Clima, la nuova isteria è servita: governo di destra pronto a chiudere, come il predecessore di sinistra. Alla faccia di chi ancora distingue
Sui cambiamenti climatici torna la psicosi del Covid, la stessa violenza, la stessa intolleranza. Allora comandava la sinistra e la destra fiancheggiava, adesso i ruoli si sono invertiti ma la sostanza è identica. Ma quanto può reggere un paese perennemente violentato?
La gente ha la memoria corta e la politica ne approfitta. Un inverno gelido, che il caro bollette sembrava aver reso eterno, un prolungamento freddo, piovoso, aprile, maggio, giugno senza primavera e poi l’alluvione in Emilia Romagna, ancora a luglio inoltrato si dormiva al fresco e magari al freddo e la nuova stagione stentava. Finché, naturalmente, è arrivato il caldo, forte ma nella norma, è durato una ventina di giorni e nuove precipitazioni lo hanno smorzato. Ma la narrazione, come piace chiamarla perché menzogne di sistema suona male, ha potuto sostenere che da tre o quattro milioni di anni non c’era un clima così infame. Si leggono cose inverosimili come le piste degli aeroporti che si liquefano sotto gli aerei, si passa con estrema disinvoltura dal portare i sassi in Parlamento, segno di siccità estrema, alle maledizioni dopo i nubifragi, attribuiti chissà con quale logica ai negazionisti. La politica del potere spartito e ricattatorio ne approfitta: manda i suoi servi, i suoi Arlecchini a mentire sapendo di mentire, in modo grottesco. Il Meridione brucia, come sempre, ad opera di maniaci pagati dalla criminalità organizzata ma quest’anno i piromani non esistono, a lungo li si ignora preferendo la fandonia dell’autocombustione, come nei crateri vulcanici o negli abissi delle malebolgie; a Milano 400 alberi spazzati via come stuzzicadenti dai tornado e subito i propagandisti dei cambiamenti climatici impazziscono, riscoprono i bei tempi dei furori sanitari e danno di matto. Si leggono cose di una violenza inaudita da quelli in odor di pacifismo, “vi mandiamo al manicomio, vi chiudiamo in galera”, l’immancabile Bassetti ha proposto sui social una vignetta dove i negazionisti, del clima e del vaccino, stanno in campo di concentramento, col pigiama a righe, dietro al filo spinato.
La politica di regime lascia fare, lascia passare. Mezzo governo Meloni si è scoperto fondamentalista insieme alla sinistra, il governatore Zaia anche lui vede da tutte le parti negazionisti da rinchiudere, da abbattere. Il negazionismo, con la conseguente isteria dei cambiamenti climatici dovuti all’uomo capitalista, consente diversi vantaggi a chi comanda, primo fra tutti lo scaricabarile, l’equivoco con cui scambiare gli effetti con le cause, dirottate o rimosse secondo convenienza: delle 400 piante sradicate a Milano nessuno sa dire lo stato, nessuno è in grado di conoscerne la solidità e la salute delle radici, dei tronchi, manca non si sa da quanto una anagrafe naturalistica, ma la colpa è del clima, anzi dei negazionisti. Su Twitter un anonimo provocatore mostra una casa sventrata rivolgendo maledizioni agli infedeli, al che gli risponde un costruttore edile, gli spiega che una casa come quella in effigie è peggio di quella dei tre porcellini: subito bannato, i fanatici e i propagandisti non tollerano il dissenso e men che meno di venire sbugiardati, peggio se da un premio Nobel: allora scattano le censure, si ritirano gli inviti, si revocano le interviste, le ribalte evaporano.
