No, il WEF non vuole sdoganare la pedofilia: altri però ci stanno lavorando, e in modo organizzato

I presunti diritti sessuali dei più piccoli sono la nuova frontiera di un processo di ridefinizione che, a sinistra, risale almeno agli anni Sessanta: cambiano le definizioni, ma la teoria resta immutata

Circola in rete un documento secondo cui il World Economic Forum diretto dal controverso Klaus Schwab propugnerebbe una aperta politica di sostegno alla pedofilia. Il documento è stato bollato come falso: non risulta da nessuna parte, nessuno ha saputo produrlo anche se molti lo citano de relato, l'ente stesso ha smentito ufficialmente e in modo categorico. È una fake news; non lo è invece la tendenza generale a sdoganare la pedofilia. Ogni giorno si intercettano inviti, più o meno sordidi o melliflui, a contestualizzare, a non criminalizzare; già l'atteggiamento dell'Unione Europea è ambiguo, scisso tra lotta alla pedopornografia on line e aperture sul piano teorico. Di più, si riscontrano inviti palesi ad adottare la pratica, particolarmente da frange collegate al movimento trans internazionale, come tale Allyn Walker che pretende di ridefinire i pedofili in “persone sessualmente attratte dai bambini”: definizione dall'apparente neutralità che consente un allucinante dirottamento verso orientamenti sessuali non solo leciti, ma addirittura degni di tutela. Fioriscono spettacoli, commedie, musical sulla pedofilia virtuosa, come a Berlino, che peraltro ha una lunga storia sconcertante alle spalle: i prodromi, i primi tentativi di politicizzare la pedofilia risalgono alla fine degli anni Sessanta col “progetto Kentler”, dal nome del controverso psicoterapeuta infantile. Inviti e proposte sgorgano da tutte le parti. Una ministra spagnola Montero dice che «i bambini hanno diritto di fare sesso purché consenzienti» e le altre sinistre europee, mediterranee tacciono col silenzio di chi acconsente.

Non deve stupire. Non si tratta di farneticazioni più o meno recenti. La “battaglia” per liberalizzare il sesso coi e sui più indifesi fa parte dell'ideologia della cosiddetta Nuova Sinistra, il cui filo rosso non si è mai interrotto. All'epoca si parlava di “repressione borghese” per tessere la lode ideologizzata della pedofilia con la scusa dei “diritti sessuali dei bambini”. Lo si diceva allora, lo si ripete oggi e allora come oggi si agitano le acque in seno alla sinsitra stessa, particolarmente nell'universo femminista. Nei Settanta la rivoluzione sessuale era in piena effervescenza e si faceva presto a perdere il controllo procedendo di spinta in spinta in avanti: l’idea che bambini e adolescenti dovessero essere considerati soggetti sessualmente attivi veniva accettata in non poche fasce del progressismo occidentale, laddove il sesso sui minori risultava politicizzato come semplice espediente; la chiave polemica, che non poteva mancare, andava ravvisata nella presunta repressione (dei bambini) operata dalla destra cristiana non meno che dalla sinistra femminista moderata. Ovviamente, servivano pretesti più o meno astrusi: ecco dunque la “sicurezza economica necessaria per la sicurezza sessuale”, ovvero il tentativo di spostare la questione sul terreno della lotta di classe con tanto di attacco alla famiglia tradizionale, focolaio di autoritarismo castrante. Astrazioni pericolose che ancora oggi ritroviamo praticamente intatte, e che rappresentano il sostrato reale per non pochi inferni sparsi per il paese con la copertura dei servizi sociali.

