Giustizia, reato di concorso esterno per mafia, Nordio: “Norma evanescente, va tipicizzata”; Mantovano: “Modifica non in agenda”
Il guardasigilli, dopo la polemica sulle sue dichiarazioni relative alla modifica del reato di concorso esterno mafioso, spiega perché e come andrebbe rimodulata la norma
L’ipotesi della rimodulazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, tanto voluta dal giudice Giovanni Falcone, avanzata dal ministro della giustizia Carlo Nordio, ha infiammato il dibattito pubblico, tanto da portare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla bocciatura pubblica del guardasigilli.
“Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. Il concetto stesso è contraddittorio, un ossimoro” aveva detto Nordio a Roma durante un evento organizzato da Fabio Rampelli.
Per il guardasigilli il concorso esterno andrebbe tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice.
Giustizia, per Nordio serve norma ad hoc per il reato di concorso esterno
“Noi non vogliamo eliminare il concorso esterno - ha poi proseguito Nordio – sappiamo che si può essere favoreggiatori all’esterno dell’organizzazione. Ma allora va rimodulato il reato che in questo momento non esiste. La fattispecie penale in questo momento non è strutturata. Pensare che si possa fare in questo modo un favore ai mafiosi è vuota metafisica”.
Le dichiarazioni del ministro della giustizia, seppure con le dovute precisazioni, hanno scatenato le reazioni dei famigliari delle vittime di mafia.
“Mi sento ancora un Magistrato”
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, Nordio ha detto di sentirsi ancora un magistrato: “Il concorso esterno mafioso non fa parte del programma di governo. Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense – afferma – Cito per tutti il professor Giovanni Fiandaca, sui cui testi si sono formate due generazioni di giuristi, che auspica fortemente una formulazione specifica di questo reato. Il concetto di concorso esterno è un ossimoro: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione come la formulazione proposta da Giuliano Pisapia: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara. Non mi stupisco che arrivino bordate dall’opposizione: la politique n’a pas d’entrailles. E nemmeno dalla stampa più critica, che leggo sempre con benevola indulgenza. Mi sorprende che arrivino da magistrati, che da tecnici del diritto dovrebbero sapere che il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero”.
Alle intenzioni di Nordio però, arriva il freno di Palazzo Chigi. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del consiglio ha riferito che “c’è una giurisprudenza consolidata” e che la modifica al concorso esterno non fa parte del programma di governo, “io affronterei i problemi determinati dalla giurisprudenza dell’oggi”.