Ucraina, Tremonti spiega: "L'Occidente ha sbagliato con Putin, la crisi è riassumibile in tre fasi"

Ai microfoni de Il Giornale, il professor Giulio Tremonti interviene sulla crisi Ucraina: "Questo è un caso in cui è la storia che fa la politica, non la politica che fa la storia"

Il professore ed ex Ministro del tesoro del governo Berlusconi Giulio Tremonti è stato interpellato da "Il Giornale" in merito alla questione Ucraina per capire meglio cosa sta accadendo. Tremonti esordisce così: "Questo è un caso in cui è la storia che fa la politica, non la politica che fa la storia".

Ucraina, Tremonti: "Per capire conflitto ci sono tre fasi"

Giulio Tremonti continua: "Ai tempi dell’Urss, al Cremlino si usava dire: L’Urss confina con chi vuole. Era, questa, una formula che combinava la potenza ideologica del comunismo con la potenza militare della Russia. Tra le due, la più forte non era la potenza militare, ma la potenza ideologica: la proiezione quasi globale del comunismo". Mentre opposto e parallelo è il messaggio trasmesso dall'Ue: "La Ue confina con chi vuole, perché rappresenta un attrattivo e superiore modello di civiltà e di progresso. Oggi, nella disputa sui confini tra Russia e Ue, c’è un vizio bilaterale. E, per capirlo, per correggerlo, non serve molta storia, ma una modica quantità di storia: tre distinte fasi della storia recente".

"La prima fase va dalla caduta del Muro di Berlino, dalla caduta del comunismo, fino alla fine degli anni Novanta. In questo tempo si sviluppa verso la Russia una pace oggettivamente punitiva: l’addebito delle colpe storiche del comunismo, l’idea che il modello sovietico possa essere sostituito dal modello politico dell’Occidente, export di democrazia e strutture di mercato" ricorda Tremonti, aggiungendo però che "va per contro notato, che a quell’altezza di tempo, dal lato dell’Occidente, quello che si voleva cambiare in Russia era invece tollerato in Cina. Sulla Cina si diceva che era in cammino sulla via dello sviluppo e della democrazia, senza alcun sindacato sulla cifra democratica della Cina. Questa è stata la prima fase del rapporto tra Occidente e Russia: pace punitiva e democrazia esportativa".

Continua Tremonti: "La seconda fase è quella che va dalla fine degli anni Novanta fino alla prima decade del Duemila. È la fase in cui la Russia entra nel G7, che per questo diventa G8. È la fase politicamente più intelligente. Bilateralmente intelligente, sia per l’Occidente che per la Russia. È la fase della politica di Bush e Berlusconi. Tremonti ricorda come ancora "erano evidenti i limiti democratici della Russia". "Ricordo che Berlusconi mi correggeva sempre: "Ricordati di dire G8". Questa era la posizione del mondo occidentale, che incorporava la Russia. Questa è la via che si sarebbe dovuto seguire. Attorno al tavolo trovavi America, Europa e Russia, come parte dell’Europa. Trovavi Putin. Io trovavo Kudrin, il ministro del Tesoro russo dell’epoca".

Tremonti poi passa alla terza fase, scoppiata di recente "che concentra la sua criticità nel 2014. La criticità non c’è tanto quando l’Ucraina parla di Nato, quanto piuttosto, ed è l’inizio di tutto, quando l’Ucraina esprime il suo interesse per un accordo commerciale con la Ue. Proprio questo è il punto di inizio della crisi. La Russia, non più legittimata dal G8, inizia a temere l’esportazione della democrazia nei suoi confini". "Ed è così che si arriva ad oggi. Per dirla con Benedetto Croce, non esistono incidenti della storia, ma solo incapacità di capire i cambiamenti".

Il professore lascia poi spazio ad una riflessione legata all'ultimo G7 dove si è ignorata la questione russa: "Gli ultimi G7 e G20 vengono dopo la pandemia e pretendono di capitalizzarla nel disegno di un mondo migliore senza averne capito le cause e gli effetti. Come nella Bibbia, la divinità punisce l’uomo che erige la Torre di Babele, togliendogli la lingua unica, così la pandemia ha hackerato il software della globalizzazione. Ha spazzato via il pensiero unico. È tornata la storia accompagnata dalla geografia. Dopo aver scritto per venti anni sui limiti della globalizzazione, nel 2016 ho scritto Mundus furiosus. E mi pare che oggi ci siamo", conclude Tremonti.