Sul Covid il ritorno alla normalità non c'è stato: c'è l'oblio, che è tutt'altra storia

Le allettanti promesse di commissioni, repulisti, libertà e razionalità riconquistate si vanno perdendo in un silenzio che sa tanto di connivenza: no, non è questa la strada che ci aspettavamo.

Non si sente più parlare di commissione d'inchiesta sul Covid: che facciamo? La teniamo nell'armadio? Fino a quando? Ne parliamo dopo Pasqua, dopo Ferragosto? Chiudiamo la commissione per salvare i boia? Siamo d'accordo, una commissione parlamentare non ha mai risolto niente, se non l'autoassoluzione di sistema: ma, finché il vecchio regime la teme, è già una buona ragione per portarla avanti. Se non con la galera, dovranno almeno pagare con la damnatio memoriae, con la scoperta di tutti gli altarini ed erano altarini loschi, spesso sudici. Pfizer, Moderna, Johnson, che insieme fanno Big Pharma, hanno pagato praticamente tutti: istituzioni, singoli, virologi da marciapiede, poli di ricerca, media e li hanno pagati per mentire, li hanno foraggiati in funzione propagandistica, affinché spargessero numeri falsi, terrore assurdo, benefici vaccinali che alla prova dei fatti non c'erano, c'erano di più le conseguenze in forma di pericarditi, miocarditi, infarti, polmoniti, oltre ad una via crucis di effetti collaterali, avversi, chiamateli come diavolo vi pare, che non ci avrebbero più lasciato. Fino a dove è salita la corruzione legale, fino a quali poltrone celesti?

Non è questione di processi, di sentenze, di condanne o meglio potrebbe esserlo se escono le grandi ruberie a man salva, gli sprechi, le miserie che sempre accompagnano un regime; ma quello che davvero conta, che più conta sta nel regime, nella progressiva negazione della libertà, nelle misure autoritarie, repressive che, attenzione, non erano fini a se stesse e non si esaurivano con la psicosi da contagio. Non servivano unicamente nemmeno a procrastinare un potere da nessuno eletto ma da molti spartito. La cosa più grave, più micidiale stava nella tortura mentale con cui preparare la gente allo stato di emergenza e di fragilità senza fine, alla paura endemica, alla mascherina come seconda pelle a simboleggiare la perdita di dignità umana. Lo vediamo perfettamente, adesso: l'OMS annuncia, perfino vantandosene, nuove pandemie, e sembra quasi se ne intesti la creazione; col risultato di “cedere parziale sovranità dei singoli stati”. Parziale? Ma quando una sovranità è persa, non si recupera. Dal Covid perenne ai mille stati di necessità truffaldini della UE con relativi doveri – pagare, essere tassati, spremuti – e divieti: ormai una grigliata sul balcone di casa è vista come attentato al pianeta. E difatti, la stessa festa sul balcone fu tra le prime attività ad essere proibite sotto il regime Covid. Le auto, le caldaie, le abitazioni, gli indumenti: nulla si salva e sempre meno si salverà da questa progressiva spoliazione di sovranità nazionale, collettiva, individuale. Abbiamo qui un ministro, lo Schillaci promosso dal predecessore Speranza all'ISS, che, lo abbiamo capito subito, fa il pesce in barile e se può mantiene i profili più deliranti e socialmente criminali di chi l'ha preceduto; sulla volontà di giustizia non dice una parola, sul dovere civile di confortare e sostenere le vittime di vaccino, attenzione, non di virus, di vaccino, non manda un fiato. La presidente del Consiglio che fa? Abbiamo gli esecutori, i manichini del regime concentrazionario confermati ai loro posti, evidentemente nella convinzione che continueranno ad obbedire. Abbiamo mille ostacoli alla volontà di fare chiarezza. Siamo gli unici: non c'è paese al mondo dove una revisione, anche spietata, non sia in corso e abbondantemente in discussione. Solo l'Italia si ostina nella nostalgia delle chiusure e delle violazioni alla Costituzione garantita da Benigni e Mattarella. Se così si può dire. Non serve fare i furbi, ciurlare nel manico: si avverte, si percepisce, si respira la voglia, nella Sinistra, nei media al 99% di Sinistra, nei virologi da sbarco parlamentare, nelle puttane di regime, di tornare a sequestrare tutti al primo pretesto, mentre la Destra sta a guardare, evidentemente non convinta né di archiviare una stagione dittatoriale né di protrarla. Diciamo che asseconda gli eventi e si consegna al fatalismo magico, allo scientismo esorcistico: dovesse succedere qualcosa, noi siamo pronti a rifare tutto come prima.

È fin troppo evidente proprio nel completo disinteresse con cui si procede, anzi si langue sul binario morto delle intenzioni. Di sapere, di valutare, di scoprire tutto, per evitare che la tragedia si ripeta, non parla più nessuno. Delle migliaia e migliaia di conseguenze fisiche e mentali su chi si fidò, non parla più nessuno. Della necessità di estromettere le facce grandguignolesche del regime, i manichini, i boia, non parla più nessuno. È come se due, tre anni della nostra vita, distrutti per niente, negati solo per abituarci a non vivere in prospettiva, fossero un buon prezzo da mettere sul conto di chi li ha subiti. Si dice: non esiste solo il Covid e non esiste solo la voglia di vendetta, la nostalgia del peggio: ci sono le ragioni politiche, le emergenze economiche. C'è il pnrr. Ma il pnrr ha rotto i coglioni, è la fiera degli sprechi e la voglia di vendetta coincide spesso con quella di giustizia – non si può fare altrimenti: quanto all'economia produttiva e commerciale, il Covid per come è stato gestito ha precisamente regalato il colpo di grazia al cavallo agonizzante. Dopo la pandemia più infame del mondo, interi comparti sono evaporati e la Cina ha potuto entrare nei nostri sistemi industriali e infrastrutturali come il classico coltello nel burro. La Cina, i paesi arabi, i concorrenti europei. Di più: tutto è cambiato dopo il regime concentrazionario, il ritorno alla normalità è stato predicato ma non raggiunto, c'è stata, esattamente come pretendevano gli Speranza e i Draghi, una nuova normalità fatta di abitudini spartane, di servizi peggiorati, di ristoranti che smontano alle dieci di sera, la voglia di uscire, di svagarsi si è sfilacciata, nei giovani sopravvive più che altro in forme violente o paranoidi, e le stagioni turistiche ancora vivono con l'ombra dello spettro. I nostri discorsi dopo un anno tornano sempre, inesorabilmente, a “quando eravamo rinchiusi” e molti, sui treni, per la strada, non sono mai usciti davvero: ancora stritolati dietro le loro maschere di pazzia. Aspettavamo da chi è venuto dopo la dittatura un impulso, una rassicurazione: c'è stata qualche promessa, poi annegata nel silenzio dell'oblio, e si assiste ad ogni giorno che passa ad una progressiva resa alle pretese malate dell'Unione, anche se poi vengono a dirci che l'Italia ha fatto la sua parte, ha preteso qualche etichetta, qualche rinvio, effimero, dell'inevitabile.