Autonomia differenziata, il decreto di Calderoli nel pre-Cdm tra le perplessità di Meloni e Mattarella

Il ministro per gli Affari regionali presenta il testo delle “20 Italie”. Ma, come anticipato da IGDI, sia il premier sia il presidente della Repubblica hanno diverse perplessità

Roberto Calderoli è pronto a presentare il decreto per le “20 Italie”. Vale a dire il dl sull’autonomia differenziata tanto cara alla Lega e contestata dal Sud. Rispetto al testo del ministro per gli Affari regionali, però, il governo ha introdotto alcuni “ritocchi”, in particolare sui sui Livelli essenziali delle prestazioni (Leo). Come anticipato da Il Giornale d’Italia, sia il premier Giorgia Meloni sia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno più di una perplessità sull’autonomia differenziata.
Il dl è già sul tavolo del pre-Consiglio dei ministri. E verrà presentato ufficialmente nel Cdm di giovedì 2 febbraio. La base alla quale resterà ancorato il testo del ministro Calderoli e che il trasferimento di una o più funzioni in autonomia alle Regioni andrà attuato solo dopo la determinazione dei Lep, cioè "i livelli essenziali delle prestazioni" che ora diventano "nucleo invalicabile": quelli che rendono "effettivi i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale". Lo schema dell'intesa tra Stato e Regione passerà prima alla Conferenza unificata, e poi all'esame delle Camere. E lo stesso accordo avrà una (prima) durata "non superiore ai dieci anni”.
Nel testo sono cambiati alcuni passaggi. L'intesa, come schema preliminare tra Stato e Regione, è approvato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per le Autonomie, e alla riunione partecipa anche il presidente della Regione. In questo testo il parere della Conferenza Unificata (Stato, enti locali, Autonomie), arriva prima e non dopo la sottoscrizione. Il successivo step è la trasmissione dello schema alle Camere "per l'esame dei competenti organi parlamentari" che si conclude "entro sessanta giorni". La durata di questo passaggio viene quindi raddoppiata, ma il problema resta: il ruolo delle Camere è più ai margini, la centralità è  data dall'interlocuzione del governo e del ministro con il ceto politico regionale.

Nel testo non si specificano per quali materie si potrà adottare l'autonomia

Al centro della grande contesa su cui si accende il dibattito politico e istituzionale ci sono i Lep: che significa fissare i fabbisogni e costi standard fissati in una soglia minima per tutti i territori. Il testo all'articolo 3 prevede:  "Ai fini dell'attuazione dell'articolo 116 (...), i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale sono determinati con uno o più decreti del presidente del Consiglio dei ministri”. Qui è il punto su cui si concentrano le maggiori contestazioni al disegno di Calderoli. Il decreto del premier, il cosiddetto Dpcm, non sarebbe lo strumento adeguato.
Nel testo, inoltre, non si specificano per quali materie, in particolare, si potrà adottare l'autonomia. Resta quindi irrisolta la domanda - avanzata da governatori del sud in particolare e dalla schiera di sindaci, anche nelle posizioni ufficiali dell'Anci, sul rischio di avere tante "repubblichette" in materia di Istruzione, Sanità, Trasporti e anche su settori non meno cruciali come l’Energia.

Il monito di Meloni e la preoccupazione di Mattarella

Meloni è piuttosto scettica sull’autonomia differenziata. “Il messaggio che si manda è che noi vogliamo unire l’Italia”, ha spiegato. “Rafforzare i legami, ricucire il tessuto fra città più grandi e piccole, garantire a tutti i cittadini lo stesso identico diritto ad accedere ai servizi in maniera semplice e veloce. Non ci rassegniamo all'idea che ci siano territori e servizi di serie A e B. Una sola Italia con servizi e diritti uguali per tutti. L’Italia è una sola, unica e unita”. Anche Mattarella ha manifestato più di una perplessità in merito a chi ha avuto modo di sondarne gli umori.