Elezioni, Homo videns: alzati e vai a votare chiunque si schieri contro la guerra
Per una volta, fate la cosa giusta. Votare chi? Chiunque si sia schierato contro la guerra.
SCRITTI PANDEMCI
Homo videns, o del telespettatore
Nel suo homo videns, pubblicato da Laterza esattamente dodici anni fa, Giovanni Sartori canzonò a modo suo (alla toscana!) il telespettatore medio, un essere regredito, istupidito, incapace di comprendere la realtà in cui vive.
Profetico, il Professore descrisse quello che oggi è sotto gli occhi di tutti noi: il telespettatore è un minus habens, crede a tutto ciò che gli viene raccontato, vive in un mondo di pura fantasia dove i temi della campagna elettorale sono quelli sempiterni discussi nei talk show, ospiti i soliti noti.
Mentre il cretino ascolta Lilli Gruber, neonazisti sparano razzi pagati con le sue tasse sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Siamo entrati in guerra quando il liberticida maximo Presidente Sergio Mattarella ha apposto la propria firma in calce al Decreto Legge 28 febbraio 2022 n. 16, in violazione dell’Art. 87 della Costituzione, ma in Italia lo abbiamo scritto in due (io e Mauro della Porta Raffo).
Il telespettatore ha capito ciò che gli è stato raccontato da Paolo Mieli: la nostra appartenenza alla NATO ci imponeva di aiutare l’Ucraina. Non importa che questo non sia vero, Paolo Mieli si è autoproclamato storico e, dato che è di sinistra, chi può mettere in dubbio la sua autorevolezza?
Comodamente stravaccato sul divano in saldo cucito dagli artigiani della qualità, l’homo videns – già fiaccato da tre o quattro dosi di vaccini autorizzati in via d’urgenza perché non esisteva una terapia efficace contro la Cov-Sars 2 (esisteva, certamente, ma la condizione per l’approvazione in via d’urgenza era proprio che non esistesse, così non è esistita) – rischia di morire senza aver capito un beato cazzo.
Io da anni guardo soltanto documentari. So tutto dei rituali amorosi dei gibboni e delle esplorazioni spaziali. I primi sette canali del televisore per me non esistono, non so neppure chi conduca il TG 1. Enrico Mentana l’ho incontrato di persona un paio di volte e non l’ho trovato simpatico. A volte, la prima impressione è esatta: un uomo che elimina i dissenzienti dalle proprie trasmissioni mi fa paura. Come mi fa paura un Gianni Riotta, che dalle assemblee studentesche e gli articoletti su Il Manifesto ha fatto molta strada ma non è diventato più saggio.
Io mi sono salvato per caso, grazie alla mia passione per la lettura. Altrimenti sarei un homo videns e voterei in base all’abilità del politico di turno a uccidere le mosche su TikTok.
Proprio per questo, mi sento vicino a mio padre, a mia madre, a mio fratello e a tutti gli altri cretini imbambolati. Se si sono ridotti così, la colpa non è soltanto loro. Se oggi votano Calenda, convinti che rappresenti il cambiamento, la colpa è di Lilli Gruber, Paolo Mieli, Enrico Mentana e Gianni Riotta (nomi scelti a casaccio, naturalmente).
O forse del giustiziere delle mosche che dalle sue televisioni commerciali ha diffuso il nulla spacciandolo per la realtà quotidiana: noi non andremo mai all’Isola dei famosi e di quelli che ci vanno non dovrebbe importarci assolutamente nulla, non più di quanto ci importi del bancario del piano di sopra.
Ci dovrebbe importare di quei razzi che colpiscono la centrale nucleare di Zaporizhzhia, della guerra dichiarata dal liberticida maximo Presidente Sergio Mattarella quando ha apposto la propria firma in calce al Decreto Legge 28 febbraio 2022 n. 16, in violazione dell’Art. 87 della Costituzione, della nostra appartenenza alla NATO che è sempre più sfacciatamente il braccio armato del Deep State, dell’Unione Europea retta da un’incapace e del perché Mario Draghi sia stato premiato con corna di caprone proprio per avere fatto gli interessi della finanza internazionale, che guarda caso confliggono con i nostri.
Giunto a questo stadio della sua imbarazzante involuzione, il bradipo col telecomando farebbe meglio a restare comodamente stravaccato e disertare le urne. Il suo voto è un’offesa al suffragio universale, un esempio eclatante di fallimento della democrazia.
Tanto senza che nessuno ne parli Sergio Mattarella nomina Marco D’Alberti alla Consulta, infischiandose del conflitto d’interesse palese che imporrebbe (sì, in un Paese civile!) a chi abbia assistito Caio (tale Draghi Mario) di giudicarne l’operato.
La Corte Costituzionale è chiamata a decidere sulla legittimità degli obblighi vaccinali. Cosa potrà decidere un giurista che fino all’altro ieri lavorava per quel tale Draghi Mario che dalla TV ci minacciava: “Non ti vaccini, muori”?
Ora, caro homo videns, anche se sei del tutto rincretinito, anche se la campagna di mistificazione ha avuto successo e – a sentire il Professor Mattias Desmet – tu sei ipnotizzato, io ti conosco e so che tra un paio di mesi ti pentirai di aver votato Calenda. Quindi, alza il tuo deretano sudaticcio, sprimaccia i cuscini e vai a votare. Per una volta, fai la cosa giusta. Votare chi? Chiunque si sia schierato contro la guerra. Il motivo è ovvio: primum vivere (anche da homo videns!).
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia