Figli di coppie gay, in Senato la proposta Ue sul riconoscimento: il sì delle opposizioni arcobaleno

Sbarca al Senato la proposta della Commissione Europea di registrare anche i figli di coppie omosessuali. È scontro politico: la destra prende tempo, la sinistra preme per l'approvazione

I figli delle coppie gay riconosciuti in uno Stato Ue devono esserlo anche in tutti gli altri Paesi membri: questo il succo della proposta avanzata dalla Commissione Europea lo scorso 7 dicembre e approdata nelle aule del Senato italiano.

Figli di coppie gay, in Senato la proposta Ue sul riconoscimento

"Chi è genitore in un paese, è genitore in tutti i paesi": Ursula von der Leyen lo disse nel suo discorso sullo stato dell'Unione nel lontano 2020. Oggi, le sue parole acquistano una maggiore consistenza, dopo che la proposta della Commissione Europea sul diritto dei figli di coppie omosessuali è approdata alla commissione Politiche Europee del Senato.

Lo scopo della riforma è eliminare le differenze giuridiche tra i minori a prescindere da chi siano i loro genitori: eterosessuali, omosessuali, adottivi, non fa differenza. Oltre a ragioni ideologiche, la misura sarebbe dettata anche da motivi logistici: "I cittadini europei" - riporta il testo della Commissione Europea - "si trovano sempre più spesso in situazioni transfrontaliere, ad esempio quando hanno familiari in un altro Stato membro, viaggiano all'interno dell'Unione, si trasferiscono per lavoro o creare una famiglia". Come agevolare, quindi, la parificazione in tutti i Paesi? Lo strumento giuridico individuato, che sarà dunque discusso nelle aule di Palazzo Madama, è il certificato europeo di filiazione, una sorta di lasciapassare in grado di attestare la legittimità del proprio status giuridico di figlio in ogni angolo d'Europa.

Proposta Ue su figli di coppie gay, il sì della sinistra arcobaleno e il no di FdI

Come prevedibile, in Italia la proposta si è da subito rivelata divisiva per le parti politiche. "Una famiglia formata da due madri o da due padri in Francia, Spagna, Germania e in tutti i diciannove Paesi europei che già la riconoscono come tale"- ribadisce Alessia Crocini, presidente delle Famiglie Arcobaleno - "non deve e non può smettere di esserlo quando varca un confine e arriva in paesi come Ungheria, Bulgaria, Polonia, Romania o Italia che non hanno una legislazione a favore dell'omogenitorialità".

Parere, questo, condiviso da gran parte del panorama sinistrorso, prono a qualsiasi trovata dell'ideologia gender. Simona Malpezzi, capogruppo Dem, ricorda che “già in occasione dell’iter della legge sulle unioni civili, il Pd ha sempre sottolineato la preminenza dell’interesse del minore al riconoscimento dello stato di figlio come da giurisprudenza Cedu", e la pentastellata Dolores Bevilacqua rinsalda la recente infatuazione tra il Movimento e il Partito Democratico: "Su questo tema c’è un vuoto normativo non più accettabile", chiosa. 

Di segno opposto, invece, le opinioni della maggioranza. Forza Italia si schiera per una cautela apparentemente neutrale, mentre Fratelli d'Italia palesa la propria contrarietà. Il timore dei sodali di Giorgia Meloni, infatti, è che venga sdoganato l'istituto della maternità surrogata, profondamente lesivo dei diritti delle donne. Il Terzo Polo, invece, tenta la via della mediazione, simpatizzando per un certificato europeo di filiazione facoltativo e non obbligatorio.

Clicca qui per leggere il testo della proposta della Commissione Europea.