Primarie, il Pd si spacca anche sul voto online. Lo scontro innescato da articolo scritto male nello statuto

Parisi: "Una polemica che si poteva evitare". Fassino: "Il voto online non garantisce né certezza su chi realmente digita il voto, né riservatezza sulla scelta dell'elettore"

Un articolo dello statuto del Pd avrebbe spaccato il partito in vista del voto online. Sembra una barzelletta, ma è la realtà. Il Partito Democratico non trova pace e, dopo la sconfitta alle elezioni, dopo il tonfo nei sondaggi, è sempre più spaccato al suo interno. Il passaggio sotto accusa dello statuto è l'articolo 12, che parla del voto delle primarie aperte, facendo riferimento alla registrazione online degli iscritti, da effettuare al momento del voto nei gazebo o nelle sezioni, e da trasmettere in tempo reale all'albo degli iscritti. "Gli elettori che partecipano alle primarie aderiscono all’Albo nazionale delle elettrici e degli elettori direttamente nelle sedi di seggio ed esclusivamente per via telematica e digitale".

Primarie, Pd si spacca in vista del voto online

"Tutti i seggi sono dotati dei supporti informatici che servano a garantire la registrazione immediata e senza deroghe", si legge nello statuto dem. Tuttavia, appena dopo viene aggiunto che "il complesso delle regole congressuali viene stabilito con apposito regolamento votato nella prima Direzione di apertura del percorso, che dovrà anche prevedere la fattispecie delle deroghe all’esclusività della via telematica e digitale per le sedi di seggio".

Da qui lo scontro, in quanto la richiesta, durante la prima direzione ad avvio del percorso congressuale, non c'è stata. Almeno, questa è la tesi dei contrari al voto da remoto, fazione che comprende soprattutto i sostenitori di Stefano Bonaccini. I sostenitori del voto online, al contrario, appartengono per lo più allo schieramento di Elly Schlein.

"A me le primarie online piacciono”, ha detto intanto Pierfrancesco Majorino, "si devono solo identificare le regole che facciano in modo che quel voto non sia contestabile". Il sindaco di Firenze Dario Nardella si dice "non contrario in linea di principio", che appoggia Bonaccini. "Dobbiamo essere seri, continua, non possiamo cambiare le regole del gioco in pieno congresso. È come se a fine primo tempo della finale dei Mondiali di calcio si decidesse di non fischiare più il fuorigioco nel secondo tempo".

A quanto risulta, i contrari al voto online temono che, con questa tipologia di votazione, ci potrebbe essere una scarsa trasparenza nei risultati. "Il voto online non garantisce né certezza su chi realmente digita il voto, né riservatezza sulla scelta dell'elettore: modalità digitali di voto si prestano a manipolazioni e a interferenze di cui abbiamo molti esempi", ha detto Piero Fassino.

Cosa prevede l'articolo 12 dello statuto dem

Un dirigente dem he però fatto sapere che "l'articolo 12 consente di optare per soluzioni che possono anche prevedere il voto online". Infatti, continua, "è accaduto in occasione delle ultime amministrative a Roma, a Torino e a Bologna. I procedimenti approvati, in quelle occasioni, prevedevano che il voto online si affiancasse a quello fisico, nei gazebo, e non lo sostituisse".

In pratica il ragionamento sarebbe il seguente: non si tratta di un problema formale, ma solo politico. "A voler essere onesti intellettualmente, il problema non è la sicurezza e la riservatezza di chi vota. Con lo Spid l'identità è certa e rimane segreta. Il problema, semmai, è l'opposto: garantire la correttezza del voto fisico", ha continuato lo stesso dirigente.