Per Mulè (Forza Italia) non è successo niente: il Covid è ancora come tre anni fa e "bisogna vaccinare tutti, tutti"

E la magistratura ne stia fuori, precisa il parlamentare berlusconiano. Pessima propaganda, pessimo servizio alla verità e alla democrazia. Ma possiamo stupircene? No, questi abbiamo imparato a conoscerli sulla nostra pelle.

Fidarsi? Mai più, abbiamo imparato chi sono questi, li abbiamo fiutati e sappiamo che restano pericolosi. Il viceministro Sileri, quello che voleva “rendere impossibile la vita ai novax ” adesso si chiama fuori, fa la vittima: “Di ritorno a Wuhan ho fatto presente ai colleghi che con me condividevano la responsabilità di una strategia che la situazione era potenzialmente devastante: mi hanno risposto con gesti volgari e mi hanno minacciato”. L'ambiente istituzionale al massimo livello ricorda sempre più ad ogni giorno che passa una banda di malaffare. La pasionaria vaccinale Licia Ronzulli, in fama di organizzatrice di feste berlusconiane, tenta anche lei di scampare Norimberga: “Ho sbagliato in passato usando parole grosse verso i non vaccinati, ma adesso occorre voltare pagina e lasciarsi alle spalle il passato e perdonarci a vicenda”. Parole grosse? Non era quella che ai cosiddetti novax voleva riservare il destino dei paria, dei reietti? Di che parla questa arrogante improvvisamente dimessa, conciliante? La rassegna degli insulti, delle insolenze, degli attacchi di quelli come Renzulli è stata indecente: dovete crepare come mosche mentre mi ubriaco, vi voglio vedere ridotti a poltiglia, vi voglio provocare un embolo, che vi prenda un cancro, se vi incontro vi torturo, vi metto sotto con la macchina, vi mettiamo in galera, vi chiudiamo nei sotterranei degli ospedali. Una ferocia che ha ricordato la follia demoniaca, e adesso venite a chiedere di “perdonarci a vicenda”? Ma poi chi si fida più di voialtri? Sentite qua come uno del giro Renzulli, il parlamentare forzista Mulé, trova modo di esprimersi ancora il 17 marzo del 2023, quanto che la pandemia è stata ufficialmente dichiarata estinta nel mondo: “Dobbiamo vaccinare tutti, tutti. La magistratura non si sostituisca alle istituzioni”. Quello di Mulé è un gioco delle parti perfettamente coordinato con la referente, la ex infermiera passata nel sancta sanctorum di Arcore: lei invita a reciproca perdonanza, lui rispolvera la truce, pessima, menzognera propaganda degli ultimi tre anni: "L'Italia ha pianto quasi 188mila vittime dal 2020 ad oggi. Tuttavia è bene non dimenticare che l'epidemia non può dirsi debellata. Oggi i positivi in Italia sono oltre 185mila, solo l'ultima settimana di febbraio è stata segnata dalla scomparsa per Covid di 439 persone. Solo grazie alla campagna vaccinale, e lo dico con voce perentoria, siamo ritornati a una quotidianità che solo due anni fa sembrava impensabile. A tal proposito voglio qui dar pubblica testimonianza al determinante intervento della struttura commissariale assegnata al generale Figliuolo, che, con il sostegno delle donne e degli uomini della difesa oggi presenti in sala con le loro uniformi, insieme a quell'esercito di persone di buona volontà, che con loro hanno collaborato in tutta Italia a portare il numero dei vaccini giornalieri da 100mila a oltre 500mila. Oggi il 91% degli italiani sopra i 12 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Molto rimane da fare. Solo il 31% ha avuto la seconda dose e il 15% la terza. Di certo è possibile migliorare e mi auguro che ogni azione sia messa in campo in tal senso affinché tutti, tutti, siano coperti da ulteriori dosi di vaccino". Mulé parla come se un anno non fosse trascorso; come se una indagine in corso a Bergamo non andasse scoperchiando un vaso di Pandora di misfatti, di menzogne, di opportunismi, di incompetenza; come se non fosse mai avvenuta la conta dei morti e dei lesionati post vaccino. Ma, soprattutto, parla come se fossimo ancora nel tempo felice, felice per lui, del regime concentrazionario e avverte la magistratura di non mettersi di mezzo, di lasciar fare. Che si potrebbe anche dire lasciar continuare a commettere errori tragici. Dire che l'Italia piange duecentomila persone per morbo, 439 ancora nell'ultima settimana, significa continuare con la propaganda e un ex giornalista piazzato in Parlamento non può insistere nel rimuovere, nel negare la confusione tra morti con, per e di Covid che il resto del mondo ha dimostrato essere stata perversa: quando il collega Bechis riportava una ricerca a dimostrazione che gli autentici morti di virus si contavano nell'ordine dello 0,039%, che il resto si doveva a sbagli nelle cure, a presenza di più patologie contemporaneamente, veniva massacrato, ma nessuno ha saputo smentirlo e quando è apparso chiaro che aveva ragione lui si è preferito fare finta di niente e continuare in automatico con il balletto dei numeri ad uso e consumo della propaganda. Ma che tanto avvenga ancora oggi, a pandemia archiviata, va oltre il grottesco, assume un significato inquietante.

E poi hanno il coraggio di negare che fosse una dittatura! Quest'altro scempio, serotino, della logica, della scienza, della democrazia il nostro Mulé lo recita in occasione della Giornata della Memoria delle vittime di Covid che è l'esatto contrario della Giornata della Memoria che ci vorrebbe, quella degli aguzzini del Covid. Invece è la politica a vario titolo responsabile a celebrare le vittime. Le sue vittime? Questo è presto per dirlo, ma quanto va emergendo dall'inchiesta di Bergamo dimostra che uomini e metodi erano più da cosca che da consesso scientifico, più da regime duro e famigerato che da democrazia.