Dpcm, obbligo vaccinale e restrizioni, la fine della democrazia e della libertà: ma Sergio Mattarella rimane il più amato dagli italiani

Dal bombardamento di Belgrado alla recente riforma della responsabilità penale dei medici, il Presidente della Repubblica è sempre stato dalla parte sbagliata

SCRITTI BELLICI

Sergio Mattarella: il più amato dagli italiani

Detesto il Presidente della Repubblica. Da più di tre anni, evito – saggiamente – di esprimere tutto ciò che penso di lui, limitandomi a chiamarlo “liberticida maximo”. Da più di tre anni perché prima non scrivevo sui giornali, mi limitavo a svolgere la mia attività di avvocato. Naturalmente, lo detestavo già prima.

La sua responsabilità nel bombardamento di Belgrado era già qualcosa di ignobile, difficilmente superabile, eppure con il comportamento mantenuto durante il suo mandato presidenziale ci è riuscito senza difficoltà, senza vergogna e con il plauso degli italiani. Tutto bene, dunque: sarò io in errore.

Il garante della Costituzione ha contribuito non poco a renderla carta straccia. Prima tacendo davanti ai Dpcm di Giuseppe Conte, poi sottoscrivendo tutti i successivi famigerati decreti legge, quindi nominando il Professor Marco D’Alberti – già consulente della Presidenza del Consiglio - Giudice della Corte Costituzionale. Nessuna norma lo impediva, obiettano i formalisti davanti alle mie critiche (non sono solo, il Professor Augusto Sinagra è il più autorevole tra coloro che hanno stigmatizzato una nomina quanto meno inopportuna).

Incredibile l’entrata in guerra dell’Italia per decreto, denunziata da Mauro della Porta Raffo e da un manipolo di intellettuali, dopo un attento esame del Decreto Legge 28 febbraio 2022 n. 16 e di tutte le norme citate in tale decreto. L’Italia è in guerra contro la Federazione Russa e la guerra è stata dichiarata in violazione dell’Art. 87 della Costituzione.
Grazie a Sergio Mattarella, in questo Paese, i cittadini hanno diritti umani e costituzionali che vengono compressi a piacimento del Governo da più di tre anni.

Nel suo secondo mandato, il Presidente della Repubblica – al colmo della popolarità – continua imperterrito nella sua opera.
La mia denunzia è solitaria, del tutto trascurabile, inascoltata: il grido di un pazzo…

Evidentemente, gli italiani sono inebetiti dalla mistificazione dei media nazionali. Quando ci si accorge di essere una minoranza senza seguito, la reazione più naturale è alzare la voce. Se, ciò nonostante, non si viene ascoltati, si tace. Continuare a gridare è faticoso e persino pericoloso: il vilipendio è reato e il confine tra una critica legittima e il vilipendio è labile e viene stabilito da un Giudice (Dio non voglia che sia un tipo come Silvana Sciarra, Presidente della Corte Costituzionale).
Poi gridare a chi? A chi già è sveglio, lucidamente consapevole che l’Italia è spacciata? Del tutto inutile rivolgersi ai dormienti, agli imbambolati davanti a TikTok, ai lettori dei principali quotidiani, ai telespettatori dei talk show: chi mi rimane, il cane?

Eppure, io grido con tutto il fiato che mi resta che il protocollo tachipirina e vigile attesa ha causato l’aggravamento delle condizioni di salute di molti nostri connazionali e la Magistratura (di cui Sergio Mattarella è l’organo più elevato) dovrebbe aprire indagini. Ma la Magistratura, si sa, in questo nostro Paese risponde alla politica non viceversa e la politica ha già deciso per il colpo di spugna. Leggete questo: Secondo il nuovo articolo 590-sexies del codice penale, il medico non è punibile per fatti di omicidio o lesioni colpose commessi nell’esercizio della professione sanitaria se l’evento si è verificato “a causa di imperizia” e sono state rispettate le “raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali”, purché “le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto”.

Le linee guida le stabilisce il Ministero, il medico le applica, il paziente si aggrava o muore e nessuno ne risponde penalmente.
La norma è stata modificata proprio in tempi pandemici.

Cosa c’entra il Presidente della Repubblica? E’ il garante della Costituzione, non dell’intero ordinamento giuridico. Il potere legislativo spetta al Parlamento. Parlamento che lo scorso anno è stato rinnovato a seguito di elezioni democratiche. Tuttavia, anche lì il nostro Presidente ci ha messo lo zampino: ha firmato lo scandaloso “decreto elezioni”, grazie al quale alcuni partiti sono stati esentati dalla raccolta delle firme, mentre quelli della vera dissidenza sono stati obbligati a raccogliere le firme nelle tre settimane tra il primo agosto (data di consegna dei moduli) e il 21 agosto: una cosa abominevole.
Le elezioni – dunque – sono state viziate dall’handicap assegnato a tavolino alle forze antisistema.
Interessa a qualcuno? No.
Alla prima del Teatro alla Scala del prossimo anno, al nostro amato Presidente verranno tributati – more solito - altri sei minuti di standing ovation.

di Alfredo Tocchi