Schlein e il "melonismo degli stenterelli"

E così il popolo dei gazebo del PD (sebbene qualche maligno sospetti massicci interventi dei 5 Stelle) ha designato la Schlein come neosegretaria.

In una sinistra ormai politicamente subalterna al blocco di centrodestra è prevalsa la suggestione formale di individuare una donna da contrapporre idealmente alla premier Giorgia Meloni.

Operazione alla quale hanno contribuito con la loro forza mediatica tutti gli organi di informazione  televisiva in forma pressocchè unanime.

Risolvere una linea politica nella biografia personale non è, di solito, risolutivo.

Ma sottovalutare le biografie è, di solito, un errore.

La Schlein appartiene a quel mondo "radical chic" emiliano strettamente imparentata  con la sinistra capalbiese in cui il formale ossequio alla formulazione "dal popolo, con il popolo e per il popolo" si sostanzia in una effettuale antipatia per ogni espressione, luogo e contaminazione popolare: altrimenti invece che sulla spiaggia di Capalbio a 30.000 euri al mese si starebbe sulle più popolari spiagge di Torvaianica e Coccia di Morto.

Ma come si fa a vestirti di lino bianco e metterti il panama e fumare il sigaro a Coccia di Morto? Non serve certo Antonio Albanese per capire che non si può fare.

Certo poi per essere credibili bisogna sproloquiare  di patrimoniali, occupazioni con la forza di residenze private, migrazione incontrollata, droga libera, adozioni con tutti e per tutti e tutte quelle amenità proprie dei "Che Guevara" de noantri o, se si preferisce, in salsa emiliana.

Per la destra una manna. 

Ora che la radical chic Schlein solo per il fatto di essere anagraficamente donna possa rappresentare politicamente l'anti Meloni è tutto (ed arduo) da dimostrare.

Il costante disprezzo della sinistra radical chic nei confronti della Meloni (quando la si vuole offendere si specifica che è nata alla Garbatella) ha prodotto due effetti distorsivi a danno della sinistra medesima.

Il primo di non aver capito quanto nella biografia personale della Meloni abbia portato non solo ad una strutturazione graduale di una caratterizzazione politica esistenziale ma anche ad una eccezionale capacità organizzativa e di scelta di classe dirigente (costantemente sottovalutata e disprezzata dalla sinistra).

Il secondo effetto distorsivo, discendente dal primo, si sostanzia nella convinzione che l'antagonismo a sinistra della Meloni si possa tradurre in una mera declinazione di genere e cioè nella scelta di una donna quale segretario del partito facendo finta di dimenticare quello che è sotto gli occhi di tutti: e cioè che si è di fronte ad un, sia pur sofisticato caso Soumahoro e cioè la creazione di un simbolo politico effettuato su base mediatica e privo di qualunque strutturazione politico territoriale e di comprovate responsabilità politiche di governo e/o di sottogoverno.

Qualcosa di simile alle sardine ed al Movimento 5 Stelle di cui la Schlein condivide il "pezzentismo" che si sostanzia in un pauperismo di generica fratellanza universale  ingenuo e privo di basi finanziarie.

Ed infatti dal popolo pentastellato (che i maligni assicurano già presente in forza nei gazebo) ha già espresso entusiastica apertura alla neosegretaria.

Che porrà un serio problema al presidente Conte contendendogli  l'agire politico ed il palcoscenico delle rivendicazioni in forma mediatica.

Il presidente Conte finora, essendo frutto anch'egli di una strategia mediatica strutturata quei geni di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ha potuto brillare per "differenza" intestandosi un pauperismo fatto di sussidi incontrollati ed incontrollabili a pioggia mascherati da un pauperismo furbo nonchè svincolato da ogni sostenibilità finanziaria.

Ma ora la Schlein non solo ha le stesse necessità ma dovrà cavalcare gli stessi argomenti con il vantaggio di essere mediaticamente "il nuovo" mentre il povero Giuseppe Conte rappresenta inesorabilmente "il vecchio".

Con il vantaggio per la Schlein che la subalternità politica della sinistra porta ad individuare nel genere (in questo caso il femminile) l'elemento narrativo mediatico politico da contrapporre alla premier Meloni quale rappresentante del blocco di centro destra.

Tale subalternità culturale in Italia (e non solo in Italia) non è cosa nuova: già nell'Ottocento l'affermarsi di Alessandro Manzoni "conformava" lo stile letterario di quegli sfortunati epigoni che il Carducci bollava come "...il manzonismo degli stenterelli".

Ed aveva causticamente ragione.

D'altronde l'amore dell'apparato che sta dietro la Schlein (il radical chic Bologna Capalbio) rientra a pieno nell'invettiva contro il manzonismo sempre del Carducci "...nè io sono per anco un manzoniano che tira quattro paghe per il lesso...".

E di nomine e commendatizie (e dei cumuli delle medesime) l'apparato del PD se ne intende. 

Ma i fenomeni mediatici, senza sostanza e struttura, stufano a breve.

Certo la Schlein dovrà avere il tempo di rivendicare in ordine: una patrimoniale per sostenere il reddito di cittadinanza esteso a tutti (todos caballeros), un'immigrazione svincolata dai numeri e dalle possibilità di accoglienza, una rivendicazione del lavoro novecentesca di fronte ad un lavoro che si è evoluto in forme di due secoli successivi a quello novecentesco, di diritti negati (non si sa quali ma il sintagma è efficace), di adozioni di tutti con tutti.

I 5 Stelle dal balcone (non lontano da quello di piazza Venezia) proclamarono la fine della povertà (sic). Ci aspettiamo dalla Schlein l'avveramento dell'insegnamento marxista e cioè la fine delle "classi". Naturalmente da altro balcone.

Perchè se fosse lo stesso dei 5 Stelle non sarebbe la fine delle classi ma dell'Italia intera.

Se questa è l'anti Meloni  per il momento il centro destra rischi non ne corre.

Certo qualche brivido quando sembrava dovesse prevalere Bonaccini c'è stato.

Ma non perchè uomo.

Perchè oggettivamente è uno bravo.

Per la Schlein attendiamo il finale come nel marziano a Roma di Ennio Flaiano: "...a' Schlein facce ride...".