Elezioni 2022. On. Federico Mollicone (FdI): “Nel partito, preferiamo la tutela delle nostre idee alla logica delle poltrone”
Il Giornale d’Italia incontra il deputato romano per disquisire di politica, elezioni, futuro e programmi
Federico Mollicone, classe 1970, è deputato nella XVIII legislatura. È componente della VII commissione (Cultura, Scienza e Ricerca, Sport, Istruzione, Informazione) dove è capogruppo per Fratelli d’Italia e componente della commissione di Vigilanza Rai. Per Fratelli d’Italia, di cui è fondatore, è responsabile del Dipartimento Cultura e del Dipartimento Innovazione.
Fratelli d’Italia è in forte ascesa nei sondaggi. La discesa in campo di Giorgia Meloni a difesa del suo elettorato e degli interessi europei c’entrano qualcosa?
«Gli elettori hanno fiducia in Fratelli d’Italia per la coerenza con la quale ha difeso i propri valori identitari. Nella scorsa legislatura siamo stati l’unica forza politica a preferire la tutela delle nostre idee alla logica delle poltrone. Abbiamo portato avanti un’idea di opposizione costruttiva. Proponiamo l’interesse della Nazione al di sopra di qualsiasi guadagno personale: i sondaggi lo dimostrano. Il lungo lavoro di Giorgia Meloni alla guida del partito; le sue proposte e la sua saldezza nel combattere in Parlamento per l’Italia e per la salvaguardia degli interessi dei cittadini, sono il nostro biglietto da visita per le imminenti elezioni politiche, e ritengo che nessun altro partito possa presentarsi agli italiani con una simile coerenza.»
Sondaggi alla mano, Fratelli d’Italia è intorno al 22%. Ci saranno risultati inaspettati?
«Non ho la sfera di cristallo per dire cosa succederà il 25 Settembre ma quel che posso affermare con certezza è che gli italiani vogliono risposte. Le politiche dei grillini e del Partito Democratico hanno impedito all’Italia di crescere, con il reddito di cittadinanza che – a fronte di un costo generale di 22 miliardi di euro – ha fallito sia nel combattere la povertà che nel creare nuovi posti di lavoro, aumentando – invece – il lavoro in nero e le difficoltà, da parte delle piccole-medie imprese, di assumere. Tutto ciò è riassunto nella campagna elettorale condotta dal PD e dai Cinque Stelle: incapaci di combatterci sui temi preferiscono l’attacco gratuito, andando a creare pseudo-inchieste e false accuse.»
Secondo Lei, Giorgia Meloni avrà un ruolo attivo all’interno del prossimo Governo?
«Conosco Giorgia Meloni sin da giovanissima, da quando approcciava i primi passi nel mondo della militanza politica. Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare la sua personalità, la sua tenacia e le sue competenze: furono queste sue caratteristiche a farmi credere sin dall’inizio nel progetto di Fratelli d’Italia, di cui sono fondatore, e sono le qualità che ci hanno permesso di crescere nei consensi. Giorgia ha mostrato coi fatti che può ambire a qualsiasi ruolo istituzionale, mostrando che non servono “quote rosa” per poter arrivare a guidare un partito o un eventuale governo.»
Quali sono i temi cardine di Fratelli d’Italia in questa campagna elettorale?
«I nostri temi sono stati il cardine di tutta l’opposizione fatta nella scorsa legislatura, e sono stati messi nero su bianco nell’Accordo quadro di programma presentato assieme ai nostri alleati di centrodestra. Il riconoscimento dell’Italia come parte integrante dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente, attuando una politica estera incentrata sull’interesse nazionale e la difesa della Patria; la difesa delle infrastrutture strategiche nazionali; una riforma istituzionale in senso presidenziale; sviluppo dell’autosufficienza energetica; la flat tax incrementale; la riforma del reddito di cittadinanza per incentivare il lavoro e abbattere il cuneo fiscale, secondo la formula “più assumi, meno paghi”.»
E i suoi?
«In qualità di responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia, per i dettagli sul programma bisogna aspettare il testo definitivo ed ufficiale, ma sicuramente non mancheranno le nostre proposte sulla cultura e l’innovazione. Penso alla detrazione del consumo culturale, incentivo fiscale che da sempre sosteniamo per il rilancio delle politiche culturali post-pandemiche, o all’ introduzione del tema della sovranità digitale, di cui una regolamentazione a tutela dei diritti individuali e della sicurezza nazionale è sempre più necessaria. Fratelli d’Italia è il primo partito ad aver parlato di “sovranità digitale”, termine poi introdotto in Parlamento persino prima delle linee guida europee. Senza sovranità digitale non possono esserci sovranità politica ed economica: proponiamo – quindi – una direzione nazionale alle politiche dell’innovazione. Vanno tutelate le piccole e medie imprese e le start-up che sono fondamentali per la crescita della Nazione, attraverso incentivi, come la salvaguardia del ruolo del Patent Box e la riforma dell’infrastruttura pubblica di sostegno all’editoria. Promuoveremo la rigenerazione urbana tramite le città digitali: per una maggiore efficienza dei servizi e una riduzione dei costi.»
In quale collegio si candiderà?
«Siamo ancora in fase di valutazione.»
Cosa vuole dire ai suoi elettori?
«Da sempre Fratelli d’Italia ha costruito la propria azione politica sul merito e la preparazione. In virtù di questi principi mi sono sentito in dovere nei confronti dell’elettore e di tutta la nazione di “ragguagliarli” su ciò che ho fatto in questi anni stilando un report, disponibile sul mio sito personale. Ho voluto evidenziare come il dovere di un parlamentare non è solo quello di stare seduto in aula, ma soprattutto quello di implementare, qualitativamente e quantitativamente, il proprio indice di produttività. Su 630 deputati 140, per lo più 5 Stelle, non hanno presentato in 4 anni e mezzo una proposta di legge. Il gruppo più produttivo è quello di FdI, con Giorgia Meloni come deputato più produttivo sui termini delle proposte di legge. Sono dati elaborati su fonti aperte, come il sito della Camera o Openpolis, dati assoluti. I termini della produttività parlamentare sono simbolo dell’impegno del parlamentare per il collegio e per la nazione tutta. Questo rapporto è fatto, anche, per essere simulazione di indicizzazione della produttività in Parlamento. Un indice che dovrebbe essere certo, per sapere esattamente cosa, come e quanto fa il parlamentare, come vera e propria forma di trasparenza, molto più valevole della sola presenza in Aula. Elaborazioni che dovrebbero essere fornite direttamente dalle istituzioni, così da garantire il rapporto eletto-elettore, come avviene nei contesti anglosassoni, fornendo ai lettori, agli elettori e ai semplici curiosi un rapporto su ciò che è stato fatto, su ciò che dovrà essere completato e sui cambiamenti sociali, civili e politici che sono stati affrontati. Per questo, proporrò, qualora dovessi essere rieletto, l’indice di produttività, che chiameremo “IPP”.»