Ucraina, Conte si smarca da Draghi: "Pace o condizionatori domanda manichea"

Il leader del Movimento 5 Stelle non condivide la visione di Draghi che ieri in conferenza stampa aveva posto una domanda retorica: "Vogliamo la pace o il condizionatore acceso?"

Sull'Ucraina il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si smarca da Mario Draghi: "Pace o condizionatori è una domanda manichea". L'ex premier sottolinea la differenza di vedute rispetto all'attuale inquilino di Palazzo Chigi e a chi gli chiede se la scelta tra la pace e i sacrifici dal punto di vista energetico sia davvero un'opzione sul tavolo risponde: "Pace o condizionatori? Non porrei questo interrogativo in modo così manicheo perché poi il rischio è che la popolazione creda che se rinuncia ai condizionatori poi ottiene sul piatto la pace. Non credo che sia proprio così", le sue parole. Il riferimento è alla domanda retorica posta dal presidente del Consiglio: "Vogliamo la pace o star tranquilli? La pace o accendere il condizionatore'". 

Ucraina, Conte si smarca da Draghi 

Draghi si era espresso in questo modo parlando ai cronisti durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Documento di economia e finanza. A chi gli chiedeva quale fosse la posizione dell'Italia sull'eventuale embargo del gas russo, l'ex banchiere centrale aveva risposto così: "Oggi l'embargo non è sul tavolo, ma tanto più diventa orrenda questa guerra tanto più i Paesi alleati si chiedono: cosa possiamo fare per farla smettere? I massacri di civili e bambini portano a sanzioni sempre più severe".

Una dichiarazione di intenti precisa, dunque: se in Europa si deciderà la misura più drastica, lo stop alle forniture del gas, l'Italia seguirà la linea di Bruxelles e non si opporrà. Conte ha voluto mandare una stoccata al suo successore e le prossime settimane diranno se la dichiarazione è stata solo un invito alla complessità o una contrarietà alla ritorsione economica più drastica nei confronti di Mosca. 

Ucraina, Conte: "Pace o condizionatori domanda manichea" 

Non è la prima volta, del resto, che Draghi e Conte sono in disaccordo sulla guerra in Ucraina. Il leader dei pentastellati ha scavato una trincea su uno dei temi più caldi, quello dell'aumento delle spese miltari. In questo caso il no è stato esplicito e sostenuto dalla convinzione che le priorità per gli italiani siano altre, su tutte il caro bollette e gli investimenti nella sanità.

Sullo sfondo dell'invasione russa e della crisi internazionale, sta prendendo forma un rinnovato asse tra Conte e il leader della Lega Matteo Salvini. Una convergenza - per ora - non politica o programmatica, piuttosto l'intento di fare fronte comune nell'opposizione dall'interno al governo. Ultimo esempio in ordine di tempo, l'opposizione del Carroccio alla decisione dell'Italia di espellere 30 diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale. "La Farnesina avrà fatto le sue valutazioni. Di certo, la storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici", ha dichiarato nell'occasione Lorenzo Fontana, capo dipartimento Esteri della Lega.