Nuovo Governo, la sinistra non sa perdere e accoglie il risultato del voto in modo volgare, scorretto e sconclusionato
Il mito dei colti, dei raffinati non regge più: non c'è giorno in cui questa sinistra ZTL o made in Capalbio non scopra altarini imbarazzanti, fra scorrettezze morali e trivialità istintuale. Adesso tutti a sbraitare: l'aborto non si tocca! Ma nessuno lo vuole toccare. La differenza sta nel non farne una moda, un argomento di conversazione salottiera.
Io quasi me la vedo, gli occhi di fuori, inviperita, che picchia in terra lo spazzolone e fa volare ovunque gli stracci dello sponsor: “Ohèèè! Se la volete dovete pagare l'extra! Che cazzo! Io sono Tisana, Tisana Belleffetto, a me mi ascoltano, neh?!? Come? Ecco, adesso si comincia a ragionare, neh”. Incassato il premio produzione, anticipato, parte con la telefilippica contro Gasparri “Che vuole uccidere la legge sull'aborto”: la 194 non si tocca, bla bla bla. Io me la vedo, Tisana Belleffetto, lei e tutte quelle come lei: perché lo fai, perché lo fate, perché lo fanno? Per plurime e motivatissime ragioni, la prima: la militanza, la propaganda, insomma se la debbono pur guadagnare la pagnotta dorata, adesso poi che volano spifferi di ridimensionamento di quel faranoico carrozzone, il Che Tempo Che Fa seguito solo dai segaioli doppiomoralisti di Repubblica/Stampa, che messi insieme fanno a stento una nicchia. La seconda è la tariffa, più ne sparo di cazzate e più care le pagate. Terzo, il livore, è tutta gente senza cuore, senza empatia, cattiva da dentro a fuori, le sfugge totalmente un dramma come l'aborto, non gliene fotte niente né delle ragioni del feto né di quelle della madre né, al limite, della questione politica in sé, è solo moda, populismo alla placenta, non hanno nessuna femminilità, nessun senso di maternità, nessuna dolcezza, è gente capacissima di far battute in privato sulla Madonna che abortisce e abortisce e quell'altro sempre si ostina a nascere. Quella volgarità di sinistra, di stampo fortemente femminista e vagamente brigatista, che da trasandata e volte peggio, molto peggio si è fatta curata, palestrata, profumata ma conserva sempre un che di rugginoso, di non fresco, di inconfondibilmente corrotto, corroso da dentro a fuori. La quarta ragione è la più paracula di tutte: sanno perfettamente che né Meloni né chicchessia si sognano di incrinare la sacra 194, ma proprio per questo insistono, mandano strampalati, odiosi pizzini, così che, quando sarà chiaro che nessuno pensava a mettere in forse il santissimo aborto, potranno dire: eh, per forza, ma se non c'eravamo noi...
Insomma cercano legittimazione. Sono clamorosamente decaduti, nessuno li ascolta più, inducono a un riso pietoso, di compatimento. Tutte e tutti: quella Lucarelli, che spara idiozie sulle auto della Meloni e deve rispondere un parente del ragazzo morto di incidente e pure non si rassegna, “Ah, avete visto, mi scarica contro l'odio”. Un protagonismo patologico, fuori controllo, al programma delle stelle fanno battutine sulla fedeltà del fidanzato, “cuoco social”, e quella, tutta felice, alza e abbassa palette come un passaggio a livello. Tutte così, tutti così. A inseguire una legittimazione mai avuta, per un po' millantata, infine, come sempre succede ai poveri di spirito e di talento, pregiudicata in proprio. Ci sono alcune categorie che, al termine, si spera, di questi trenta mesi da tregenda, solo a nominarle fanno ridere, di un riso triste, amaro, ma ridere: i giornalisti progressisti (non che gli altri...), i virologi, i debunker, i fantasisti del sabato sera, gli opinionisti della domenica, i cantanti da terza media, gli scrittori intossicati di Strega, premio o liquore è lo stesso. Erano, grossomodo, integralmente sprezzanti verso il Covid, trangugiavano involtini primavera, inseguivano la via della Seta tracciata dal divin Mattarella; si sono convertiti “nell'arco di una luna” al fondamentalismo più irrazionale, hanno saltato file per farsi di siero, hanno augurato la morte agli scettici, si sono inginocchiati dinanzi a Pfizer, hanno definito, istericamente, “FUORI CONTESTO!” notizie che si sarebbero rivelate autentiche, mentre fuori di testa erano loro, i giornalisti falliti, ridotti a spiare quelli veri, a farli estromettere dai social. Alla fine non gli è rimasto niente se non la spocchia: tentano di rifarsi con donna Giorgia, colmi di rabbia e di meschinità inventano le emergenze più improbabili: vogliono impedirci l'aborto! Ma state là, che per lo più siete fuori tempo massimo. Ma state là, che non sapete quello che dite. La “imprenditrice digitale”, di cosa poi, la Ferragni che tra un elicottero e un selfie delle chiappe arriva a fantasticare che nelle Marche l'aborto è già proibito: fosse un paese serio, questo, starebbe già a spiegarsi davanti a qualche magistrato per diffamazione, procurato allarme, diffusione di notizie inventate. Tra chi la accusa di odiare i bambini neri o figli di gay e di essere una camicia nera perché nel suo partito ci sono solo i Fratelli, non le Sorelle d'Italia, roba che neanche Cochi e Renato, una bagarre a chi la spara più delirante e più sconfortante. Fino a, buona ultima, Tisana Belleffetto: “La 194 non si tocca, neh?”.
Com'è che ha detto? “Basta un gasp”. Un gasp, per dire un sospiro. Questa sarebbe la sinistra sedicente colta, di buone letture, raffinata. Ma quale. Questa è gente da avanspettacolo, di una mediocrità morale e culturale spaventosa. Poi ci si stupisce di cosa? Che questi finiscano uno dopo l'altro, loro o le mogli, al Grande Fratello Vip? Che, senza più niente da dire, si aggrappino alle pale di più di elicottero di una influencer che va a prendere l'aperitivo sul ghiacciaio?
Nessuno tocca la 194 anche se è una moda, un argomento di conversazione, ma ad abortirsi davvero è questa sinistra fuori di sé, che dimostra di non saper perdere, volentieri triviale, odiosa al punto da aver superato l'autocompiacimento, scaduto in un vago disgusto riflesso pur se non ammesso.