Conte sulla scia di La Pira: scopre i poveri, smette la pochette e infila il collo alto. Ma è solo una scia chimica, una strategia elettorale

La divina mimesis dell'ex “Giuseppi” prevede il cambiamento di look e di approccio per difendere il reddito di cittadinanza. Ma Conte, che parla di libertà e di tutela dei miseri, è quello dei coprifuoco a colpi di DPCM; e nel suo periodo da premier, furono trecentomila le attività produttive saltate per la sua fallimentare linea d'intervento.

Giuseppe Conte si riscopre Giorgio La Pira, il sindaco confessionale di Firenze, e dovremmo crederci? Smessi i panni del premier, che gli stavano larghi, si infila in un completo esistenzialista e prendere a girare per ostelli e ricoveri, buon ultimo quello dell'Opera Ferrari di Milano dove assiste alla Prima alla Scala coi poverelli, che nella sua visione sarebbero i percettori del reddito di cittadinanza, possibili clienti. Sempre facendo in modo che, casualmente, passi di lì qualche telecamera, qualche giornalista. Dice il nostro emulo del sindaco “santo”: “Da Presidente del Consiglio mi avevano invitato alla Prima della Scala e non sono mai riuscito ad andare: sono contento di vederla qui con voi”. Da un'Opera perduta ad una ritrovata, povero ex premier martire, aveva tanto da fare da non vedere i miseri, c'era da durare, a colpi di DPCM, da barcamenarsi tra le correnti malsane del grillismo; se n'è accorto una volta persa la fortuna, succede. E adesso scopre che “Da Nord a Sud tante persone ci chiedono di aiutarli ad avere dignità» perché «a tutti può capitare di essere in difficoltà”. Sembra quasi parlare per sé, lontani i fasti di “Giuseppi”, come lo chiamava Trump, e anche le scalate dallo studio Alpa a palazzo Chigi, via Casaleggio Associati.

Ma chi ci crede a questa scia chimica, questa operazione di puro mimetismo? Giusto qualche grillino in crisi d'astinenza, a reddito fisso (di cittadinanza), come il balordo che su Twitter così si rivolgeva al primo ministro Meloni: “Troia, puttana, prova a toccare il reddito e ti faccio trovare tua figlia in un lago di sangue”. Un genio, o meglio un grillino. Sono andati a prenderlo a casa, e lui: “Ma cosa ho fatto? Ma mi toccherà dormire in prigione? Mamma aiutami, sono pentito”. Quando si dice il core business dei 5 Stelle.

E noi dovremmo credere alla caduta da cavallo di uno passato dalla sicumera ministeriale alla letizia francescana? Ciao, core. Conte non ha il phisique du role, può mettersi maglioni a collo alto fin che gli pare, ma nell'immaginario collettivo resta il gagà azzimato con la pochette, quello che si faceva curare da Casalino, con il quale metteva in piedi conferenze-eventi di rara arroganza. E la sua divina mimesis, o mimesis aristotelica, è una creazione scenica senza catarsi: i poveri gli servono a tessere alleanze di potere con quel che resta del PD, diciamo la sua frangia sinistra. Con tutto che La Pira sarà stato anche un sant'uomo, un sindaco in sandali, ma il suo modo di amministrare era improntato a un misticismo incomprensibile ma irresponsabile, votato a sicura dissipazione,

