Quirinale, democrazia da un potere superiore: lo Stagno dell'oggi
Oggi gli italiani assistono alla elezione del proprio primo cittadino non certo come dovrebbe essere: visto che sulla carta sono amministrati da una coalizione politica ove tutte le correnti tolta una sono presenti
Difficile definire cosa sia questo concetto o meglio mezzo attraverso il quale il popolo possa essere amministrato da un potere super-partes: la Democrazia.
Abramo Lincon considerava che fosse il governo del popolo, per il popolo ed a favore del popolo.
George Bernard Shaw affermava che la democrazia è il processo che garantisce che noi siamo governati meglio di quello che meritiamo.
Sir Winston Churchill lo considerava come il peggior sistema di governo progettato dall’uomo, con l’eccezione di tutti gli altri.
Thomas Carlye affermava che era l’imbroglio provvisorio delle urne elettorali e sottolineava pure che era una molto diffusa superstizione e soprattutto un abuso della permanenza, concetto questo approvato in toto pure da Louis Borges.
Il mio amico Roberto Alifano sottolinea che dobbiamo conformarci con quello che abbiamo, e di conseguenza considerarla un bene di tutti non è solo una assurdità ma pure una demagogia della peggior specie e della più bassa risma.
Democrazie è garanzia di libertà e giustizia e di equanimità.
Senza la democrazia cadremmo in una di quelle tragiche e grottesche maniere dittatoriali di governare i popoli quali il fascismo, il nazismo, il comunismo, il castrismo, il chavismo ed altre forme totalitarie.
La democrazia ormai viene considerata una tradizione esteticamente di buon criterio o meglio, per ricordare le parole di Eugenio D’Ors: è plagio.
Difficile trovare altra miglior soluzione per amministrare il popolo ma facile è creare storture atte a stravolgerne il concetto egualitario dell’individuo. Considerando la fragilità umana e l’ingordigia che attrae in ognuno di noi: il dolce far niente ecco che, l’acchiappo dei voti, stravolge il buon criterio.
Sufficiente è portare al potere una persona che democraticamente garantisca una prebenda che assicuri il non lavoro in cambio di voti e in tal maniera l’immagine del buon governo, per la tranquillità del popolo, è assicurata.
Ce da chiedersi per quanto ?
Ovviamente fino a che le casse della nazione così governata non saranno vuote. Vivrebbe così temporaneamente grazie a questo andazzo e di poi, dopo il defaul economico che sarebbe ovviamente certezza annunciata, ecco allora che generazioni di nullafacenti nate con concetto che tutto gli è dovuto senza meritocrazia e dimentichi che - il lavoro nobilita – colorerebbero di rosso le strade. Di poi il futuro sarebbe o la dittatura o la democrazia ma con la D maiuscola.
Oggi gli italiani assistono alla elezione del proprio primo cittadino non certo come dovrebbe essere: visto che sulla carta sono amministrati da una coalizione politica ove tutte le correnti tolta una sono presenti. Evidenti appaiono gli interessi personali di chi qualora cadesse questa armata Brancaleone tornerebbero a casa loro senza quella valanga di agevolazioni per la vita, privilegi non certo guadagnati con il proprio lavoro, ma grazie all’acquisto del dolce far niente, se non fosse così e se esistesse una vera armonica volontà costruttiva tra le parti allora assisteremmo ad un unanime scelta di chi deve nel mondo rappresentarci.
Mi trovo costretto a chiedermi oggi la nostra democrazia che D possegga ?
Di Daniele Crippa