Senato, il discorso di Liliana Segre: "Non ho potuto andare a scuola perché perseguitata da leggi razziste, oggi sono in un banco più alto"

"In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza"

Liliana Segre che oggi giovedì ha presieduto la seduta al Senato per quanto riguarda l'elezione del nuovo presidente (La Russa), ha preso la parola e ha dichiarato: "Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva". "In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica". Aula in piedi quando Segre ha citato la Shoah.

Senato, Liliana Segre: "Non andavo a scuola perchè perseguitata da leggi razziste, oggi sono un baco più alto"

"Ed il valore simbolico - aggiunge - di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!".

La Segre passa poi ai ringraziamenti: "Desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato". "Il presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole- dice Segre- 'desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell'istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vità".

Segre ha poi aggiunto: "In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l'unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l'ha sempre sentita amica".