Meeting di Rimini 2022, tutti contro il reddito di cittadinanza (compreso Di Maio)
Da Meloni a Salvini, sino a Rosato, pioggia di critiche bipartisan per la misura introdotta dal M5s. E anche il ministro degli Esteri pare adeguarsi
È un assalto bipartisan al reddito di cittadinanza, quello andato in scena durante il dibattito tra i leader al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini. Se da una parte era facile aspettarsi una posizione netta e contraria da parte di Giorgia Meloni, Matteo Salvini ed Ettore Rosato, da sempre critici sulla misura con Fd’I, Lega e Italia Viva, dall’altra stupiscono le dichiarazioni di Luigi Di Maio, che da precursore e promotore del sussidio simbolo del M5s ha detto che l’assegno va salvaguardato “per disabili o inabili al lavoro”. E gli altri?
Meeting Rimini 2022, tutti contro il reddito di cittadinanza: “La povertà non si combatte solo con i soldi”
“Il reddito di cittadinanza ha un paradosso: diamo sino a 700 euro a un giovane valido quando un disabile prende molto meno”, ha spiegato Meloni dal palco del Meeting di Cl. “Se vuoi aiutare i ragazzi ad avere un futuro devi dare quelle risorse a chi assume. Il lavoro ha sempre una dignità. Tra stare a casa e lavorare è sempre meglio lavorare. Sono stata attaccata per aver fatto la cameriera: ma ho imparato di più facendo la cameriera che stando in Parlamento”. Stessa posizione di Salvini, secondo cui il 70% di chi ha cominciato a prendere il reddito di cittadinanza nel 2019 lo sta prendendo ancora adesso, è evidente che qualcosa non funziona. Il 17% dei percettori è disabile o ha un disabile in famiglia: a costoro non va tolto neanche un euro. Coloro che invece sono abili al lavoro, al primo rifiuto perdono qualsiasi tipo di diritto”. Anche per Rosato, presidente di Iv, “il reddito di cittadinanza è una misura profondamente sbagliata. La povertà non si combatte solo con i soldi, la lotta alla povertà richiede un insieme di servizi che enti locali e terzo settore possono dare. Non basta un assegno. Uscire dalla cultura dell’assistenzialismo di Stato è un dovere che noi dobbiamo mettere in campo e non vuol dire lasciare indietro nessuno abolendo il reddito di cittadinanza”.
Di Maio si allinea: “Saranno le aziende a segnalare chi non dovrà più percepire il sussidio”
E Di Maio? L’estremo difensore del sussidio statale sembra essersi allineato con i critici. “Io sono d’accordo con quella norma, approvata poco prima della fine del governo Draghi, che dice che è meglio permettere alle aziende di fare la proposta direttamente ai percettori del reddito, e se non la accettano sono le aziende stesse a segnalare che la persona non deve più percepirlo”. La norma alla quale fa riferimento il ministro degli Esteri è contenuta nella legge di conversione del decreto Aiuti, che ha contribuito alla mancata fiducia dei pentastellati che ha innescato la crisi di governo. Prevede che le offerte di lavoro, che se rifiutate per due volte comportano la perdita del sussidio, possano arrivare anche direttamente dalle aziende, senza l’intermediazione dei centri per l’impiego. Che cos’è successo, allora? Di Maio ha veramente rinnegato la sua creatura?