vaccino, ma sono disposto a pagare pur di risolverla. Che è come dire: pur di non sentire più questa grancassa ossessiva, micidiale, papale o presidenziale. Avevamo sperato che alla fine sarebbe stato il mercato, per dire l’intreccio delle passioni e delle necessità umane, a regolare questo delirio espanso, i segnali non mancavano: la birretta trans che fallisce, l’auto elettrica disdetta dal 60% dei tedeschi. Ma questo post mercato oltre il mercato rinasce ogni giorno dalle ceneri delle sue vergogne e moltiplica gli incubi e i miraggi. Lo fa con un rumor di grancassa che stordisce, che interdice et pour cause, il martellamento mentale non può fermarsi, cambia le sue priorità, le sue urgenze, come piace dire, cambia i suoi traumi indotti, continua come prima e più di prima. Ieri il Covid, oggi il clima, ieri le somministrazioni continue e oggi gli esorcismi delle biciclette e dei digiuni, come gli squilibrati che si uccidono di fame ma fino all’ultimo rantolo non rinunciano a mostrarsi, a “selfarsi”. In mezzo, il balletto dei soliti arroganti, i parassiti, i vaneggianti, i frustrati con pulsioni autoritarie, i virologi e climatologi di servizio, di regime. La discesa nella follia è certa e senza soluzione di continuità. Che facevano ai tempi del Covid? Volevano “sanificare” la sabbia del mare e facevano il bagno con la mascherina. Torturandosi e rischiando la vita come a Guantanamo. E cosa fanno oggi? Vietano i palloncini in cielo “perché aumentano la CO2” come ha fatto quel sindaco di Olbia. Vanità e delirio. Il Covid doveva decimare l’umanità, un obiettivo che probabilmente qualcuno inseguiva, ma, a conti fatti, ha mietuto le vittime di una normale influenza ciclica e molte tra quelle più per clamorosi errori diagnostici e terapeutici che per il morbo in sé. Quando non per vaccini sperimentali, vaccini che non sono vaccini. Oggi l’apocalisse climatica di cui mentono Bergoglio e Mattarella si è risolta in una ventina di giorni torridi, sì, ma nella norma, se i dati certificati non mentono, dopo mesi e mesi di piogge e di una primavera autunnale; poi sono subito tornati i temporali, i nubifragi, le temperature sotto la media, a contemplarla nel suo complesso sarà un’estate breve e persino fresca. Ma guai a dirlo! I Bergoglio e i Mattarella non rappresentano la comunità dei credenti o dei cittadini italiani ma gli affari del grande capitale finanziario e industriale che trovano espressione nell’Unione Europea delle transizioni truffaldine e delle misure repressive e punitive per i cittadini di cui sopra, ampiamente degradati in sudditi. E dovrebbero anche ringraziare, sentirsi in colpa, impoverirsi, umiliarsi. Gli esempi, le occasioni sono infinite e tutte invereconde: a Milano dopo un temporale volano via 400 piante, il Comune dà la colpa ai cambiamenti climatici e al capitalismo che a Milano regna sovrano nella versione affaristica, poi, quando si dimostra che la vegetazione cittadina è in uno stato pietoso, abbandonata a se stessa, penalizzata da politiche affariste votate a improbabili risparmi, infiltrate, secondo recenti inchieste giornalistiche, dall’immancabile mafia calabrese, il Comune per ribadire l’ossessione climatica manda un avviso minaccioso sulle automobili da vietare. Non c’entra niente con le piante malate e marcite, ma serve a dirottare l’attenzione e il senso.
E in questo tempo senza senso annaspiamo di retorica, di appelli, di isterie, di potere più brutto che poco intelligente. E di una informazione scomparsa, votata al ruolo servile di propagandista, di provocatrice. Come quel bel tomo che, all’epoca, ci fece sapere che lui aveva un orgasmo ogni volta che esibiva il greenpass. Le dittature moderne, più per sottrazione di diritti che per compressione diretta, funzionano con un minimo di tolleranza illusoria, bisogna lasciare l’impressione, fino a un certo punto, di potere ancora protestare, magari sui social. Fino a un certo punto, ma il limite è molto breve e il perimetro affidato alla tecnologia autoritaria. Il tecnocrate Mario Monti, messo a capo del paese per distruggerlo, ipotizza apertamente un sistema che dosi le notizie, facendole calare dall’alto; il successore, in tutto e per tutto, Mario Draghi, non lo ha detto ma di fatto ha messo in pratica. Con alcune bugie da ergastolo: se non ti vaccini ti ammali e fai morire, se usate il condizionatore alimentate la guerra. Mattarella, che della democrazia ha una concezione siciliana, di casta, invitava ad estromettere i novax, che per lui coincidevano non coi matti ma coi dissidenti, e oggi predica lo stesso col clima. Bergoglio sostiene di appellarsi al Dio cristiano ma nei suoi appelli deliranti ricorda più il Dostoevskij apocalittico del “se Dio non esiste tutto è permesso”. Dio infatti non esiste nella assurda confusione, nello sfilacciamento di un relativismo sconfinato in possibilismo, nella demoniaca inversione tra vittime e colpevoli, nella farneticante percezione sessuale, nel tabula rasa di ogni lascito, nel revisionismo distruttivo, nella colpevolizzazione insensata dell’occidente che si vergogna del suo passato anziché di un presente sempre più idiota e autoritario. Ma non esiste deriva autoritaria senza un presupposto di pazzia, senza la franchigia della logica e del senso che infrange la democrazia e ne sospende le sue Carte, le sue garanzie scritte, che individua un nemico qualsiasi e invita a sterminarlo, addossandogli tutti i mali del creato. Tutti che invitano a fare presto, a rimediare, a porre mano, non c’è più tempo per salvare la terra e invece affiora una smania distruttiva, insulsa, un pandemonio, una forza maligna che la terra la rovina, la condanna ogni giorno di più.