Giorgia Meloni sta già perdendo colpi? O esce dall'angolo, o non dura
Clima, migranti, bollette, multe ai “novax”, rave party, reddito di cittadinanza: su tutto si fanno annunci roboanti, poi la sostanza evapora. Se continua così, donna Giorgia non mangia neanche il panettone
“Al momento, ho la sensazione che il mio uomo non ce la farà”. Echi da un passato epico, quando il Congo si chiamava ancora Zaire e a guidarlo c'era un dittatore psicopatico imposto dalla CIA: allo stadio 20 maggio di Kinshasa, dove tutto celebrava lui, Mobuto Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Za Banga, che nell'esaltazione ufficiale veniva tradotto “il guerriero invincibile di luce che passa di trionfo in trionfo” eccetera, ma il significato vero era “il gallo che si fotte ogni gallina”, aveva un problema: per l'incontro di boxe fra due sovrumani, George Foreman nella potenza spaventosa, Muhammad Ali in tutto il resto, doveva domare una città fra le più sanguinarie al mondo. Allora fece catturare migliaia di balordi, li stipò nelle galere sotterranee dello stadio e ne fece uccidere cento, a caso: gli altri, tutti fuori. Raccontassero pure di cosa era capace Mobutu. Kinshasa divenne, per il tempo del match, la metropoli più sicura del creato.
E adesso i due supereroi erano lì a coprirsi di botte, ma qualcosa non andava per il verso atteso: Foreman, favorito al punto da temere che uccidesse Ali, schiumava furia, scaricando su Clay bordate che potevano trapassarlo, spezzandogli la spina dorsale; ma la sua vittima sacrificale, mistico nella ferocia di un ring, s'appoggiava alle corde, cui trasferiva l'immane bestialità dei colpi; quindi replicava con brevi, fulminee, sferzanti raffiche di guantoni, e Foreman si disuniva, si stupiva; si stancava. “Ho la sensazione che il mio uomo non ce la farà”. Quel modo così distaccato, professionale, quasi confidenziale di un ex campione del mondo: Smokin' Joe Frazier, che faceva fumare i guantoni e i corpi dei rivali, ogni incontro all'ultimo sangue, un monaco della violenza, aveva perso il titolo un anno e mezzo prima proprio da Big George, che trainava gli autoarticolati a 18 ruote con la sola forza del collo. Sei volte giù per terra in meno di cinque minuti, prima che Arthur Mercante, l'arbitro che aveva sollevato il braccio vittorioso a Joe 2 anni prima, proprio contro Ali, decidesse che Frazier poteva averne avuto abbastanza: Smokin' non si sarebbe mai arreso, ma proprio per questo era pericoloso: “Ehi, Joe, prima di cominciare avevo paura di te, dopo avevo paura di ammazzarti”. “Eh, Giorgione, mi hai proprio trattato come uno jo-jo”.
I pugili, quando sono campioni, conoscono il valore di un successo e una sconfitta, è tutto mestiere, a volte si tratta solo di una strategia sbagliata, un colpaccio a freddo, a volte, spesso anzi, è lo stile: posso incontrarlo cento volte e vincerà lui, ma posso incontrare cento volte chi lo ha sconfitto e, novantanove volte, vincerò io. Sono umani, troppo umani i pugili. Sono sovrumani e lavorano in attimi d'eternità e vortici di follia. C'è l'orgoglio, e c'è la Borsa, ma prenderle e darle ci sta. Nessuno ha l'esperienza di vita, la saggezza, e il fatalismo di un campione del mondo dei pesi massimi. Joe parlava del suo carnefice come del “mio uomo”, e non aveva problemi nell'immaginare il peggiore dei trionfi, quello dell'uomo che odiava di più al mondo, Muhammad, realmente Il Più Grande: “Gli do ancora due riprese a George”. E, puntuale, all'ottava Foreman non si regge in piedi e Ali, per un misterioso richiamo, decide che quello è il momento: una scarica di pugni velocissimi e massicci, l'ultimo sinistro-destro che spegne la candela possente, Foreman si scioglie al tappeto. Il mondo assiste, esterrefatto, alla profezia di Ali: “Mi date perdente, perfino morto, ma vi farò vivere qualcosa di simile al secondo avvento di Gesù Cristo”. Che per un islamico ortodosso era come minimo un pronostico bizzarro. Solo una delle trecentomila piccole contraddizioni di Ali.
Mamma mia, che premessa lunga, e assurda, remota nel tempo, nel luogo, nella circostanza. Ma, ecco, era per dire che, al momento, ho la sensazione che la mia donna non ce la farà. Il suo nome è donna Giorgia e anche io, come milioni, senza necessariamente votarla, mi sarei aspettato giusto un po' di normalità dopo tanta follia mefitica. Invece son passati meno di due mesi da quelle elezioni, qualcosa come un paio di round in un incontro, e la vedo già cotta, che sbanda, che ansima. La gente non lo vede, alimenta la luna di miele col nuovo potere che di solito, dopo cento giorni, diventa di fiele e di rabbia, la gente non vede, come il pubblico non vedeva il lento agonizzare di Foreman che eruttava violenza come un vulcano. Ma io i segnali li colgo e mi provo a metterli in fila. Sulla faccenda più attuale, quella degli sbarchi della ONG Humanity 1, del porto di Catania, il governo parla parla ma di fatto s'è arreso. Su 179, sbarcati già in 144 con le motivazioni più varie, ne restano 35 ma vedrete che alla fine seguiranno anche loro cantando, ballando e mandando a fanculo la Meloni. Dalla Geo Barent, nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, sono stati sbarcati in 357, mentre restano a bordo in 215. Per ora. Si continua a schiumar parole sul racket, la tratta organizzata, tutta roba ampiamente risaputa come è notorio il fatto che questi illuminati non raccattano i disgraziati in mare alto ma li prelevano direttamente nelle loro case, in accordo coi trafficanti, si ciancia di trattati e di accordi da rifare, da Dublino in poi, ma la sostanza è che anche il governo Meloni si arrende a uno stato di fatto delirante, supportato da normative inconsistenti: qualunque clandestino va considerato migrante di default e accolto in Italia a prescindere da origine, meta, vettore, circostanze, fedina penale, cartella clinica. Perché? Perché sì. Nel sollievo di una sinistra piddina allo sbando, ma che ringhiando ringhiando trova qualche motivo per sopravvivere, perfino rianimarsi. Giorgia Foreman, così decisa, così tosta, messa lei alle corde da un demagogo davvero da raccatto come quel tale con gli stivali di gomma? Eppure così pare, e appare.
