Elezioni, da Bruxelles a Roma: un europarlamentare su cinque tenta il grande salto

Da Calenda a Berlusconi, da Tajani a Fitto: saranno 13 su 76 gli eletti al Parlamento europeo che il 25 settembre cercheranno di entrare a Montecitorio


Da Bruxelles a Roma. Dall’Europarlamento a Montecitorio. Il 25 settembre ci proverà un europarlamentare su cinque. Uno di loro sarà Carlo Calenda. Le elezioni politiche servono anche a questo: ti ricordano che Carlo Calenda è eurodeputato. Eletto nel 2019 col Pd, sì, il partito che ha lasciato due volte, la prima da iscritto e la seconda da alleato, in un paio d’anni ha traslocato dai democratici al gruppo dei Socialisti&Democratici e ai macroniani di Renew Europe. Secondo il Fatto Quotidiano, Calenda, nella graduatoria della partecipazione alle sedute, è al 71esimo posto su 75 eletti italiani e al 622esimo sui 705 totali. In 170 sedute plenarie del Parlamento europeo è intervenuto in aula sei volte. Del resto, si sa, Calenda è un uomo d’Azione. E con Azione cercherà di lasciare il Parlamento europeo per non partecipare - pardon, per partecipare - alle sedute di Montecitorio.

Elezioni, da Bruxelles a Roma: un europarlamentare su cinque tenta il grande salto

Gli europarlamentari percepiscono una retribuzione netta di 7.300 euro al mese. Eppure saranno 13 su 76 i membri italiani che tenteranno di lasciare Bruxelles per amore dell’Italia (e non, come pensate, per i 14.600 euro di stipendio da senatore e i 13.900 euro percepiti dai deputati). Nonostante abbiano di fronte ancora quasi due anni di mandato, è irrefrenabile il richiamo della terra natia (e non, come credete, il richiamo del diritto all’assegno di fine mandato che è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo). Da Silvio Berlusconi ad Antonio Tajani (Forza Italia), da Eleonora Evi (Europa Verde) a Raffaele Fitto (Fratelli d’Europa e adesso d’Italia), da Simona Bonafé a Caterina Chinnici (Pd), aspirante governatoressa (@Laura Boldrini si dice così?) della Sicilia. L’unica delegazione che resterà intatta sarà quella del M5s. Loro rimarranno lì, a Bruxelles, a portare a termine l’impegno preso con gli elettori. Loro non si muoveranno finché non avranno terminato il loro lavoro. Loro continueranno a frequentare i banchi dell’Europarlamento fino all’ultimo giorno di legislatura per onorare l’Ue (e non, come immaginate, perché hanno il vincolo del doppio mandato e avrebbero corso il rischio di non essere eletti a Roma e di non poter tornare più nemmeno a Bruxelles).