Elly Schlein, il segretario di laboratorio
Fino a due mesi fa non aveva la tessera, oggi guida il PD. Creata dall'agenzia di comunicazione dietro Obama, sostenuta dal Mulino e, si dice, da Soros. Un Manga, un personaggio immaginario per una crisi reale.
Il PD ha percorso tutta la sua parabola, da Togliatti ad Elly Schlein e si ritrova partito da raccattare. Il nuovo segretario è una viziata ragazzina svizzera, una ereditiera i cui tweet tradiscono tutta la presunzione dei nati ricchi e che ricchi moriranno. Il partito massa! Il partito delle classi subalterne! Per mantenere vivo l'illusionismo, si sono affidati a un sofisticato congegno che passa per il potentato interno del Mulino, il padre della Schlein in stretti rapporti con Prodi che è uno dei burattinai, il finanziere eversivo Soros, sovvenzionatore del peggio, l'agenzia Social Changes che è quella dietro il potere vero, americano, massonico degli Obama e delle campagne solidali di sinistra. Una, la #siscriveschlein, le fu cucita addosso per farla finire al Parlamento europeo. Questa agenzia di immagine ha concepito il personaggio per intercettare i gusti del pubblico di sinistra e ha così istruito la candidata: tu su ogni cosa tira in ballo il sesso, ricorda a tutti che sei fluida ma attualmente vai a letto con una donna, se ti fanno domande complicate buttala sull'erotismo vittimistico che tanto controlliamo le televisioni e i programmi per fartelo dire. Per assecondare i pruriti e i fremiti dei parassiti da centro sociale, spara ogni tanto qualche proclama sulla lotta di popolo, senza chiarire se violenta o meno, alludi alla rivoluzione, recupera l'odio passatista anche se, da ereditiera svizzera, non puoi sapere di che parli. Circòndati di sardine dalle quali abbiamo millantato la tua origine politica. Una influencer per consumatori politici che come prima uscita da capo piddino va alla manifestazione sovversiva per liberare il terrorista Cospito.
Il nuovo che avanza è una finzione da agenzia comunitativa, il giovanilismo da quarantenne inconsistente ha alle spalle il fiato pesante della burosaurocrazia dei soliti: barra verso la Cina, con le sue suggestioni e i suoi affari. Dal partito leninista a guida del proletariato, al partito sardinista a guida dei fannulloni estetizzanti: Elly segretaria, Mattia Santori vice, con il che si supera di slancio qualsiasi prospettiva grillina. Da donna a donna, anzi da donna versus donna, Schlein ha levato il grido di guerra: Giorgia scansati, ti farò vedere i sorci rossi; noi cronisti ci freghiamo le mani essendo Schlein di quelle dal buffo naturale, una gagwoman nata, una gaffeuse impenitente anche nell'eludere la lealtà: potrà esssere prodotta dai gangli di potere più attrezzati e perfezionati, ma resta una figurina, una dell'inconsistenza qui ed ora, una che in vita sua “fa cose, vede gente”. Anche spietata, come lo sono i mocciosi ricchi se vengono contraddetti, ma nella sua foga rimozionista per imporre il suo cerchio magico cadrà presto fra le sabbie mobile di un partito che è una palude infernale, che sa come fare fuori personaggi di gran lunga più scafati e più temibili.
La sinistra affonda sotto il peso di contraddizioni da troppo tempo eluse, ovvero come ridefinirsi in un'epoca di capitalismo senza capitale, senza cose, della sostituzione della classe operaia con quella migrante, dittatura della finanza delle tre carte, della comunicazione estetica e pubblicitaria che ha inglobato l'informazione; ha scelto la rimozione forzata, la cartonizzazione del partito, ha scelto le griffe, i personaggi creati al computer, i Ferragnez, le Schlein, le Greta, ha scelto la facile corruzione europea col mondo arabo, il malaffare romano e laziale, insomma cavalca il suo tempo che è tempo di affari spregiudicati e di prospettive istantanee, il qui ed ora slegato da qualsiasi esigenza analitica, culturale, risolto a colpi di slogan: così ha perso il grosso dei clienti, le son rimasti solo i clientes, che è roba diversa. A questo punto, con il sardinismo di facciata, si punta a recuperare una parvenza di socialismo sudamericano fuori dalla storia, elusivo, parolaio nel quadro di incastri e interessi consolidati che nessuno vuole intaccare. C'è chi da questa neofita su tutto impreparata si attende chissà quali mutamenti dell'interventismo piddino in Ucraina: complicato, ma se succede non sarà certo per l'autorevolezza pari a zero di questa parvenu, una estraneità strutturale – che ha preso la tessera due mesi fa ed è stata eletta segretario da un elettorato da passeggio, in larga parte non militante. Assurdità che solo nello sbando della sinistra contemporanea possono verificarsi.
Il nuovo segretario non ha le mani callose come Pietro Secchia, non ha dentro l'operaismo furente come Tronti o dolente come Gramsci, non ha la ferocia sovietica dell'intellettuale alla Togliatti, non ha niente: né passato né futuro, vive nel qui ed ora e non conosce cimento in alcuna attività, passata dal volontariato obamiano alla demagogia delle sardine. Allevata, lei come il compagno sardina Mattia, sotto l'ala di Bonaccini che ne è uscito democraticamente defenestrato a conferma che la sinistra vive di dissociazione: si ritiene la più furba e si ritrova la più cogliona. La nomenklatura ritiene di controllarla, di manipolarla, ma non ha fatto i conti con l'esaltazione della scheggia impazzita, con la variabile anomala che, come tutte quelle cresciute nella bambagia, potrebbe rivelarsi controproducente ad ampio spettro. Di certo assisteremo a scissioni, faide, lunghi coltelli, lotte continue tra il riformismo autoritario dei Calenda-Renzi-Moratti e l'autoritarismo paternalistico delle Elly, del gruppo integralista che punta alla centrosocializzazione del partito; unico denominatore comune i soldi, massimalisti o moderati che siano, lì in dentro a nessuno manca il milione di euro. La vita è una parabola, dalle sardine alla segreteria, da Palmiro ad Elly (passando per Letta), dalla Lugano delle banche alla “Lugano bella” degli anarchici, dei Cospito. Il PD lettiano era a pugno chiuso e mano aperta, quello guevarista il pugno lo stringe vieppiù, ma al modo del Leonkavallo, di fuori barricadero, di dentro più liberista di Amazon (ma pagandoci ancor meno tasse). Siamo alla recita, o, marxianamente, alla farsa: il colpo di mano di Elly è un colpo di Schlein ma non di scena, puro immaginario per una sinistra che ricorda il pollo dalla testa tagliata, capace di correre ancora per un po'.