Covid-19, I tg ricominciano con l'allarme: parlano della Cina, ma preparano il terreno qui
Non esiste notiziario che dia notizie sgradite al regime attuale: se le televisioni di stato o generaliste insistono sulla necessità di nuove restrizioni, è segno che la destra al potere le considera mature, in perfetta continuità con la sinistra appena scalzata.
Cominciò tutto così. Coi tamponi a quelli che sbarcavano dalla Cina. All'epoca, inizio 2020, il governo, la cui trazione era di estrema sinistra, cincischiò: era la fase dell'abbraccia un cinese, del Mattarella in tour per i centri culturali e le scuole del Dragone, la Myrta Merlino si inginocchiava davanti all'involtino e mangiava un black live matter, o forse era il contrario, però di sacchettini primavera si farciva tutta la subcultura di sinistra, Myrta, Saviano, Alba Parietti, Formigli, l'immancabile Lucarelli, “il vero virus è il razzismo”, è colpa del pangolino, i laboratori di Wuhan non c'entrano. Sei mesi dopo, eravamo tutti reclusi in casa, a cantare sul balcone: poi, neanche più quello. Ci saremmo rimasti, a singhiozzo ma con la mente senza sosta, per i successivi due anni. Oggi il ministro Schillaci, che è di destra ma resta uomo di Speranza, il suo predecessore, valuta l'ipotesi dei tamponi molecolari per chi sbarca dalla Cina. Volontari, per carità. Ma è chiaro a tutti che una misura profilattica volontaria è un nonsenso, la si ipotizza, la si abbozza senza impegno, poi renderla obbligatoria è un attimo.
Questi tamponi furono lo strumento più odioso, più fascista per chi rifiutava di bucarsi a ripetizione: piano piano lo ammisero tutti che si trattava solo di una punizione, anzi una umiliazione, dalla quale, oltretutto, lo stato ladro ricavava il pizzo: roba da due, trecento euro a famiglia. “Così imparano, così si vaccinano” urlacchiavano balordi nella politica, nell'informazione, nella porcilaia artistica de sinistra. I salivari sarebbero costati un euro a dir tanto, ma si insisteva con quelli che traforavano il cervello, via narici, al prezzo di quindici euro e passa. E il governo vuole riesumarli? Se un ministro della Salute arriva a contemplare ancora questa misura, dopo 30 mesi di vessazioni, è segno che, dalle sue informazioni, che non sono mai quelle date in pasto alla plebe, i tempi sono maturi per reintrodurla.
Del resto, tamponi, greenpass e tutta la sporca mercanzia dei governi Conte-Draghi, i due bugiardi, non sono mai stati aboliti: sono stati congelati, che è molto diverso. Lo stesso Schillaci ha traccheggiato molto quanto a mascherine, abolizione di lasciapassare in rsa e prontosoccorsi (data per imminente, ma non c'è mai da fidarsi con questi), perfino il reintegro dei sanitari in fama di novax si è tradotto in una continuazione delle umiliazioni a loro carico, senza che il ministero muovesse un dito per tutelarli; con tutto che di medici e paramedici c'era, e resta, un disperato bisogno.
