Funerali Berlusconi, vecchia cara Italia o eterna Repubblica delle banane? Il Cav ed il fallimento di non esser stato amato anche da politico
La vera eredità di Silvio Berlusconi: il grande fallimento di non aver realizzato quello che forse fu anche il suo, di sogno, ovvero di vincere tutto anche come capo di Stato, di essere amato e rispettato anche in quel ruolo, come lo fu da editore televisivo innovatore, come lo fu da gigantesco presidente del Milan, tra le tante altre sue imprese
La premessa resta d'obbligo: come non ammirare, amare come parimenti deprecare ed odiare Silvio Berlusconi? Codesti restano sentimenti automatici ed autoinflitti, e non solo in Italia, solare Repubblica delle banane opposta alla arcigna e grigia Europa.
Berlusconi, come in questi giorni viene ripetuto, è stato maestro e capostipite di una razza di leader politici in technicolor (come si diceva un tempo) che potremmo definire come minimo spregiudicati, al cui vertice sono assurti non solo Donald Trump (che certamente ne rappresenta l'apogeo) e Boris Johnson, ma in realtà a vedere bene anche gli stessi Sarkozy, (che pubblicamente canzonò cotal maestro) ed anche Macron (certamente in un tono minore) per non citare forse il caso più paradossale e controverso, ovvero lo pseudodittatore ucraino Zelenskij. Non certamente Putin, che pure fu di Silvio un sincero amico e che determinò il suo più grande successo mondiale col tentativo, poi fallito per colpa di G.W. Bush stesso, di creare un grande accordo tra NATO e Russia suggellato dal celebre summit di Pratica di Mare. Putin non fu né sarà mai paragonabile a Berlusconi, ovviamente né per curriculum né per posizione né per sorte, anche se in quegli anni gloriosi per entrambi sembrarono esprimere uno stesso stile, oltre che intenti paralleli.
Ma perché i funerali di Stato di Silvio sono la fotografia innegabile di una parodia sudamericana, nonostante si potrebbe dire esattamente il contrario, ovvero parlare di un paese talmente credente nella pietas umana da ritenere giusto (ed è giusto) tributare omaggio non solo a chi la pensa come noi o a chi non la pensa come noi, ma anche ad un nemico? E questo è certamente un sintomo di salute, cristiana per non dire meramente umanizzante, di una nazione fondata su principi di etica della solidarietà e della misericordia, che però è maledettamente facile esprimere per poche ore e sull'onda di una emozione funeraria. Ben altra umanità autentica si esprime organizzando fattivamente una nazione in modo che le persone siano curate davvero da una Sanità pubblica accessibile e non ormai corrosa dalla truffa legalizzata della privatizzazione strisciante, che infiniti lutti adduce e addurrà sempre peggio. Ben altra umanità si esprime provvedendo concretamente ad aiutare milioni di poveri, di inoccupati, disoccupati e sottoccupati. Ben altro afflato benpensante ci vorrebbe, invece di un facile cordoglio per un miliardario che in concorso paritario con i suoi finti oppositori della SINISTRUCOLA più fetente del pianeta ha traghettato in trent'anni la quarta o quinta potenza economica mondiale a diventare un paese del Terzo mondo.
Questa è la vera eredità di Silvio Berlusconi, altro che "cene eleganti" e soubrettes allegrotte, oltre al frutto avvelenato del suo beneamato libbberismo. La eredità che non è quella del vincente visionario geniale che fu da imprenditore (seppure spregiudicato), ma il grande fallimento di non aver realizzato quello che forse fu anche il suo, di sogno, ovvero di vincere tutto anche come capo di Stato, di essere amato e rispettato anche in quel ruolo, come lo fu da editore televisivo innovatore, come lo fu da gigantesco presidente del Milan, tra le tante altre sue imprese. E forse lo volle veramente quel "nuovo miracolo italiano"? I più maligni dissero e diranno che solo orientata a pararsi il culo e salvare il suo impero da una possibile fine, e non certo a fare gli interessi del suo paese, fu la sua metamorfosi da entrepreneur a tai-pan, tycoon, o persino warlord politico (e si usino qui volutamente termini non italiani). Su questo punto il dilemma sarà (forse) irrisolvibile, ed in fondo ambiguo esso stesso: perché possibilmente non entrambe le cose poi, perché non salvare le sue aziende e il suo paese insieme? In fondo era pur vero che gli eredi del PCI, graziati dai giudici del pool di "Mani pulite", erano corresponsabili del disastro della Prima repubblica. Era pur vero che una svolta era necessaria. Peccato che da oppositore del sistema Silvio si fece ben presto sistema egli in primis, e in perfetta spartizione con i suoi finti avversari, ben lieti di buttarla in caciara soprattutto con i suoi eccessi estetici e Olgettini.
