Mascherine, non sono più dovute ma la gente le tiene: ha vinto la disperazione, ha vinto Speranza

Gli italiani hanno adottato l'irrazionalità del reale, non Hegel ma Wanna Marchi o della religiosità magica, scaramantica: lo so che la pezzuola verde non serve ma non si sa mai, intanto continuo ad indossarla, pur che mi protegga dal male e così sia.

Possiamo girarcela come vogliamo, ma loro hanno vinto e noi perso. Noi, critici del regime, insofferenti delle mascherine organiche, cioè saldate alla pelle, dei coprifuoco, della riduzione dell'homo mica tanto sapiens a puntaspilli, siamo stati sconfitti; loro, anche se escono con gli scatoloni, l'hanno spuntata: gli Speranza, i Ricciardi, i Pregliasco, le Lorenzin, le Ronzulli e tutto il circo proibizionista possono cantare vittoria, l'esperimento sociale di cui si atterriva la stampa mondiale è pienamente riuscito. Non hanno vinto, hanno stravinto; hanno trionfato se ancora il 2 di ottobre, una domenica da estate di San Martino, vado ad un centro commerciale al confine tra Marche e Abruzzo e trovo quasi tutti, la maggioranza comunque, ancora rantolante dietro la pezzuola verde: e come ti guardano, quasi provocatori, tu che non ce l'hai, non l'avevi neanche prima ma a maggior ragione adesso che tutti gli obblighi sono decaduti dappertutto, salvo nelle rsa dove sterminano i vecchi fingendo di curarli. Vaccìnati per salvare i nonnini. Vaccina i nonnini per salvare i nonnini. Fai gelare i nonnini per sterminarli. Questo il credo del Giornale Unico, così, senza imbarazzo. Il Giornale Unificato del Regime che se Speranza dice “siamo i primi al mondo” non trova la dignità di rispondergli: sì, per numero di morti ammazzati, dati alla mano, dopo una gestione pandemica che farebbe inorridire perfino nelle tribù dove la civiltà non è mai arrivata.

E la gente che vagola mascherata, ancora e ancora. Loro come i commessi dietro il plexigas. Lo sanno o non lo sanno che non serve a niente? Lo sanno ma non vogliono sentirlo, se gliene chiedi conto ti rispondono: mah, se mi difende o meno la maschera chi può dirlo però non si sa mai.

Non si sa mai. Una faccenda scaramantica, magica. Esorcistica. L'irrazionale è reale, altro che storie, ubbie, fregnacce hegeliane: Speranza voleva, a mezzo terrore, “costruire una nuova idea sociale della sinistra” e, per quanto squalificato, l'ha spuntata. Da fobico, da psicotico, chiamatelo come vi pare, ma lui può dire: avete visto, l'obbligo lo abbiamo tolto ma a questo punto non serve più obbligare nessuno, sono cani di Pavlov e fanno ciò che gli è stato insegnato. O, come diceva quel sindaco di sinistra: “La libertà non è fare ciò che si vuole ma ciò che è consentito”. Per due anni e mezzo lo stato, entità quanto mai assoluta, non ha consentito niente; ha spedito i suoi scherani a legnare i dissidenti, a identificarli, a provocarli e a prelevari; ha proibito un caffè al banco, un giocattolo a un bambino, una tintarella da soli in spiaggia, un paio di mutande su uno scaffale; ha vietato di uscire di casa, di trovarsi fra cari, ricordate il viceministro Sileri, “solo tra amici ma che siano amici veri”, e sembrava quella canzone di Baldan Bembo, “l'amico è qualcosa che più ce n'è meglio è”. prima Conte coi suoi DPCM narcisisti, poi Draghi con i sillogismi stupidi, “non ti vaccini, ti ammali, muori”: la realtà lo avrebbe clamorosamente sbugiardato, ma continuano a definirlo vanto dell'Italia nel mondo, per cosa non si sa.

