Lo stato statalista è una metastasi che ha invaso tutto, ma resta intoccabile da destra a sinistra
Orientarsi in questa politica è diventato esercizio vano: la destra mantiene le accise sui carburanti e a lamentarsi sono gli ecofanatici di sinistra
La politica è roba da cabaret, da commedia dell'arte, da gioco delle parti: per settimane, mesi i cretini climatici insistono col catastrofismo, da mesi a Milano chi ha un'automobile versa in terra infidelium, da anni vengono difesi, esaltati i terroristi ambientali, buoni nuovi i cialtroni di Ultima Generazione, e poi gli stessi che odiano i combustibili fossili si scagliano contro il governo Meloni che non ribassa le accise sui carburanti. Non dovrebbero essere i primi a gioirne? Ma le ragioni propagandistiche fanno premio sulla logica, le ragioni “della gente che lavora” si riscoprono a fasi alterne, a seconda della convenienza del momento: ieri erano paria, oggi sono il sale della terra, domani torneranno ad essere intoccabili. Specie nel capoluogo lombardo, che forse rappresenta una metafora della sinistra: non sappiamo dove andare, quindi meglio andarci piano. A 30 all'ora, al prezzo di paralizzare una metropoli già stritolata dai divieti, dai pass (costosi) per le auto. Senza logica e senza coerenza: certi monopattini elettrici vanno più svelti, per non dire dei ciclisti esagitati.
Se questo è salvare il pianeta! Quando la scienza non conviene, non è più da seguire anzi la si soffoca: è scientificamente provato che il traffico a marce basse scatena molte più polveri sottili, ma il sindaco con la sua giunta di mattoidi insiste. Su Twitter un consigliere comunale, o comunista, che si ritrae in tenuta da ciclista arcobaleno si vanta di essere quello che ha concepito la assurda soluzione 30 all'ora. Fargli notare che è una trovata idiota, controproducente, è inutile, è uno di quelli della generazione IO, che ascoltano solo le voci di dentro, uno che considera una missione adeguare il mondo alla sua personale inconsistenza. Un egocentrico, e infatti trilla, alla Chiara Ferragni: “Sono superfelice, ho reso Milano come Parigi”. Ma a Parigi sono aumentati gli incidenti! Niente, lui cambia discorso, bisogna salvare il pianeta. Come? Installando milioni di telecamere, Milano come Pechino. Tanto si sa che è impossibile mantenere l'andatura richiesta in una città che non sia un cimitero. L'intento è chiarissimo, far cassa con le multe (clandestini e balordi esclusi, sono natural born victims) e fracassare i cittadini, ma solo quelli da un certo censo in giù. Come scatenare l'impossibile vivere.
Si punta a punire e premiare, nella più squisita tradizione dello stato autoritario e paternalistico. Si cerca lo scontro sociale, la provocazione palese: “Ma non lo capite che noi dobbiamo lavorare per campare?”. “Se vi siete scelti un lavoro sbagliato, lontano da casa, peggio per voi”. Certo, tutti in centro, in ZTL e chi è fuori resti nelle periferie e non si azzardi a penetrare, Milano non è roba per loro. Ma anche i lebbrosi e i sanculotti alla fine penetrano. In ogni modo, la soluzione 30 all'ora è da libro delle favole senza scrupolo alcuno per i disgraziati costretti ad andare e venire; un tempo si chiamavano pendolari, oggi sono la feccia della terra, a meno che non prendano i Trenord con annessi disagi. Però incolpando “le destre” di far pagare troppo la benzina. In effetti, queste “destre” somigliano sempre più alle sinistre, con la differenza che fingono di avere idee che non condividono, come nella battuta di Woody Allen. Quanto a risultati, però, siamo lì: più clandestini, più prepotenze ONG, più tasse, stessa sudditanza alla UE, tanti proclami, tanti rinvii, e serbatoi più cari. Il programma è identico: sfamare la Bestia anziché affamarla, la Bestia per dire lo stato statalista che non ne ha mai abbastanza. E il governo cosa fa? Siccome deve mantenere le politiche assistenziali, assistenziali per lo stato, non per i cittadini, lo fa lasciando crescere i prezzi alla pompa, cioè con una mano promette e con l'altra toglie. In più, si accanisce sui benzinari con autentiche rappresaglie. Tanto quelli non votano e se votano non spostano niente. Le accise come simbolo della Bestia famelica, introdotte, mantenute, blindate da un governo all'altro nei secoli dei secoli. Che c'è di diverso tra sinistra e destra?
Poi dicono: ma su, è solo un problema di comunicazione. Se si vuole intendere che ogni piccola o grande truffa va confezionata meglio, allora alziamo le mani, davanti al cinismo del potere non si discute, ci si arrende. Qui, però, il problema è anche di sostanza. C'è una esclusiva sensibilità statalista per cui lo stato viene prima di tutto e sono i cittadini a doversi mettere al suo servizio, piegare alle sue logiche che sono logiche di puro automantenimento. E su questo destra e sinistra sono la stessa identica cosa, discendono entrambe dal Mussolini socialfascista e dittatoriale in nome dello stato.
A Milano c'è la variante radical cogliona: salvare il pianeta a costo di svuotarlo e ogni modalità va bene, dai blocchi stradali all'andatura da calesse. Dicono che Milano sia l'avanguardia e le altre città seguiranno, come l'intendenza napoleonica: allora saranno guai seri, perché se in una metropoli che funziona i trasporti pubblici risultano già adesso congestionati, figuriamoci che succederà in una Capitale da terzo mondo come Roma o in altre città di minori possibilità e organizzazione. Ma il costume della destra-sinistra statalista è immutabile: si prende una decisione, sciagurata, sulla base di oscure credenze gretine, e poi succeda quel che deve succedere: tanto i quasi tre anni di amministrazione pandemica, di emergenza creata ad arte, hanno fatto capire a tutti la piccola transizione italiana: dall'amministrazione al servizio del cittadino all'esatto contrario, dalle istituzioni che debbono rispondere del loro operato alla plebe che deve rispondere, lei, delle sue scelte e persino delle persecuzioni subite. Il disprezzo per la gente, giudicata incapace di autoregolarsi, di organizzarsi per il meglio, ha preso il posto del costume populista di sinistra e di destra. Quo vadis, Milano? Non “vadis”, resti ferma, ingolfata. Altrove ci stanno già. E chi concepisce tanto delirio ha orgasmi superfelici e vagamente sadici. Milano in via di progressiva dissoluzione, Roma abbondantemente al dissesto, le città del sud meglio non parlarne, in provincia come sempre si arranca su tutto. Questo paese è un cadavere imbalsamato nei paradossi: si lascia tranquillamente depredare delle sue eredità migliori, dalla gastronomia alla tecnica, dall'eleganza alla qualità di vita, ma è incapace di rinnovarsi, sa solo pregiudicare se stesso in mille modi, riesce appena a rendersi la vita ogni giorno un po' più impossibile. Però l'importante è che lo stato-Bestia rimanga intatto e “con più fame che pria”. Nessuno in politica ha il coraggio di dire che va snellito, che la sua metastasi non è più sostenibile, che il suo operato è disastroso e sempre più criminale. Non si pongono proprio più il problema, anzi c'è chi ha il coraggio di dire che in Italia c'è troppo liberismo. Sarà un problema di comunicazione, ma chi s'illude di trovare liberali nella politica nazionale non conosce la nostra storia.