13 Maggio 2022
Giuseppe Conte (fonte foto LaPresse)
È pronto il terzo decreto sull'invio di armi all'Ucraina ma Conte continua a fare muro: "Governo non ha mandato politico". Il terzo decreto interministeriale sull'invio di armi a Kiev, predisposto dai ministeri della Difesa, degli Esteri e dell'Economia, sta per essere pubblicato in Gazzetta ufficiale per diventare efficace. Il provvedimento, che certifica come l'Italia sia determinata a restare al fianco del governo di Volodymyr Zelensky anche dal punto di vista militare, arriva subito dopo il rientro del presidente del Consiglio Mario Draghi dagli Stati Uniti. Molte armi erano già contenute nei primi due decreti: lanciatori Stinger, mitragliatrici, mortai. Ma nonostante il ministro della Difesa Lorenzo Guerini dichiari che il provvedimento "è la prosecuzione del nostro impegno", la lista delle forniture resta secretata e non si esclude che siano inclusi anche mezzi blindati come i carri armati.
Per evitare ulteriori escalation proprio ieri è intervenuto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che da settimane sta tentando ormai di smarcarsi dalla linea tenuta dal governo. E questo nonostante le Camere, di cui lui non fa parte, abbiano votato all'inizio della crisi per autorizzare l'invio di armi in Ucraina fino alla fine dell'anno. Prima il distinguo tra armi offensive e difensive, che a molti è sembrata più una distinzione accademica che una presa di posizione nel merito.
Poi i toni si sono progressivamente alzati, fino ad arrivare alla dichiarazioni di ieri negli studi di "Piazza Pulita", dove l'ex premier ha dichiarato che il governo "non è nato con un mandato politico" per affrontare la crisi ucraina. "Carri armati no, armi più pesanti e più letali no. Non ci sono e non ne dobbiamo mandare". Insomma, l'impressione è che se ci dovesse essere un quarto decreto sulle armi senza che si passi dal Parlamento, potrebbe concretizzarsi la rottura.
Per questo il premier si è deciso a riferire davanti a Camera e Senato. La relazione di fronte all'organo legislativo non è avvenuta prima del 10 maggio, giorno della visita di Draghi alla Casa Bianca, come avrebbe voluto il leader grillino, ma è prevista giovedì prossimo, 19 maggio. Quantomeno un segno di pace nei confronti dei parlamentari.
L'intervento di Draghi avverrà come informativa, per la quale almeno al momento non è previsto nessun voto. In questa battaglia affinché il capo del governo illustri "l'indirizzo politico con cui si affronta uno scenario bellico in continua evoluzione" Conte ha trovato l'appoggio di Matteo Salvini, leader della Lega. Meno da parte del leader di quello che dovrebbe essere il partito alleato, il Pd di Enrico Letta, che sempre a "Piazza Pulita" ha detto che "c'è stato un voto in Parlamento all'inizio di un percorso chiaro e netto".
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