Balneari, proroga concessioni fino a dicembre 2024: per Bruxelles viola il diritto Ue

L'Ue ha già sanzionato nel 2016 le proroghe sulle concessioni balneari: Sergio Mattarella l'ha ricordato convertendo in legge il decreto Milleproroghe

Il decreto Milleproroghe è legge dal 24 febbraio, ma il Presidente Sergio Mattarella ha già avvertito della "possibile incompatibilità" della proroga sulle concessioni balneari con il diritto dell'Ue. Il dossier è stato rispedito al Governo chiedendo maggior cautela. 

Proroga concessioni balneari, per Ue già bocciata nel 2016

L'Italia è già stata bacchettata nel 2016 quando la Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva decretato che la gestione delle concessioni balneari per proroga automatica era incompatibile con il diritto comunitario. Nel dicembre 2020 era partita una prima lettera di messa in mora, cioè un avvertimento prima della comminazione di effettive sanzioni. 

Roma, allora, aveva preso l'impegno formale di mettere le concessioni a gara entro la fine del 2023 così da non poter più essere tacciata di fiancheggiare procedimenti poco trasparenti. Questo aveva messo un freno alla procedura di infrazione. Con la conversione in legge del decreto Milleproroghe, però, le concessioni vengono prorogate fino a dicembre 2024, quindi l'Ue potrebbe tornare all'attacco. 

Promulgandolo, Sergio Mattarella aveva espresso le sue riserve e aveva rimbalzato il problema a Palazzo Chigi che ora deve capire come non scontentare né i balneari né Bruxelles.

Milleproroghe sui balneari, dall'Ue potrebbe partire sanzione

Alla notizia del retrofront dell'Italia sulla promessa di riaprire i bandi, una portavoce dell'Ue ha già dichiarato ad Ansa che il diritto dell'Ue "richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento degli operatori, senza alcun vantaggio diretto o indiretto per alcuno specifico operatore, promuovano l'innovazione e la concorrenza leale, prevedano un'equa remunerazione degli investimenti effettuati e tutelino dal rischio di monopolio delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e delle imprese". 

Se la Commissione decidesse di passare allo step successivo, potrebbe portare l'Italia davanti alla Corte di Giustizia. Gli strumenti della Corte per obbligare un Paese a conformarsi alle norme, però, non si limitano alle parole. Il tribunale commina sanzioni pecuniarie che possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri. I pagamenti giornalieri andrebbero devoluti finché non si torna in regola.