Governo, Mulè: "Tajani e Bernini riflettano se mantenere cariche in Forza Italia". Prime frizioni nel partito

Il vicepresidente della Camera ed esponente di Fi manifesta anche "disappunto" per l'atteggiamento della presidente del Consiglio in merito al dialogo con gli alleati

Nonostante il governo sia partito da poco, all'interno della maggioranza di governo sembrano non finire le tensioni che potrebbero accompagnare i prossimi mesi su ruoli delicati. Uno tra tutti è quello di Tajani, neo ministro degli Esteri e messo oggi "spalle al muro" da Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. "Una giusta riflessione l'ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte".

 Governo, gelo in Forza Italia per Tajani e Bernini
 

"Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito". Nessuna richiesta di dimissioni dalle cariche come precisa Mulè su twitter: "Intervista a Repubblica. Il titolista mi attribuisce un suo pensiero mettendolo tra “”. Il lettore non troverà nel testo di essere “deluso” da Meloni ne’ che Tajani “deve dimettersi”. In quest’ultimo caso sarei incorso nell’uso dell’imperativo che non si coniuga in politica".

Tornando alla questione il parlamentare di Forza Italia spiega: . "È una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili. Berlusconi è il primo a saperlo". In caso contrario "lui (Berlusconi, ndr) indicherà la nuova formula di Forza Italia. "Farà un discorso alto e nobile, come quelli sempre pronunciati in sedi istituzionali, da non confondere con gli spezzoni rubati altrove. Berlusconi è quello dell’omaggio al cimitero di Nettuno e dell’intervento al Congresso americano".

Governo, Mule: "Disappunto per atteggiamento Meloni"


Più netto sulla questione Meloni. Mulè dichiara: “Non ci sentiamo sfregiati né umiliati. Ma ha provocato disappunto l'atteggiamento di Giorgia Meloni. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell'imperativo da usare nel dialogo fra alleati. Ci sono state frizioni fra chi si riteneva iscritto a una fazione e chi all'altra. Ma qui non c'è da fare un dibattito, un congresso alla maniera del Pd. Io credo che durante la formazione del governo molti abbiano messo sul tavolo esperienze, storie personali, legittime aspirazioni che sono state trascurate. Ma non è più  tempo di recriminare, né di cercare vendette. Rilanciamo l'azione del partito, invece, ricollocandoci sul territorio".