È la ricerca del consenso facile ad aver distrutto il paese. Politici italiani campioni mondiali di scaricabarile

Giorgia Meloni sarebbe dovuta andare subito in Emilia Romagna

Cultura del si contro quella del no, presunti uomini del fare contro ambientalisti: siamo sempre alle solite. Al festival dell'ipocrisia. Nemmeno una persona preparata e intelligente come Musumeci (tralasciando i La Russa di turno) riescono a farne a meno. All'origine di quanto accaduto in Emilia Romagna, spiega il ministro della protezione civile c'è stata "una serie di concause. L'acqua arriva sempre. Anche dopo 300 anni. E quando arriva vuole trovare i letti dei fiumi sempre liberi, guai a invaderli". È mancata "la cultura della tutela del territorio, visto solo come oggetto da sfruttare". È "un dovere cambiare approccio. Ignorarlo sarebbe un suicidio. Su questo tema c'è molta ipocrisia - sottolinea -. Bisogna interrogarsi sui guasti di un ambientalismo esasperato. Per costruire o solo pulire gli argini c'è un processo di autorizzazione che può impiegare anni".
Ma le decisioni sul territorio piuttosto che a Roma chi le prende? Non risulta che negli ultimi anni gli ambientalisti abbiamo mai governato comuni, provincie e regioni così come non risulta che un ambientalista sia mai arrivato a guidare l'Italia da palazzo Chigi. E se ci sono ritardi burocratici anche quei non risulta che dipenda o meno dagli ambientalisti rilasciare o meno i permessi. Non fanno i dirigenti pubblici.


Insomma, la politica soprattutto quella del si facile in cambio di consenso altrettanto facile (nella perenne campagna elettorale italiana per gli amministratori della cosa pubblica è sempre meglio dire di sì anziché negare i permessi seppur in nome della tutela del territorio) si prenda le sue responsabilità senza fare l'ennesimo scaricabarile (di cui politici italiani ne sono gli indiscussi campioni del mondo) stavolta persino sulla pelle dei morti.


A proposito: quelli del "ci metto sempre la faccia" ancora non si sono visti. Così come si sono guardati bene dal farsi vedere ad Ischia, altra tragedia immane. Li stanno ancora aspettando.


Oggi arriverà in Emilia Romagna Giorgia Meloni, in forte ritardo. Sarebbe invece stato meglio essere presenti sin dall'inizio dell'immane tragedia rinunciando financo al G7 (dove tanto non si decide mai niente ma conta soltanto per la "passerella"). La premier avrebbe fatto molto meglio a tornare in patria subito dopo il Consiglio europeo di Reykjavik anziché da lì volare in Giappone. Tornare in Italia oggi, anticipando solo di qualche ora le conclusioni del vertice (comunque non sarebbe servito a nulla restare un giorno in più, per scrivere le conclusioni bastano e avanzano gli sherpa) suona persino come irrispettoso per la popolazione dell'Emilia Romagna e dell'Italia intera.