Le corna del caprone: siamo tutti seguaci di Baphomet
Le precise responsabilità di coloro che hanno svenduto l’Italia vengono taciute. Abbiamo scambiato per buoni i cattivi e viceversa, e continuiamo a farlo.
SCRITTI PANDEMCI
Le corna del caprone
Un premio consegnato dal rabbino Arthur Schneider con tanto di kippah: corna di caprone di cristallo. Il caprone, il dio caprone al quale secondo Plutarco si concedevano donne di rara bellezza. Animale puro per la religione ebraica, simbolo demoniaco per quella cristiana, sembra per una cattiva traduzione di un passo della Bibbia.
Vi è incisa una capra, accanto a un maiale, sul crocefisso massonico di Bergoglio.
Ma soprattutto ha corna di caprone Baphomet (Bafometto), l’idolo pagano della cui venerazione furono accusati i cavalieri templari.
Politici italiani fieri che il Presidente del Consiglio venga tanto apprezzato all’estero. “Evviva il migliore!”.
Il Presidente Cossiga lo definì: “Un vile, un vile affarista. È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica italiana, la svendita … quando era Direttore Generale del Tesoro. E immagina cosa farebbe se fosse eletto Presidente del Consiglio dei Ministri. Svenderebbe tutto ciò che rimane ai suoi comparuzzi della Goldman Sachs”.
Matteo Renzi e il suo comparuzzo Carlo Calenda lo rivogliono a Palazzo Chigi.
Che sia un liquidatore, non ci sono dubbi. Basta leggere il documento del Gruppo dei Trenta (G30).
Viviamo in una Nazione periferica, abitata da piccoli provinciali. Tra le poche eccezioni, Gianni Agnelli, cosmopolita per nascita, censo e inclinazioni di carattere.
Eppure – anche se non condivido le sparate patriottiche – l’Italia ha dato al mondo moltissimo e non si meriterebbe di essere trattata come l’ultima delle repubbliche delle banane dalla signora Ursula von der Leyen.
Se la Germania è oggi l’unica vera potenza capace di condizionare la politica dell’Unione Europea, lo dobbiamo al provincialismo e al complesso d’inferiorità di coloro che hanno deciso la separazione tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia (che fino a quel momento collocava il debito pubblico al riparo dalla speculazione internazionale), accettato un cambio Lira / Euro demenziale e, soprattutto, preso i titoli di Stato tedeschi come termine di riferimento per la fissazione del rendimento dei nostri, dando vita a quella mostruosità giuridica che è lo spread. Loro, i tedeschi - grazie a queste mosse servili e idiote di Beniamino Andreatta, Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi e proprio Mario Draghi - hanno posto un gap incolmabile tra la loro e la nostra economia. Abbiamo giocato con un handicap, non c’è da stupirsi se oggi siamo in coda.
Eppure, i nostri economisti scodinzolano come cani da salotto quando vengono invitati al Forum di Davos o all’Aspen Institute.
Le precise responsabilità di coloro che hanno svenduto l’Italia vengono taciute. Abbiamo scambiato per buoni i cattivi e viceversa, e continuiamo a farlo.
Accettiamo senza una reazione ufficiale che la signora Ursula von der Leyen ci minacci, senza un briciolo di dignità e di senso dello Stato.
Sarebbe bello se un politico venisse premiato dai propri concittadini per ciò che ha fatto per loro, è desolante che un politico venga premiato da finanzieri internazionali per ciò che ha fatto per loro contro gli interessi dei propri concittadini.
Da troppo tempo non siamo più in grado di distinguere, veniamo influenzati, manipolati in tutti i nostri processi mentali, al punto da berci tutte le palle raccontate dai media e scambiare Roberto Saviano per un intellettuale.
Veneriamo i caproni, siamo tutti seguaci di Baphomet.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia