Crisi di governo, voto di fiducia su Draghi prima al Senato e non alla Camera: Pd sconfitto
Nel primo pomeriggio la decisione del capogruppo dei 5 stelle di Crippa di appoggiare la richiesta del Pd di votare prima alla Camera. Poi l'asse Fico-Casellati a scongiurare tutto
Alla fine è passata la linea gialloverde. La fiducia per il presidente del Consiglio Mario Draghi si voterà prima al Senato, non più alla Camera, come era inizialmente previsto. È stata una giornata di intensi battibecchi dato che il capogruppo dei grillini Davide Crippa aveva appoggiato la linea del Pd di votare prima alla Camera, dove Draghi è più debole come ricordato anche da fonti della Lega. Decisiva dunque la consultazione tra i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, che come da prassi hanno deciso: prima Camera e poi Senato. I primi segnali di crisi si sono manifestati proprio a Montecitorio dopo la decisione del Movimento 5 stelle di non partecipare alla votazione finale sul Dl Aiuti.
Crisi di governo, voto di fiducia prima al Senato come da prassi
Aveva fatto scalpore infatti durante la conferenza dei capigruppo della Camera, la richiesta dei dem di chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi di rendere mercoledì le sue comunicazioni inizialmente a Montecitorio e non al Senato come previsto dalla prassi. Richiesta appoggiata da Crippa ma dopo poche ore è arrivato l'accordo tra Fico e Casellati per rimettere tutto in ordine. Il capogruppo dei grillini ha anche dovuto dare spiegazioni durante l'assemblea di oggi del M5s.
Così la retromarcia come accreditato da fonti del Senato: le comunicazioni del presidente del Consiglio e il successivo dibattito sulla fiducia con il voto partiranno da Palazzo Madama. Infuriata la Lega dopo aver scoperto il tranello che tramite i capigruppo a Camera e Senato della Lega, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo aveva dichiarato: "Siamo alla farsa. Ora Pd e M5s chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato solamente perchè Conte è più debole alla Camera. Giochini vergognosi che vanno contro la prassi che vuole che le comunicazioni del presidente del Consiglio siano fatte nella Camera di prima fiducia, o dove si è generata la crisi. In entrambi i casi, quindi, al Senato".
"Gli italiani meritano rispetto, serietà e certezze", concludono.