Tra i “progressisti” pionieri della pedofilia sublimata spiccava Allen Ginsberg, tra i guru della Nuova Sinistra e apostolo della sottocultura beatnik. Spalleggiato in quanto icona dall'ideologa femminista Camille Paglia non meno che dal santone folk Bob Dylan, Ginsberg ha sempre sostenuto una pedofilia che si pretendeva artistica, poetica, ma che nella sostanza si risolveva in una adesione alla NAMBLA (North American Man/Boy Love Association) . “Ho ripetutamente protestato contro l’isteria delle masse di linciatori che sfiora la questione dell’amore uomo-ragazzo... Allen Ginsberg è l’apostolo di una sessualità veramente visionaria”, scriveva Paglia. Daniel Cohn-Bendit, detto anche “Danny-il-Rosso”, era più diretto, più focalizzato: pochi fronzoli culturali per quest'altra icona della Nuova Sinistra, poi esponente dei Verdi Europei e co-presidente della Federazione dei Partiti Verdi nel Parlamento europeo. Cohn-Bendit era tra i promotori della “liberazione sessuale” ai bambini e, quanto ad effetti pratici, lo inchioda un rapporto del 2001 su certe attitudini alle prese con i piccoli a lui affidati, che contribuirono all'origine di una futura, sciagurata “sperimentazione”. Un articolo di Cohn-Bendit del 1976 per la rivista Das da, riferito ad un suo libro del 1975 “The Big Madness”, grondava allusioni contorte: “Il mio flirtare costante con tutti i bambini ha assunto caratteristiche erotiche”. Espulso dalla Francia, riparò in Germania per subito coinvolgersi in dibattiti sull’educazione dei bambini e sulla gestione di un asilo nido fondato quale modello antiautoritario gestito e finanziato dalla sinistra. Trovò un impiego come badante presso l’asilo nido dell’Università di Francoforte, dove lavorò per due anni, cercando di soggiogare gli infanti: “Mi resi conto che avevo bisogno di essere accettato da loro a tutti i costi. Volevo che i bambini mi piacessero e ho fatto di tutto per far sì che dipendessero da me”. A una giornalista, l'esponente Verde spiegava: “La nostra idea era quella di far loro sbocciare la propria personalità attraverso l’espressione dei propri bisogni”. Strada pericolosa, che porta quasi immancabilmente ad un rapporto malsano, di dominazione adulto-minore. Più in generale, la “Nuova Sinistra” ha saputo costruire su fondamenta ideologiche ciò che in URSS era stato tentato durante i primi giorni di bolscevismo; la socializzazione forzata dei bambini, separandoli dai genitori e allevandoli in strutture comuni; Forteto, Bibbiano, ne sono i modelli aggiornati, luoghi dove, carte giudiziarie alla mano, si puntava a distruggere il legame genitori-figli. La pedofilia è stata spesso razionalizzata come un bene per i bambini, secondo una tendenza del tutto coerente con una certa direttrice ideologica in seno alla sinistra estrema.

In Italia una figura mitizzata fu, e resta, quella dell'agitatore culturale Mario Mieli, cui nel tempo sono stati dedicati circoli ed opere di sfondo underground edificando un autentico culto sfociato anche in denunce penali verso le poche voci critiche. Ecco il suo pensiero in merito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza, ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto». Al di là degli svolazzi retorici, la sostanza resta quella di una elaborazione teorica già ampiamente codificata. Mieli sarebbe morto suicida a 30 anni, vittima della depressione alimentata dal progressivo distacco dai familiari e da altri ambienti sociali e politici: non tutti erano disposti a condividere le sue provocazioni estreme.

Questo per ciò che riguarda la Nuova Sinistra, che trova i suoi presupposti nel post marxismo che tentava di affrancarsi dallo stalinismo guardando però alla dittatura concorrente del maoismo, sorretta dalle elaborazioni teoriche dei francofortesi, dei critici del consumismo, dei laudatori del terzomondismo, nella confusa problematizzazione contro le repressioni sociopolitiche praticamente sotto qualsiasi regime assunto come falsamente democratico di per sé; con il che la protesta assoluta e perenne era assicurata. Quanto alla sinistra classica, i suoi capi, i suoi dittatori ebbero sempre un rapporto ipocrita con la pedofilia: politicamente costretti a combatterla, preferibilmente a mezzo di purghe spietate, in privato praticamente nessun autocrate rinunciava a praticarla. Non potendo nel caso specifico scagliarsi contro le strutture repressive del potere, essendo loro stessi il potere, e in forma assoluta, sposavano un superomismo nietzschiano che consentiva di elevarsi al di sopra dei sistemi moralistico-normativi per le masse. La sostanza, tuttavia, non cambiava. Oggi, il processo di recupero di un confuso post-post-marxismo passa per la totemizzazione di istanze ambientaliste, sessuali, antimoderniste compromesse con l'esaltazione della tecnica incontrollata, della scienza assoluta, dello statalismo metastizzato, da difendere, paradossalmente, con iniziative di microguerriglia eclatante e con l'azione censoria sulle strutture del linguaggio e dell'espressività, per quanto all'insegna di un diritto anarcoide e immaturo alla libertà esplicativa assoluta; si combatte, in nome di un nuovo collettivismo, contro la patologia individualista che però innerva qualsiasi manifestazione giovanile o giovanilistica. E si riparte del rilancio dell'abuso sui più piccoli correggendone il nome, da pedofili a persone sessualmente attratte da minori. La differenza, rispetto a cinquanta anni fa, è che oggi l'armementario mediatico è estremamente più pervasivo e più potente, mentre le stesse strutture di potere sembrano del tutto permeabili se non complici, anche grazie allo sbando di una Chiesa cattolica che oscilla tra condanna blanda, comprensione strisciante e pratica estesa; come tale, poco credibile e anco meno autorevole quando mostra di opporsi. Come finirà è difficile dire, ma è facile temere.