Sui rave, cioè il sacrosanto diritto di fannulloni senza età di trovarsi, invadere proprietà altrui, distruggerla, spacciare e stuprare, come lo rivendicano quei poveri cani dei partecipanti, la retromarcia è già in cottura: prima fanno un decreto forse superfluo, comunque raffazzonato, poi annunciano che in Parlamento verrà corretto, quanto a dire che non sarà mai applicato fino a sostanziale demolizione. Sul reintegro dei sanitari novax, doveroso, siamo alla misura di cartapesta: questi rientrano, sì, ma continuando a venire vessati, isolati, impediti nelle funzioni dai colleghi della sinistra ortodossa, senza che il governo muova un dito. Di più, per dritto o per rovescio si mantiene la mascherina nei luoghi di cura, si traccheggia sull'abolizione delle multe ai cinquantenni contro la somministrazione perenne (chi scrive si era fermato a due, i contraccolpi lo avevano ridotto peggio di Smokin' Joe contro Big George). Se davvero le cose resteranno come sono, ossia rimangiarsi la cancellazione di una multa che avrebbe potuto inventarsi Mobutu (e difatti la concepirono Draghi e Speranza), potremo parlare a buon diritto di regime dei cialtroni. A maggior ragione dopo le conferme, le dimostrazioni, le ammissioni in prima persona, anzi in prima azienda farmaceutica, che: i vaccini non vaccinavano, non immunizzavano (“Noi di Pfizer? Mai testati, mai detto”), non coprivano, e, in ultimo, non garantivano di scampare la rianimazione o il reparto intensivi; le pozioni scatenavano tempeste di effetti collaterali, tutti nefasti; le mascherine non schermavano, erano tossiche, cancerogene e alimentavano patologie respiratorie e non solo. Allora che dobbiamo fare, cari Meloni e Schillaci?
Sul reddito di cittadinanza, contrordine compagni: resta ma lo perdi con un solo rifiuto. Che poi salirà a due, verrà contestualizzato, perdonato, ammorbidito, poveri figli, la destra meloniana resta sempre statalista, assistenzialista.
Sulla carestia, le bollette, l'energia siamo tuttora al principio (della fine?), alle buone intenzioni, alla retorica stradale, “stiamo lavorando per voi”, ma questo il cittadino lo dà per scontato, anzi dà per scontato il contrario e comunque ha in sé la stessa consistenza di uno scritto di Scanzi, posto che miss Gorgia va in Europa a dire “deve contare di più e noi dobbiamo contare di più in Europa”. Seh, ciao core, direbbero alla Garbatella.
Siccome dobbiamo contare di più, ma non contiamo un cazzo, come la povera gente di don Bastiano, Georgia la presidente va alla buffonesca Coop 27, disertata dai paesi più inquinatori, Cina e India, che da soli scatenano l'80% delle emissioni che si vorrebbero cancellare. 1 miliardo di tonnellate l'intera Europa, 10 la Cina, ma Greta, capricciosa milionaria ispiratrice di quelli che tirano la zuppa sui dipinti, in Cina non ci va, dice che siamo noi, la colpa è nostra, di noi occidentali un tempo cristiani, sempre e comunque fascisti e omofobi,che dobbiamo farci schifo e morire tutti. Lo dice dall'alto della sua scuola media non terminata, e vogliono darle il Nobel per tutto, scienza, vita, sesso, religione, pace, sport, attualità, costume, tipo Rischiatutto. La Coop 27 è una pagliacciata della famigerata Agenda 2030, serve, nell'ordine, a: escogitare sempre nuovi modi di rubare, fornire parte del colossale bottino a miliardari chiamati Soros, Gates, eredi Getty eccetera, imporre le strategie comunicative per insegnare alla plebe a consumare ottimi e nutrienti menu di merda e larve, cioè back to the cavern, dire che la CO2 è la nube tossica (l'ha detto Greta, lei può “vederla depositarsi sui palazzi” e non sbaglia mai), che va eliminata, però solo dove non ce n'è, imporre l'auto elettrica o, se sei un povero barbone che non se la può permettere, i monopattini alimentati da generatori manuali di energia elettrica, ti fai le seghe collegato a elettrodi; come benefit, e questo è arcinoto, ci sono i festini, roba grossa, da fare impallidire quelli del vecchio Hugh Hefner ma pure di Weinstein e di Epstein. E donna Giorgia ci va. Ma manda una figurina, un vassallo, manda, che ne so, il vice del vice, Morgan che si crede direttore d'orchestra (si vede che i trattamenti psichiatrici hanno avuto poco esito). No, ci va lei. A perdere tempo. A far perdere tempo e fiducia. No, decisamente, al momento direi che la mia donna non ce la farà: se continua così le do un altro paio di round, ma va giù entro Natale.