Eppure proprio le bandierone del Milan sono quelle che si son viste sbandierare in piazza del Duomo, fuori dalla cattedrale milanese, in quasi significativa assenza di quelle del suo partito politico. Ed i cori sentiti di suoi tifosi (anzi supporters) sono stati quelli dello stadio, quelli degli anni della sua somma gloria di patron della sua squadra di calcio carica di allori, anche essi mondiali e di telepredicatore sommo. Senza scomodare Churchill che con frase nota disse che gli italiani giocano a calcio come se fossero in guerra e fanno la guerra come se giocassero a calcio, la parabola umana di Silvio Berlusconi si conchiude con lo spettacolo TV che non si può dimenticare: tifosi e bandiere di calcio e Carabinieri in alta uniforme col pennacchio, con picchetto delle intere Forze Armate, al presentat'arm ad un uomo che se non fosse stato miliardario sarebbe finito molto probabilmente, perfino in Italia, in gattabuia, mannaggia. E questo non è un problemuccio solo italiano. Ma ce lo immaginiamo un leader politico inglese, tedesco, spagnolo o anche solo francese, che fa votare a maggioranza in Parlamento una mozione dove si statuisce che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak? Ecco, forse no, ma ormai forse anche sì, a giudicare dalle pagliacciate, o meglio alle porcherie di estrema gravità, viste in seguito alla Camera dei comuni e alla Assemblea Nazionale, oltre che ovviamente al Campidoglio di Washington. E se la Germania ed il Nord Europa sono ancora paesi dove la serietà ha tutt'oggi un certo peso non siamo poi sicuri che possa durare chissà per quanto. Si fa in fretta a passare da statisti a politicanti, da public servant a corrotti: Francoforte e Bruxelles ne sono la prova del nove. E si può ben dire quanto lugubri siano le sedicenti élite che ora guidano la Unione Europea. E qui allora risorge impellente la (sana stavolta) tentazione di frequentar piuttosto le silviesche api regine Karima/Ruby, Nicole Minetti, Sabina Began, la D'Addario, la Guerra e pure la curvosa Marysthell Polanco; glorie indimenticabili di bel tempo che fu.
Berlusconi era per prima cosa un uomo incredibilmente simpatico, empatico, intelligente, oltre che capace di realizzare imprese titaniche. Allora perché non fu in grado di realizzare la sua più grande impresa, ovvero quella di fare del bene al "paese che amava"? In trent'anni di governo e sgoverno l'Italia non solo è rimasta ferma, senza nessun passo avanti, magari fosse, ma è precipitata in un abisso, che gli sbandieratori della eterna ripresa da zero virgola non riescono più a cammuffare. È colpa solo di Silvio? Ovviamente no, ma il suo sogno del "miracolo italiano" sì e trasformato in un bruttissimo sogno di disfatta. Imitando in questo un altro protagonista della Storia italiana, quell'altro cavaliere Benito Mussolini che, anche lui possiam dire sinceramente, voleva un'Italia a primeggiare nel mondo. Senza indebiti paragoni, ma sul piano umano tale sconfitta vede un parallelo.
