Figli coppie gay, bocciata al Senato proposta di regolamento Ue. Malan (FdI): "Su questo argomento ogni Stato fa sue leggi"

La commissione Politiche europee del Senato approva risoluzione contraria alla proposta di regolamento sul riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali nati in altri Stati membri

Passa nella commissione Politiche europee del Senato la risoluzione che boccia la proposta Ue di permettere il riconoscimento di bambini nati da coppie omossessuali riconosciute in altri Paesi membri. 11 i voti favorevoli e 7 i contrari: compatte sul no le opposizioni. 

Senato, no al certificato europeo di filiazione

Lo scorso 7 dicembre la Commissione Europea ha lanciato la proposta di un regolamento della genitorialità a livello di Unione. Il loro fine era quello di garantire che "la genitorialità stabilita in uno Stato membro" venga "riconosciuta in ogni altro Stato membro, senza alcuna procedura speciale". 

Questo servirebbe ad appianare le divergenze legislative in materia presenti nei vari Stati membri. Una delle principali conseguenze del "certificato europeo di filiazione" riguarda i figli delle coppie omosessuali che, in Italia ad esempio, non sono riconosciuti automaticamente.

Appena ricevuta la proposta il centrodestra ha fatto levata di scudi, mentre il centrosinistra ha plaudito. La maggioranza ha subito avanzato una risoluzione volta a bocciare la proposta Eu. Oggi proposta e controproposta sono arrivate sui banchi del Senato nella commissione Politiche europee: ha vinto la risoluzione proposta dal senatore Giulio Terzi di Fratelli d'Italia con 11 voti favorevoli e 7 contrari. I no provengono dalle opposizioni. 

No ai diritti per i figli delle coppie omogenitoriali

La posizione in merito del maggior partito d'Italia è espressa dal capogruppo al Senato Lucio Malan: "L'Unione Europea ci chiederebbe obbligatoriamente registrare in Italia i cosiddetti figli di due padri o di due madri solo perché sono stati registrati all'estero. Noi riteniamo che questa sia una materia che riguarda gli Stati membri, in questo caso l'Italia, e deve essere regolata da proprie leggi. Perché altrimenti succede che anche coppie italiane magari avvalendosi della schiavitù delle donne attraverso l'utero in affitto, per cui i bambini diventano merce che si acquista e le donne strumenti da affittare sarebbero fatti all'estero e poi vengono portati in Italia. Noi ci opponiamo a questo".