Non sono sensazioni del cronista disfattista: chi scrive, per deformazione professionale e quindi mentale, ha una memoria carogna, ha registrato tutto di questi ultimi tre anni, tutto: facce, nomi, scenari, ruberie, che non potevano mancare, bugie, e quel modus procedendi che è inconfondibile: il vedremo, valuteremo, nulla è certo, quando invece tutto è già deciso, il DPCM calato dall'alto, come una ghigliottina sulle nostre libertà, e poi le vane promesse, ancora per pochi giorni, chiudere adesso per salvare il Natale la Pasqua la Nutella di tua sorella, ancora poche settimane, però non sarà un liberi tutti, gli inviti a obbedire, a non domandare, a spiare i renitenti, a non protestare, gli idranti, le botte della sbirraglia, l'odio insufflato dal Colle in giù, le rappresaglie, i divieti paranoici, le punizioni per puro sadismo di potere, il regime che si corrobora ad ogni nuova prepotenza, il ritorno, sempre più parziale, sempre più contingentato, a una parvenza di normalità elargito come una concessione del Leviatano anziché un diritto sancito in Costituzione, i padri separati dai figli... E poi altre fandonie, altre porcate quando sarebbe emerso che tanto regime non era servito a niente, se non a puntellare il regime. A un certo punto l'Italia risultava essere il paese occidentale maggiormente sottoposto a torsione autoritaria e, insieme, quello con più morti e infetti in proporzione. Ma la narrazione unica non se ne è mai fatta un problema, ancora oggi Draghi ammette la sua cialtronaggine feroce: “Il greenpass? Sapevo che era una coercizione, ma ho fatto bene a farlo”. Dall'altra parte, chi lo intervista non si sogna affatto di eccepire, è stato spedito a corte per un motivo.
Appena ieri, forse ancora domani. Il mestiere di chi scrive queste righe è cogliere segnali, possibilmente prima degli altri, e metterli in connessione. E che segnali si possono cogliere quando i telegiornali di regime spingono, con ritrovata ossessività, sui contagi in Cina, sul fanatismo profilattico, arrivando a invocare apertamente vecchie-nuove misure di controllo e di contenimento della popolazione? “In Cina Xi sta pagando caro l'allentamento delle proibizioni, in America Biden e molti stati stanno valutando l'introduzione di sanzioni e operazioni per isolare i focolai”. Non una parola sull'effettiva pericolosità: non sanno neppure dire che tipo di ceppo sia in ballo, quanto aggressivo, quanto pericoloso, l'unica cosa che conta è chiudere, tornare ai tamponi, alle maschere, in effetti mai del tutto dismesse (basta aggirarsi in un qualsiasi centro commerciale o centro cittadini), spingere sul terrore, evocare scenari apocalittici come certi “virologi” da marciapiede. Se tanto rende tanto, allora vanno considerate due cose: la prima è che nessun notiziario fornisce per impronta genetica notizie sgradite al potere attuale; ergo, la destra meloniana, sociale, postfascista, chiamatela come volete, non è diversa, non nutre sensibilità differente dalla sinistra autoritaria di stampo cinese; allo stesso modo, come volevasi dimostrare, fra i ministri salutari Speranza e Schillaci permane sostanziale continuità. Il risultato è la solita, massiccia, infame operazione di preparazione delle coscienze, già labili, di 60 milioni di italiani abbondantemente rieducati al culto della paura e della mania: il “colossale esperimento sociale, fatto inedito in un paese dell'occidente” di cui parlavano il Washington Post, il Wall Street Journale e, a ruota, la stampa di mezzo mondo.
Ancora una notazione, tecnica ma che possono cogliere anche i non addetti ai lavori: qualche cialtrone in carriera politica aveva profetizzato per il periodo natalizio stragi su stragi di contagiati; non è successo, e non è accaduto neppure per la variante influenzale: i reparti ospedalieri respirano, non si registra alcuna emergenza – se non per lo stato di dissesto in cui versa organicamente la sanità pubblica, ma questa è un'altra storia. Di conseguenza, ai notiziari di regime non resta che avvelenare i pozzi esteri, partendo dalla Cina. Non si forniscono notizie reali sulla situazione nazionale, perché questi dati non sono terrificanti come si sperava e dunque non servono allo scopo; di conseguenza, si tratteggiano contagi e pandemie di ritorno come se, partite dall'altra parte del pianeta, fossero già qua. Avendo cura, naturalmente, di non rimarcare l'unica cosa che andrebbe considerata: che tre anni di lockdown poliziesco, dittatoriale, spaventoso e spietato, non sono serviti a niente, anzi hanno con ogni probabilità finito per moltiplicare salti all'indietro, contraccolpi virali, ondate su ondate di contagi, anche per causa dell'indebolimento organico di una popolazione stremata, le cui difese immunitarie risultano abbondantemente compromesse.
