Massimiliano Bastoni (Lega): “Mi piace stare tra la gente e il rilancio della Lombardia sarà una mia priorità”
Bastoni è un leghista della prima ora, con un’importante militanza politica. È amato dalla gente, vive tra i mercati per incontrarla e ha fatto della disponibilità la sua bandiera
Massimiliano Bastoni, classe 1969, è consigliere in Regione Lombardia, quota Lega. In questa lunga intervista a Il Giornale d’Italia racconta l’amore per la sua gente, delle prossime amministrative, del “caso Attilio Fontana” e del rapporto con i vertici del partito.
Negli ambienti politici milanesi, La chiamano “il volto buono della Lega”. Perché?
«Onestamente non sapevo mi chiamassero così e penso che gli avversari politici abbiano un’altra idea; posso dire che cerco sempre di essere a disposizione di tutti e forse questo mi ha aiutato ad entrare in sintonia con diverse persone. Mi piace molto stare in mezzo alla gente e quindi potrebbe essere che questa mia “apertura” venga apprezzata da chi mi conosce.»
Dalla militanza al Comune di Milano, fino in Regione Lombardia. Tra il popolo, le preferenze bisogna sudarsele. Che strategia usa per convincere i suoi elettori?
«Vengo dalla scuola di Bossi, quindi credo molto nei contatti umani, nel passaparola. L’ascolto e la migliore strategia, il che non vuol dire accontentare tutti ma mettersi a disposizione. Noi politici spesso veniamo considerati come una sorta di alieni, io amo rompere ogni tipo di barriera e cerco di fare capire a chi ho di fronte che sono uno di loro, che prima che un politico sono una persona con i suoi pregi e le sue fragilità. Non cerco mai di mettermi su un piedistallo o alla ricerca di sterili consensi.»
È in Lega da sempre. Come sono i suoi rapporti con gli attuali vertici? Matteo Salvini è un bravo leader?
«Beh i risultati parlano per lui. Ha raccolto una Lega che era al 3% e l’ha portata fino a quasi il 35%. Le sue doti di leader sono evidenti. Per quel che mi riguarda, preferisco però avere più rapporti con la base militante che non con i vertici.»
Il 12 giugno, ci saranno le amministrative e Lei si sta concentrando ovviamente sulle realtà lombarde, tra incontri, comizi e ascolto dei cittadini. Quali le stanno particolarmente a cuore?
«Come già detto, amo incontrare la gente, stare nei mercati, conoscere le realtà delle periferie. Siamo un partito nato nei mercati, con i nostri gazebo, essere leghisti vuol dire essere questo.»
Come ha preso la piena assoluzione del Presidente Attilio Fontana?
«Sono stato molto contento, Attilio è una persona per bene e questa vicenda lo aveva molto colpito, ad un certo punto voleva anche lasciare ma ci siamo tutti stretti intorno a Lui. Poi il lavoro fatto in Regione gli ha dato ragione e penso che i lombardi questo lo abbiano riconosciuto.»
Secondo Lei, c’è stato più accanimento del solito perché soggetto pubblico di centrodestra? Perché sembra che per la sinistra, spesso, la giustizia faccia orecchie da mercante.
«Sarà un caso ma quasi ad ogni campagna elettorale spunta fuori puntuale come un orologio svizzero l’indagine della magistratura e guarda caso sempre nei confronti di esponenti del centrodestra. Io non credo che l’onestà abbia un colore politico, così come non credo che un partito possa avere il controllo di tutti i suoi amministratori ed esponenti politici presenti sul territorio, ritengo quindi veramente una cosa vergognosa l’utilizzo della magistratura per scopi politici. Fontana è solo l’ultimo dei casi, mi vengono in mente persone come Mario Mantovani o Davide Boni, buttati nella gogna mediatica, esclusi dalla corsa elettorale, costretti a dimettersi per poi scoprire che erano innocenti, ma gli anni persi ed in alcuni casi passati in carcere, non li restituisce nessuno. E’ necessaria una riforma della giustizia nel più breve tempo possibile.»
Dopo le amministrative, subito con la testa alle regionali?
«Prima dobbiamo concludere questo mandato, il lavoro da fare è tanto, soprattutto dal punto di vista del rilancio economico. La Lombardia è una regione che è stata colpita duramente dal covid e le conseguenze non sono state solo sul piano sanitario, migliaia di attività ne hanno risentito, con chiusura di diverse aziende e la conseguente perdita di posti di lavoro. Il nostro impegno deve essere soprattutto incentrato nel pensare al rilancio.»