Quanta esperienza, anche noi, in questi mesi di libertà divorate! Da tempo, anche su questa testata, prospettavamo il rischio di un nuovo autoritarismo questa volta da destra, nel solco della sinistra: sta finendo proprio così, con l’odio criminale per i negazionisti a vario titolo, considerati untermenschen, e le tentazioni di chiudere, di lockdown. Ancora una volta, quando un regime non sa che fare, non sa come uscire dalle proprie contraddizioni, che fa? Blinda tutto e azzera il dissenso. E qui non c’è tanto il richiamo per ideologie totalitarie, qui c’è un modo di governare che è il medesimo, vergognoso e trasversale. Gli strumenti ci sono già, l’esecutivo Meloni li ha ricevuti da Draghi e li ha tenuti pronti alla bisogna; e la tentazione si fa ogni giorno più forte, più evidente. La sinistra chiede, la destra si allinea, in buona sostanza obbedisce: ha scritto Federico Punzi su Atlantico: “Sembra quasi che il governo Meloni si stia impegnando più per realizzare il programma delle opposizioni che il suo”. Si tratti di salario minimo, tasse, migranti, gestione sanitaria o atteggiamento verso il clima, le differenze sono effettivamente impercettibili. Tutto un temporeggiare, un rinviare, persi nelle faide interne, nei calcoli, nelle alleanze sovranazionali, nei balletti europei. Un’altra cosa aveva intuito chi scrive e oggi si rivela amaramente profetico: Giorgia Meloni ha scelto di recitare un ruolo internazionale ma al prezzo di disinteressarsi delle emergenze interne che però non si disinteressano di lei. Il risultato è che già oggi in 4 su 10 non le credono e gli altri già suoi elettori si fanno ogni giorno più scettici: non erano fascisti di risacca, non sognavano il ritorno di un Duce sui Colli fatali, cercavano, si aspettavano semplicemente una persona concreta, di buon senso; e si ritrovano una trottola che a forza di avvitarsi sembra perdere coscienza del paese e di se stessa. Ci sono comportamenti del governo che suonano schizozidi: i vari Musumeci, Piantedosi, Santanché latrano contro i “negazionisti del clima” mentre il primo ministro annuncia un piano idrogeologico di revisione sulle strutture, giudicate, a ragione, fatiscenti e obsolete. Insomma è il clima ma è soprattutto che il paese è tenuto insieme coi cerotti. Stando così le cose, se volete un’altra profezia, continuando la nostra Giorgia a girare, a farsi ricevere, a sfilare, va a finire che non mangia il panettone. Anche perché la guerra russo-ucraina, che per il momento la tiene su per l’avallo degli USA, può finire di colpo così come è cominciata.
E poi che si fa? Si parte coi rastrellamenti? Di sicuro i negazionisti ci sono, stanno nei giri politici e finanziari, mediatici e ladroneschi di chi dalla paranoia perenne, che la baronessa Ursula chiama “permacrisi”, ha solo da guadagnarci. Del resto se l’Unione Europea stanzia 1 miliardo di euro in propaganda fondata sul terrorismo clima-sanitario, avrà le sue buone ragioni. A Milano i cittadini che si aggirano in un incubo postatomico di vegetazione divelta, spezzata e accumulata a caso, dicono: basta con le auto a petrolio, ci vuole l’elettrica. E non sanno che così verranno fottuti tre volte: pagando il triplo, indebitandosi e senza il minimo abbassamento termico, che d’altronde non serve. Da tutti virologi a tutti climatologi, come sempre in un lampo, senza ritegno. Pur che si torni a ricattare e a rinchiudere. Che gioco sta giocando il governatore veneto Zaia, già in prima linea tra i capi regionali fondamentalisti ai tempi della pandemia e oggi altrettanto scatenato sul clima? Vuole far fuori Salvini, si candida a successore di una Meloni data per cotta, o ha dell’altro in mente? Ma ecco il Musumeci della protezione civile che con pizzetto fremente proclama: prima ed unica priorità i cambiamenti climatici; e annuncia lo stato di emergenza che prelude alle chiusure autoritarie. Con l’avallo di Mattarella, questo democristiano di terza scelta promosso a capo dello stato, che spinge nella stessa direzione con la tetragona ostinazione sfoderata per il Covid, per i vaccini. Siamo l’unico paese a vivere una follia del genere, in nessun altro posto del mondo si registra una dannazione simile, da fine del mondo, da suicidio collettivo, nessuno ipotizza chiusure insensate a fronte del caldo estivo, nessuno riempie i giornali di una simile merda neppure nell’America più woke. La verità è che abbiamo, da capo a piedi, da destra a sinistra una politica men che mediocre. Impreparata, avventuristica, votata all’improvvisazione e alla soluzione eclatante dagli effetti imprevedibili ma sicuramente catastrofici, nel sovrano disprezzo delle libertà democratiche. Con una gran voglia di regime concentrazionario, di controllo “con più fame che pria”. Tutti d’accordo, Colle, Magistratura che da esso dipende, politica che da questa è blindata, Parlamento che ne è l’espressione trasversale e agita commissioni d’inchiesta come foglie di fico per autoassolversi meglio. Tutta questa violenza verso i dissidenti e i preoccupati, oggi come ieri, non ha niente a che fare con la tutela di un raziocinio legato alla salute o al clima, è pura rappresaglia verso chi non si fida dell’Europa camorristica e vorrebbe magari uscirne. Così se si vede un piromane che prende a sassate il drone che lo ha scoperto, è un attimo a dire che sì, il piromane c’è ma non c’è, ha scatenato l’inferno ma non ha fatto niente, è colpa del clima, dell’uomo capitalista e chi non è d’accordo deve passare per il camino, come gli ebrei sotto il nazismo. Perché hanno detto, stanno dicendo anche questo, nella totale indifferenza della politica fellona. E chi sta al governo, la nostra Meloni, davanti a tanta intolleranza antidemocratica non fa una piega, non dice una parola, lei gira, gira, fa la trottola nel mondo. E così legittima i peggiori e magari ingiusti sospetti sulla sua scarsa sensibilità democratica.