Le strategie per combattere una supposta pandemia della quale si è sempre saputo poco e male, e quel poco è stato puntualmente distorto, hanno legittimato un luogo comune che è forse l'unico a sapere ancora mandare in bestia una politica ormai rotta ad ogni prostituzione e ad ogni miseria: destra e sinistra sono la stessa cosa, non è più possibile distinguerle. “Qualunquisti! Fascisti!” ringhia ad una sola voce la politica, da destra a sinistra. Ma nel caso del Covid-19 questo clichè si è confermato con evidenza granitica, incontestabile: davanti ad una presunta pandemia, la risposta condivisa è stata, è e resta una sola: terrorizzare, serrare, schiacciare. Senza costrutto, se non per la politica che, da destra a sinistra, condivide uno ed un solo obiettivo: durare, più che può, se occorre utilizzando mezzi eversivi, senza riguardo per l'effettiva utilità di quei mezzi. Cioè il regime, puro e semplice. La baronessa Ursula, boss dell'Unione, da parte sua ha lanciato un altro cliché: la “permacrisi”, per dire lo stato di crisi permanente, incessante, in cui le emergenze, siano esse sanitarie, energetiche, climatiche, belliche si avvicendano senza soluzione di continuità, senza tregua, senza pace per i cittadini sempre più degradati a sudditi. Von Der Layen non ha né la cultura, né l'autorità, né l'autorevolezza per esprimere una simile bestialità, che di per sé non farebbe che limitarsi a prendere atto della complessità globale, non fosse per il sussunto; ma lo fa e tanto basta. Lo fa sapendo di intercettare la sensibilità malata di chi comanda – da destra o da sinistra non conta, ammesso sia ancora possibile orientarsi. È, né più né meno, la perennità del Leviatano, del Panopticon, con le democrazie formali sempre più formali, ossia negative, e sempre meno considerate. La regressione, fisiologica dopo le conquiste democratiche via via raggiunte nella seconda metà del secolo scorso, all'uscita dai regimi totalitari o autoritari, subisce una accelerazione vorticosa. Oggi quelle conquiste, oltre a pesare troppo su stati sociali minati da 50 anni di benessere crescente e infine franati, appaiono disturbanti in uno scenario che prevede la degradazione dei cittadini sovrani a schiavi consumatori. Anche se da consumare ci sarà sempre meno. La transizione violenta e obbligatoria verso l'auto elettrica è l'esempio più eclatante, anche se non l'unico. Il ricorso sempre più totalizzante a dispositivi “intelligenti” sempre più pervasivi è un altro. Mentre gli Stati Uniti restano l'unica superpotenza democratica, sia pure pesantemente minata al suo interno, oltre la metà del pianeta, in termini di abitanti, è sottoposta a regimi: Cina, Russia, emirati, sultanati, teocrazie. Il peso dell'individuo è sempre più impalpabile, la vecchia lezione liberale sulla prevalenza del soggetto è ampiamente diffamata, perfino la Chiesa, diretta da un papa socialista come Bergoglio, non perde occasione per maledire l'individuo in quanto tale se non adeguatamente inserito nel muro della collettività. Ma una collettività che va diretta, sorvegliata, curata, perennemente rieducata da poteri pubblici, statali e sovranazionali, transnazionali.
Molti giuristi e costituzionalisti di servizio arrivarono, nella prima crisi democratica legata al Covid, a teorizzare la fine delle libertà, dipinte come ridondanti e perfino inaccettabili alla luce del nuovo sistema di ordine globale. Sembrava il vaneggiare di un'accolita di ubriachi, era un disegno lucido, proiettato nel futuro. Adesso si capisce meglio perché.