Ma chi dica che Mussolini e Berlusconi in realtà si somigliarono probabilmente sbaglia parecchio. Mussolini non fu mai uomo di grandi sentimenti; certamente lo fu di grande passione politica, ma non di sentimenti. Non amò probabilmente nessuno in vita sua, se non la figlia Edda; non certamente le donne, che si trombava all'impiedi, come lui stesso menava vanto, non veramente gli italiani, che disprezzò fino al punto di massacrarli sull'altare dei suoi disegni di potenza, oltre che della sua vanità malata ed irresponsabile. Ma Berlusconi veramente ha amato solo sé stesso ed i suoi affari? E veramente le tante persone che lo hanno amato sono tutte o suoi miracolati o clienti o babbei osannanti il Papa-Re di turno? Ecco, su ciò è lecito dubitare. Forse fu uomo di sentimenti, che seppe realizzare compiutamente solo nella sfera privata. Forse fu vittima egli stesso del suo narcisismo e del suo ego, come a vedere bene chiunque al mondo, pur senza il suo grande successo e la sua grande fortuna. E poi diciamolo pure: nessun leader occidentale è mai stato così bravo a raccontare barzellette, absit iniuria verbis, più o meno. Era bravo a raccontarle, forse troppo bravo a credere alle sue stesse barzellette. Ma ecco un'altra barzelletta: chi c'era al funerale dell'italiano? Il tedesco, il francese e l'americano? Macché: Viktor Orbán, l'emiro del Qatar, un ministro turco, qualche rappresentante minore della UE. Per colui che si vedeva come il grande pacificatore, seppur cassato, tra le due sponde dell'Atlantico è davvero un po' pochino. Diciamocelo chiaramente: l'Italia celebra mr.Bunga bunga come se fosse un garibaldesco padre della Patria, e guarda un po' che strano! O bella: il resto del mondo se la ridacchia e continua imperterrito a pensare che siamo sempre stati e sempre saremo degli svalvolati. Ma tu pensa che strambi buffoncelli che sono, codesti forestieri! Proprio non ci capiscono, noiosi e moralisti come sono, e in più ci vogliono pure dare lezioni, conquistare, comprare i nostri asset nazionali, comandare in casa nostra, rendere schiavi, a noi, che tanto migliori siam di loro perché noi sì che ci avevamo un presidente spiritoso e amante delle femmine, mica quei genderfluid lì, non scherziamo. Mah. Rob de matt, comm se dis à Milàn.
Hanno fatto bene le massime autorità dello Stato a presenziare al suo funerale? Certamente sì. Hanno fatto bene a tributare funerali di Stato e perfino Lutto nazionale ad una figura tanto radicalmente conflittuale per tutta la nazione? No davvero. Resta la immagine dei Carabinieri che scortano l'uomo del BUNGA BUNGA, che fu molto più di ciò. Al netto del dettaglio che il BUNGA BUNGA è veramente il sogno dell'italiano medio. E come dargli torto, a sto povero italiano figlio anche del DRIVE IN e delle maggiorate sul piccolo schermo? Non potremo mai ringraziare abbastanza Silvio per aver portato MOANA POZZI in nudo integrale, seppure con pecetta censoria, su un canale Fininvest/Mediaset. In questo Silvio fu il migliore: inventare, stupire, FARE.
Ma ecco, poi con le prostitute nel tendone di Gheddafi, roba che la sua stessa mamma (a quanto disse lui stesso) lo avrebbe preso a sberle... ciò in Germania, Francia, Inghilterra non sarebbe potuto accadere, perché la classe dirigente e la società nordeuropea non si sarebbero spinte probabilmente mai così oltre. Ipocrisia? Forma che non è più sostanza? Anche. Ma tutto qui sta il dilemma: per contare nel mondo non si può essere così lontani da Berlino, Parigi e Londra e così vicini ad Arcore. Silvio, anche stavolta, ha forse persino sbagliato meno di tutta la classe politica italiana. Almeno lui, da umanamente spiritoso ed autoironico che era, ed umanamente vicino agli italiani, magari non a tutti e non proprio bene, ma almeno nei suoi pensieri migliori, forse si sarebbe astenuto da simili esagerazioni come un lutto nazionale. Forse eh, e forse anche no, perché sicuramente fu anche un tantino megalomane. Ma si sa: la chiave per capire Berlusconi è proprio il suo multiverso multipolare: buono e cattivo, generoso e avido, genio e imbranato. Dopo di lui, come Monti, Draghi and company hanno dimostrato, i mostri saranno ben meno sacri e ben più assetati del sangue altrui.
Berlusconi fece un errore di fondo: fare l'imprenditore e fare lo statista non solo son due cose diverse, ma sono soprattutto inconciliabili. Ma Berlusconi aveva almeno una dote da buon politico: vedeva certamente il suo successo legato a quello degli altri: eppure in questo nella sua vita politica fallì. Però negarlo sarebbe stupido. Gli avvoltoi a seguire non avranno un briciolo di tale empatia. Deprecammo Andreotti e Craxi e siam finiti a rimpiangerli. Moana Pozzi e Silvio Berlusconi già li rimpiangiamo, poco e male e lontani dalla sorda beatificazione agiografica dei suoi (di lui) tifosi, ma è già così.
E allora, citando la battuta che gira online da ieri, la buttiamo lì anche noi: dopo i funerali di Stato, perché non intitolargli anche il Palazzo di Giustizia di Milano? Ma che dico Palazzo di Giustizia di Milano, direttamente il Viminale, ma che dico Viminale, intitoliamogli il Quirinale! Il Berlusconale suona meglio. È lui o non è lui? Cerrrto che è lui!
Lapo Mazza Fontana.