Giulia e Rula, vita spericolata di due influencer anti Meloni

Entrambe responsabili di affermazioni deliranti o fuorvianti sulla leader politica, ma le affinità finiscono qui. Perché se Giulia delira in proprio, dietro Rula si percepisce l’operazione a tavolino.

Affinità e divergenze tra le compagne Giulia Torelli e Rula Jebreal. Pochissime le affinità: sono influencer; sono di sinistra; detestano Giorgia Meloni; abbondano in cazzate da paura. La prima per mestiere “mette in ordine gli armadi”, ipse dixit, e solo per questo, segno dei tempi, ha 200mila follower su Instagram; all’indomani delle elezioni s’è avventurata in uno sproloquio manicomiale contro i vecchi che hanno il vizio di non voler schiattare e, come non bastasse, si ostinano a votare mentre dovrebbero restare a vegetare chiusi, magari legati ai letti: più o meno quello che è successo nei due allucinanti anni della psicopandemia in tutte le residenze sanitarie del regno. Travolta da prevedibili polemiche, la sistematrice di biancheria ha smesso gli effetti pucciosi a base di ghirlande intorno alla testa, ha indossato una penitenziale maglietta a righe da marinaretta e si è scusata; fino a un certo punto: ho sbagliato, non so cosa ho detto, ho idee che non condivido, però me ne hanno dette di tutti i colori, a me e alla mia famiglia e questo non è giusto. Insomma ha fatto il vittimone all’insegna del tutto è buono per restare su social di cui, con ogni evidenza, non capisce niente. “Ah, posso assicurarvi che non è stata una bella esperienza”. Scusa, giovanotta (sui 42 anni, a occhio e croce), che ti aspettavi? Non lo sapevi che in questo modo di influencer vieni lapidato se sostieni una cosa giusta, figuriamoci una bestialità monumentale? Torelli, grazie alla sua logica bovina, ha chiuso la carriera da aspirante famosa, le restano i cassetti e gli scomparti, ma c’è da giurare che non si rassegnerà.

Tutto diverso il discorso per Rula, la fisioterapista che massaggiava i potenti, meglio se maiali come Weinstein, oggi in disgrazia per la rivolta delle schiave che però ci stavano, anche per decenni, e dunque mollato anche dalla Jebreal. Anche lei si è prodotta in un’operazione incredibile, e, volendo, molto più squallida dell’anonima Giulia: solo che per lei è partita subito la contraerea della parrocchietta con argomenti se possibile ancora più penosi. Che ha fatto Rula, già paladina delle donne a Sanremo? Ha fatto una ricostruzione ignobile, via Twitter, sulla solita Meloni, accusata di mettere tutti i migranti nel fascio dei “criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi”; poi, per dare sostanza, si fa per dire, al gas tossico, ha scomodato il padre della leader di destra che, citiamo, “è un famigerato trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in prigione”.

Qui, al netto dello stile narrativo sul gretino andante, c’è una sporcizia morale e professionale che non avevamo ancora sperimentato: Francesco Meloni, ma questo la fisioterapista di potere lo omette, non “è” un narcotrafficante ma “era”: è morto da tempo e fu arrestato a Maiorca qualcosa come 27 anni fa per venire condannato l’anno dopo, 1996, a circa un decennio di galera. Jebreal non dice neppure che Giorgia crebbe senza padre, il quale aveva mollato la famiglia quando lei aveva un anno, e che dall’età di 11 anni la ragazzina non seppe più niente del genitore, se non da cronache strazianti e umilianti. Siamo a qualcosa peggio dello sciacallaggio, questa è robaccia di una meschinità vertiginosa sul piano etico, da radiazione immediata su quello deontologico: la ambiziosa israeliana (non palestinese) si picca di essere “giornalista e scrittrice”, senonché l’Ordine, come spesso accade, non ha finora mandato segni di vita; per molto meno, giornalisti autentici, di orientamento sgradito, vengono sospesi e perfino rimossi.

Ma non facciamo le verginelle: se nel caso della sventata impilatrice di maglioni è chiara la pulsione spontanea, ancorché demenziale, con la fisioterapista prestata all’inchiesta è fin troppo palese l’orchestrazione, il torbido che avvolge l’informazione o almeno certa informazione, il giro di telefonate, l’imbocco alla stampa estera (spagnola, nella fattispecie), che confeziona la porcata sulla quale la Rula di turno ricama, venendo ripresa, sostenuta dalle testate del regime morente: Stampa, Repubblica, Corriere. Che si guardano bene dallo spiegare al lettore ciò che sarebbe necessario spiegare: con una simile informazione, il prato bassissimo dei falliti, i debunker o fact checker che si dedicano a spiare i giornalisti che ce l’hanno fatta, sempre pronti a fulminarli come “fuori contesto” se non aderiscono alla narrazione ufficiale; qui, invece, tutti afoni, tutti mascherinati.

Proprio perché non possono riferire di una operazione tanto sconcia quanto preparata: a miseria compiuta, i media mainstream stanno alla finestra, rilanciano nella finta equidistanza di chi intanto fa suppurare la piaga, poi, prendono atto delle reazioni. E di reazioni ne sono arrivate addirittura – ed è un caso più unico che raro - dalla parte affine a Jebreal, che in questo modo si conferma come l’idiota neppure utile: non reazioni improntate a senso di decenza e umanità, si capisce, se mai strategiche, opportunistiche come quella di Carlo Calenda: così non si fa, cara Rula, così si finisce per far prendere voti alla Meloni.

La quale, ed ecco un’altra notizia, ha annunciato una querela: non è da lei, che preferisce, di norma, lasciarsi scivolare addosso il torrente di melma che da sempre la invade; a maggior ragione adesso che si avvia a ricevere l’incarico per il governo (anche se l’ineffabile Rula la spaccia come primo ministro nei suoi pieni poteri. Questa volta no. Questa volta Meloni ha deciso di reagire, tanto è enorme la diffamazione (e la miseria) che la raggiunge. Jebreal, con la coerenza degli esaltati e degli sciocchi o degli opportunisti, non aspettava altro e ha subito approfittato, e torniamo alle affinità, per fare la martire: “"La nuova premier italiana Meloni minaccia di farmi causa per il mio tweet sul complotto della 'grande sostituzione'. Tutti gli autocrati usano queste minacce per intimidire e mettere a tacere coloro che li chiamano in causa e li smascherano. Signora Meloni: non sono intimidita!". Punto esclamativo. Una trombetta talmente di latta che il suono fasullo si riconosce a chilometri. Non delle querele della “nuova premier italiana” deve intimidirsi la fisioterapista, ma di se stessa, della sua pochezza. E anche del fatto che, ormai inutile dopo essersi prestata a scopi tanto bassi, verrà scaricata da tutti. Ma almeno lei, dopo una vita da lobbista, avrà degli armadi capienti.