Milano, la giunta tra cultura manageriale ed improvvisazione. Sala e l'immobilismo sul caso trasporti

Decisioni viabilistiche che modificano significativamente gli usi ed i costumi dei cittadini milanesi ed in definitiva la loro qualità della vita, sono prese senza aver compiuto studi seri ed approfonditi eseguiti, magari, con il contributo di società di engineering specializzate

Stupisce che Giuseppe Sala, con esperienze di lavoro altamente qualificate, in alcune grandi aziende italiane, quali Pirelli e Telecom, non metta a frutto le sue conoscenze, anche nella gestione della città di Milano, di cui è Sindaco da quasi sette anni. 

Il caso dei trasporti è il più emblematico ed eclatante.

Decisioni viabilistiche che modificano significativamente gli usi ed i costumi dei cittadini milanesi ed in definitiva la loro qualità della vita, sono prese senza aver compiuto studi seri ed approfonditi eseguiti, magari, con il contributo di società di engineering specializzate.

Nell’elaborare o limitare infatti nuovi percorsi viari, nuove zone di parcheggio o di scorrimento di biciclette e monopattini, dovrebbero essere contemporaneamente studiate tutte le conseguenze, positive e negative che ne derivano, il che non risulta proprio.

Ricordo in USA gli uffici della Bechtel, la più importante società di ingegneria mondiale, che avevano un settore dedicato soltanto ai trasporti. Era quasi un’azienda nell’azienda, che forniva scientificamente ai responsabili politici, gli strumenti tecnici per supportare le proprie decisioni. 

E qui sta la seconda grave carenza dell’attuale amministrazione cittadina.

Rivoluzionare il traffico è nei poteri della Giunta e/o del Consiglio Comunale. Uguale potere sarebbe quello, che ahimè mai si verifica, di informare anche i cittadini, circa i tempi, i modi e possibilmente i costi, che le decisioni assunte comportano.

Sarebbe nell’insieme un approccio manageriale, ignoto alla cultura della maggior parte dei nostri dirigenti politici, ma non a quella del Primo Cittadino, che di questa cultura, ha fatto la base della sua affermazione professionale.

Sono le solite quattro regolette, che stanno in cima alla mente di tutti i manager di questo mondo: strategia, progetto, preventivo, tempi di realizzazione, con una quinta coda che è l’informazione. L’impressione invece che hanno molti cittadini milanesi è come se, quattro amici al bar, responsabili del traffico della capitale lombarda, si trovino la mattina e disegnino tra loro, con pennarelli di vari colori nuovi percorsi, nuovi parcheggi, nuove piste ciclabili, che sono frutto magari, di personali ed estemporanee elucubrazioni notturne.

Milano è stata così inondata da biciclette e monopattini. Questa sbornia, si fa per dire ecologista, non è stata però accompagnata, per gli utenti di questi mezzi, da alcuna informazione sulle regole.

Incontrare monopattini e biciclette circolare in senso contrario, subire monopattini e biciclette scorrazzare sui marciapiedi riservati ai pedoni, è diventata la normalità quotidiana.

Tutto ciò contrasta con il vivere soprattutto di coloro che un tempo si sentivano i protagonisti in città e cioè gli stessi pedoni, oggi trattati come dei paria e non difesi da chicchessia. Questa leggerezza e superficialità contrasta soprattutto e ciò è assai più grave, con le garanzie di sicurezza.

Milano, l’unica metropoli europea fra le città italiane, culla dell’imprenditoria, dell’innovazione, della finanza, dell’accoglienza e della cultura non può decadere, nei metodi gestionali con cui è governata, a paese del terzo mondo, se è sempre valido il bel motto milanese che dice: “Milan e poeu pu’ ”, che significa che, dopo Milano, il resto viene sempre dopo, molto dopo!

 

di Pierfranco Faletti