Il Presidente che elogia le tasse non si può sentire: è fuori dalla realtà e dalla verità

“La Repubblica appartiene a chi paga le tasse”, dice il Capo dello Stato nel discorso di fine anno. Davvero? A noi sembra che lo stato si arrenda davanti a chi lo viola, lo mette a fuoco, lo imbratta. E poi chiede il vitalizio.

Ma è incredibile. È davvero incredibile che all'alba del 2023 ci tocchi ancora l'elogio delle tasse da un presidente dal paternalismo insopportabile. E quando lo stato diventa parternalista, la fregatura è a pié di lista: non abbiamo ancora finito di scontare quello legato al Covid, le cui strategie di contenimento sono state degne di un manicomio criminale. Oggi il nostro Mattarella arriva a dire qualcosa di inaccettabile: la Repubblica appartiene a chi paga le tasse e pagare le tasse serve a far funzionare il paese. Niente di men vero. Di fatto, è l'esatto opposto. Vogliamo vedere quale sia la pratica italiana? Sotto l'ultimo governo, quello del fallimentare supertecnico, il gettito fiscale è cresciuto di altri 50 miliardi e però il debito pubblico è arrivato, non si sa come, alla record assoluto di 2771 miliardi. A fronte di cosa? Di liste d'attesa che sfidano l'umana resilienza, quattro, cinque anni per una tac o una gastroscopia, se uno è malato fa prima a prenotare il fornetto al cimitero ma deve mettersi in coda anche lì, salvo sganciare mazzette al becchino. Tutto il resto è in osceno ritardo a partire da quella favolosa transizione digitale che piace tanto al presidente ma di cui non si scorge traccia. Provate una operazione di elementare semplicità quale disdire una utenza, magari intestata a un anziano non più abile: ancora moduli, verifiche, carte, fotocopie, deleghe, come all'inizio dell'altro secolo, la burocrazia cartacea non è stata sostituita ma affiancata, raddoppiata da quella digitale. E si può continuare per qualsiasi ambito.

Quali sono i servizi assicurati dal gettito fiscale più oneroso dell'occidente? Pochi, sgangherati, spesso a prezzo di tangenti e favori, come nelle società tribali. Una qualsiasi attività produttiva, preso atto di una simile situazione, chiude bottega: se si tratta dello stato, non paga nessuno salvo i cittadini, che fanno funzionare non il paese ma la ragnatela parassitaria che lo copre. Abbiamo la pressione maggiore d'Europa, la meno sostenibile di qualsiasi paese post industrializzato. E cresce, cresce sempre. Pagare le tasse uccide perché se le copri tutte non ti resta di che vivere, cosa che piace a chi le tasse non le paga, per un motivo o per l'altro, per un ruolo o per un altro, iace a chi le imposte le impone, molto meno a chi se le vede imporre.

Lo stato è per sua natura irresponsabile, i disastri li accumula coi soldi degli altri, dei tutti che non hanno difese. Ma colui che dovrebbe rappresentarci tutti, garantisce, avalla. Noi non abbiamo, né avremo mai, una Thatcher a palazzo Chigi né un Reagan al Quirinale, gente che sapeva dire: la Bestia non va nutrita ma affamata. E che Giorgia Meloni, secondo indiscrezioni di potere, abbia “tirato un sospiro di sollievo nel constatare che il Colle non le è avverso”, la dice lunga sulla sua voglia di durare, legittima, ma, soprattutto, sulla sua sensibilità che è la stessa della casta al gran completo, dal Quirinale in giù: le tasse come cornucopia infinita, per coprire qualunque scempio, per pressare e colpevolizzare la plebe. Lo statalismo condiviso da destra e sinistra, unica strategia, unica via insieme, ma questo l'abbiamo scoperto di recente, alle chiusure di stampo autoritario. Ma un Un presidente – della Repubblica, del Governo - che si rispetti direbbe l'unica verità che va detta: in Italia le tasse sono troppo alte, non portano vantaggi, deprimono l'economia, ammazzano il cavallo. Le tasse in questo paese sono un pozzo senza fondo, altro che farne il panegirico. C'è un bel libro, uscito appena prima di Natale, lo ha scritto Nicola Porro, consiste in un ritratto di Antonio Martino, liberale purissimo, godibile di per sé, ma va letto anche perché si rivela un saggio sullo stato statalista, sui suoi sfaceli, sulle sue ingiustizie originate e dilatate a forma di tasse. Tra parentesi, vale la pena di scoprire le opinioni di Martino, uomo di grande cultura, su certe facce da tecnico, da Monti a Draghi, insieme a molti altri. Lo stato è quella roba che sposa una transizione green che costa sei o sette miliardi l'anno a risultati zero; che butta dalla finestra 80 miliardi in 10 anni per alimentare le sacche di parassitismo del reddito di cittadinanza; lo stato è quel bell'affare per cui si mettono le ordinanze antibotti a fine d'anno, col risultato che la guerriglia da nord a sud ne esce incrementata: 700 feriti anziché i 560 dell'anno prima, duecento dei quali gravi, molti menomati tra cui due bambini. Altre duecento famiglie da mantenere col reddito di cittadinanza, perché in Italia chi si amputa volontariamente, o lesiona i suoi stessi figli, passa per un martire di guerra anziché il balordo irresponsabile che è.

Che cosa rappresenta un tale bilancio se non una aperta sfida allo stato? C'è stata gente che ha chiamato la forze dell'ordine perché sotto una simile tempesta nel deserto, usciva pazza, gli animali domestici terrorizzati: raccontano di essere stati irrisi, insultati, minacciati perfino dalle forze dell'ordine. Cosa è questo se non la faccia malavitosa, connivente di uno stato che si arrende?

Anche sfortunato, il nostro presidente con le sue prediche indigeste. Poche ore dopo le sue raccomandazioni su giovani, transizione verde e libidine di pagare le tasse, alcuni giovani “attivisti” verdi hanno coperto di merda niente meno che il portone d'ingresso di Palazzo Madama. Indisturbati, li hanno raggiunti a cose fatte e portati in questura “per accertamenti”. Lo stato che non sa assicurare la sicurezza fondamentale diventa patetico peggio di una predica presidenziale. Se è per gente simile, che si paga un monte di tasse, diremmo che il presidente dovrebbe tacere. Oppure spiegarci in che modo, venendo strizzati dallo stato, lo stato apparterrebbe a noi e non ai terroristi che possono tranquillamente violarlo.