Conte equidistante sulle elezioni francesi a Otto e Mezzo, il Pd non ci sta ma Letta tace

Dopo l'ambiguità del leader del Movimento 5 Stelle nel programma della Gruber, in molti tra i democratici non condividono la terzietà sulle elezioni francesi. Pesa il silenzio del segretario

Giuseppe Conte equidistante sulle elezioni francesi a Otto e Mezzo, il Pd non ci sta ma Letta tace. Il leader del Movimento 5 Stelle scivola sulle elezioni presidenziali francesi e nel Partito democratico fioccano le prese di distanza dall'ex presidente del Consiglio. A Otto e Mezzo, nella puntata di mercoledì 20 aprile, Conte non ha saputo schierarsi con chiarezza al fianco dell'attuale presidente Emmanuel Macron, impegnato in un ballottaggio con la candidata nazionalista Marine Le Pen. A domanda precisa da parte di Lilli Gruber, l'ex "avvocato del popolo" ha prima cercato la risposta diplomatica:"Se fossi il leader di un partito francese darei sicuramente un'indicazione di voto, ma sono il leader di un partito italiano". E poi, incalzato ancora, Conte prosegue: "Sono distante dalla Le Pen perché siamo sul fronte progressista ma le questioni da lei poste vanno affrontate". 

Conte equidistante sulle elezioni francesi

Il giorno dopo la titubanza di Conte scatena un piccolo caso nelle file del partito che dovrebbe essere l'alleato del Movimento da qui a un anno nelle elezioni politiche, il Partito democratico. Al Nazareno sembrano lontani i tempi in cui Conte era diventato "il punto di riferimento dei progressisti" e diversi suoi esponenti, anche molto diversi tra loro, non ne condividono l'equidistanza.

"I progressisti italiani ed europei stanno con Macron, non nel mezzo. Non possono esserci tentennamenti se si vuole stare nel campo progressista. Viene da pensare allora che quell'adesione non sia così convinta..." ha spiegato Matteo Orfini, uno dei rappresentanti dell'ala sinistra dei democratici. Sul versante opposto, non è tenero con Conte nemmeno Andrea Marcucci: "In Francia si vota per due opzioni opposte: l’europeismo con Macron o il sovranismo populista con LePen. Sono gli stessi schieramenti che si confronteranno in Italia. E non si può non sapere da che parte stare, né tantomeno stare un po' di qua ed un po' di là". 

Il silenzio pesante di Enrico Letta

Anche un altro esponente di peso del Partito come Laura Boldrini sceglie con decisione Macron e lo fa con un tweet: "Equidistanza tra Macron e LePen? No, grazie. I progressisti non possono che auspicare la vittoria del presidente uscente per respingere l'estremismo antieuropeista in Francia". Del resto, come pretendere altrimenti? La linea era stata fissata, poco prima del primo turno elettorale, dal segretario Enrico Letta. 

Che descriveva in termini apocalittici l'eventuale vittoria della Le Pen: "Sarebbe per Putin una vittoria molto maggiore che conquistare l'Ucraina: un terremoto politico, sfascerebbe l'Europa e avrebbe un impatto anche su di noi". Dichiarazioni pesantissime e allo stesso tempo lontanissime dal "neneismo", per usare un termine diventato di moda, di Conte. E non è un caso che all'indomani delle dichiarazioni del pentastellato proprio Letta non abbia commentato la posizione dell'alleato, non si sa se per rabbia o per imbarazzo.