Anche il nostro giurista di Volturara Appula naviga all'insegna di un certo qual senso di irresponsabilità sociale. La sua crociata per il reddito di cittadinanza è zuppa di populismo, di pietismo peloso, ma povera di senso e di concretezza. Così come è stata congegnato da lui stesso, e quindi confermato da Draghi, questo sussidio costa 10 miliardi l'anno ed è stato programmato, salvo limature meloniane, per i prossimi otto anni: il totale è una somma colossale che si risolve in un dispendio stratosferico. Tanto più che queste risorse non finiscono dove devono, ammesso che debbano, ma vengono intercettate e distribuite da presenze nefaste. Prendiamo, per solo esempio, il boss napoletano Antonio Pezzella, 67enne ufficialmente nullatenente, coinvolto in una faida tra famiglie di camorra: a settembre si scoprì che percepiva il reddito di cittadinanza, con la solita indignazione a tassametro della stampa perbenista che però si affannava a precisare: solo un caso isolato, solo un incidente. Talmente isolato che veniva dopo (e sicuramente prima di) centinaia e centinaia di retate di cosiddetti “furbetti del reddito”, che se vai a scavare risultano, spesso, criminali della peggiore risma o soggetti a questi legati. “Miserabili” con le fuoriserie, padroni di fatto di condomini, di negozi intestati a ometti di paglia, intere famiglie nel malaffare, tutte a rdc: Conte, eroe dei due mondi, da una parte la plebe, dall'altra la élite, sempre più screditata, di Confindustria, lo sa? Lo sa ma gli conviene far finta di niente, prova ne sia che di infiltrazioni mafiose non parla mai e qualche suo amorevole consigliere gli consiglia di lasciar perdere: poi le insinuazioni di favorire i mafiosi, ce le giochiamo contro i soliti.

Il che è comprensibile. La abissale malversazione riposa sul grottesco meccanismo che porta alla percezione del sussidio: è sufficiente attestare il falso nella dichiarazione sostituiva unica, raccolta dall'Inps dove, per lo più, nessuno troverà niente da eccepire: facile, preciso, liscio come l'olio. Così si spiega che la parte del leone la facciano trafficanti, pluripregiudicati, boss, loro protetti, giù giù fino alla plebe violenta e parassitaria, a scapito dei disgraziati veri; il reddito di cittadinanza anche quale status, per dire “io lo stato lo fotto anche così e posso permettermelo”. Tanto i media compiacenti finiscono sempre per scaricare la responsabilità sull'accidentale, mancato aggiornamento del database della BDPSA, Banca Dati Prestazioni Sociali Agevolate, più burocrazia t'inventi e più consenti ai malamenti di passarci in mezzo.

È un segreto di Pulcinella, e anche il nostro La Pira corretto alla Rive Gauche lo sa perfettamente, che questo reddito viene intercettato dalla criminalità organizzata che infiltra le istituzioni e provvede a smistarlo: l'antistato che, d'accordo con lo stato, si sostituisce allo stato nel sostentamento di fannulloni e mascalzoni che si sdebiteranno provvedendo alle dovute mansioni delinquenziali. Tutti contenti e le mafie ancora più forti, più provvidenziali, più necessarie. Che circolo virtuoso!

Questo reddito spericolato non serve a “fare giustizia” ma a tutt'altre faccende: in prima istanza a indebolire il governo in modo discutibile (altro che la Pira, altro che il francescanesimo dei miti), cosa di cui né Giorgia Meloni né il suo cerchio magico sembrano ancora capire la potenziale gravità; in seconda battuta, a sottrarre target alla sinistra, allo scopo di ricattarla; da ultimo, a rilanciarsi come l'uomo buono, caritatevole, che se non ci pensa lui ai derelitti, non ci pensa nessuno. Come spregiudicatezza, è al limite del cinismo. Conte non conosce Sergio Ricossa, intellettuale liberale che sulla solidarietà pubblica nutriva dubbi estremi, venendo fatta a spese del contribuente e a tutto vantaggio del potere che la assorbe a man salva; meno di lui lo conoscono i grillini da divano e quanti, come il balordo di Siracusa che voleva far fuori la figlia del premier, sono pronti a dare fuoco alla prateria. Sembrerebbe una strategia fin troppo azzardata, ma da uno che si proclama paladino della libertà dopo avere inaugurato la cupa stagione dei coprifuoco, che ostenta pietas per i poveri dopo avere provocato la chiusura di 300mila realtà produttive, questo ed altro.