Draghi, a chi la racconti? Crescita del 6% non è "ripresa" ma solo "gol della bandiera"

Nel 2020 il Pil italiano è sceso di 9 punti percentuali. E il debito pubblico è salito al 180%. C'è poco da festeggiare: ​la crescita del 2021 è in parte solo congiunturale

Certo, per uscire dalla crisi, "ci vuole ottimismo", come diceva Checco Zalone nel film Sole a Catinelle (un film che forse è stato più efficace nel combattere la crisi economica di molte proposte o idee dei soliti politicanti). Un conto però è guardare le cose "con ottimismo", un'altra è bluffare o prendere in giro i cittadini. In tema economico, infatti, difficilmente si potrebbe parlare, oggi, di "ripresa". Nel 2020, per colpa della pandemia (ma soprattutto per colpa delle distruttive restrizioni) l'Italia ha perso, in termini di Pil, ben 9 punti percentuali e abbiamo un debito pubblico che è esploso e sfiora il 180% del Pil. Dunque, caro Draghi, c'è poco da festeggiare, e la propaganda lasciala ad altri.

Ma non è finita. Nel 2019, prima dell'arrivo del Covid, inoltre, la "crescita" era stata appena dello 0,3%, che, negli ambienti degli addetti ai lavori, viene chiamata "decrescita tecnica", mentre negli ambienti frequentati dalle persone piene di spirito diventa "decrescita felice". Parlare, dunque, oggi, alla fine del 2021, di boom - o anche di semplice balzo in avanti per una "ripresa" del 6% - pare una presa in giro. 

Crescita del 6% non è "ripresa" ma solo "gol della bandiera"

"L'Italia vive oggi un periodo di forte ripresa, migliore di quello che avevamo immaginato solo qualche mese fa", aveva detto Mario Draghi giovedì 23 settembre, nel corso della conferenza stampa dell'assemblea di Confindustria. "Le previsioni del Governo, che presenteremo tra pochi giorni, stimano una crescita intorno al 6% per quest'anno rispetto al 4,5% ipotizzato in primavera". E ancora: "La ripresa dovrà essere duratura e sostenibile e per assicurare la sostenibilità della ripresa dobbiamo prima di tutto impedire che ci siano altre significative ondate di contagio", ha aggiunto il premier.

Immaginiamo che lo scopo di Draghi sia stato quello di "vedere il bicchiere mezzo pieno". E le sue parole si possono ben capire: dopo averci fatto inutilmente chiudere tante attività, dopo averci fatto restare barricati in casa - il tutto per colpa di un virus che, a conti fatti, ha colpito meno dell'1% della popolazione -, vuole dirci che i nostri sacrifici "hanno avuto un senso". Draghi vuole farci guardare avanti, magari anche per non farci guardare al passato, e in particolare agli errori fatti dal Governo nei mesi passati. E sì, le sue intenzioni sono buone, e sicuramente c'è qualcosa di positivo in quel +6% tanto declamato. Ma Draghi non dice tutta la verità, o meglio - come successo con il Green pass, fatto per imporci un obbligo vaccinale - la verità viene mistificata. 

La "ripresa" di cui Draghi ha parlato a conti fatti c'è. D'altra parte, se nel 2020 tutte le attività erano state chiuse e nel 2021 sono state riaperte, sebbene a spizzichi e bocconi, qualcosa si recupera. Ma, sempre a conti fatti, non c'è nulla da festeggiare. Questo 6%, questo misero 6%, assomiglia un po' al "gol della bandiera", questo tanto per fare un paragone calcistico in uno Stato, l'Italia, in cui le stagioni dell'anno sono soltanto due: il campionato e il calciomercato. Spieghiamo cos'è il "gol della bandiera" per chi non se ne intende di calcio: quando si parla di "gol della bandiera" si parla di un gol inutile dal punto di vista del risultato ma utile, poco, anzi pochissimo, dal punto di vista del morale. Immaginate, infatti, una squadra che sta perdendo per 3 a 0, ma che all'ultimo minuto della partita riesce a segnare il gol del 3 a 1. Ecco, quello è il gol della bandiera. E la crescita del 6% di cui ha parlato Draghi vale, appunto, come il gol della bandiera.