In Svezia si sono pentiti, rinunciano alla vaccinazione per gli infanti dopo aver constatato l'abnorme casistica di effetti negativi e letali; in Italia l'associazione dei pediatri che premiava Speranza, arriva a consigliare tre o quattro “shot” insieme, due nella spalla, uno in una gamba: Trainspotting al confronto è tivù dei ragazzi, colonna sonora di Cristina d'Avena. Ma hanno vinto loro. Ha vinto l'infermiera influencer Marty, che dalle colonne del Giornale Unico del Virus, Repubblica-Corriere-Stampa, pontifica (su Repubblica) di cose che non sa tra una vacanza a Dubai e un selfie-santino coi segni della sofferenza, della fatica per salvare così tanti sovranisti negazionisti. Ha vinto lo scrittore piddino Trevi, notorio narcisista, il quale ha ragione quando vaneggia (sul Corriere) di mascherina storicizzata come i gettoni e le videocassette: intende totemizzata, è uno scrittore da premio Strega, congrega veltroniana, niente di notevole, ma ha ragione nel sostenere che ormai la mascherina feticcio fa parte di noi o almeno di una società sfibrata; lui ne porta “almeno una” sempre con sé, nel borsello, come una copertina di Linus, simbolo degli insicuri, degli immaturi anche a 58 anni, eterni bimbiminkia che camminano tremando per le strade ostili della metropoli impossibile e, da ottimi progressisti, non si curano della carestia che sta arrivando, che è già arrivata, ma del loro ombelico o naso da coprire, “libertà è fare quello che ti dicono”.

E i vecchi, ma non solo loro, avanzano più mascherati di quando ci erano costretti. Nei centri commerciali. In fila agli uffici pubblici, smistati da impiegati mascherati. Nelle botteghe. Sui treni e le corriere. “Ah, non servirà pure, ma per non sbagliare io la tengo”. Popolo del cristianesimo magico, padre Pio e la Cabala, aiutami santo ad azzeccare i numeri del Bingo. Anche la cara madre Chiesa ha diaboliche responsabilità: ha completamente mollato l'insegnamento mite ma ribelle di Cristo per spingere i fedeli alla superstizione, all'obbedienza al regime, alla sudditanza non a Dio ma allo stato in tutti i suoi capricci e pretesti; e sapevano benissimo, papa, vescovi e preti di parrocchia, che il lockdown era per il lockdown, misure esclusivamente politiche, per bloccare tutto, per non far votare, altrimenti finiva come poi è finita. Anche se c'è poco da illudersi anche col nuovo potere. Oggi la premier in pectore Giorgia Meloni annuncia (se mai è sincera): mai più obblighi fanatici, ma la verità è che eredita la condizione insanabile di un popolo attanagliato non dalla consapevolezza della propria mortalità, che si sperimenta intorno agli 8 anni, ma dall'isterica paura di morire che sfocia nella psicosi. Insomma ha vinto la disperazione, ha vinto Speranza.

Tu puoi opporre le statistiche, gli studi internazionali, le pubblicazioni su Lancet, i mille deinde centum dein mille altera casi “sospetti” di morti folgoranti o patologie definitive dopo una terza o seconda o quarta dose, gli scandali, gli affari loschi, l'AIFA che rifiuta tuttora di fornire spiegazioni sull'omertà legata a vaccini ed effetti, puoi ricordare le ammissioni, tardive, e i ripensamenti di tutti i politici, tranne Speranza, quanto a repressione inutile e balorda. Puoi invitare a comparare conseguenze e benefici di tutti i paesi che hanno scelto un approccio diverso, ed hanno avuto un numero incomparabilmente inferiore di decessi; puoi rimarcare le scelte sciagurate della tachipirina e vigile attesa, dei sofferenti che finivano in ospedale per ritrovarsi intubati a morte e subito fatti sparire, senza autopsie. Puoi ricordare il balletto dei virologi da tappeto rosso e le loro candidature, e la mania delle mascherine, per lo più farlocche, addirittura tossiche, provenienti dalla Cina: poi arriva una influencer infermiera, collegata con la Gimbe che dà i numeri graditi al regime, che, senza ombra di competenza, dichiara: mascherine utili, vanno tenute.

E la gente le tiene, e non solo in borsa, come Trevi. Proprio oggi è uscita una ricerca dell'OCSE secondo cui gli arresi, i depressi e i rassegnati, per pietà definiti “Neer”, tra 25 e 29 anni in Italia sono costantemente cresciuti nel biennio concentrazionario, al 31,7% durante la pandemia da Covid nel 2020, al 34,6% nel 2021, chissà quanti nel 2022 in corso. Gente sconfitta, che non ha più niente da vincere né da perdere e difficilmente si riscuoterà; si riscatterà. Cresciuti anche gli alcoolizzati, i malati cronici, quelli psichici. Ma lo scrittore bimbominkia sessantenne di turno fa il racconto di lui che parla di sé che narra le sue peripezie per la città cattiva, piena di sovranisti per difendersi dai quali gira con la mascherina “storicizzata”.