Accuse collaboratrici, Boldrini: "Su di me falsità"
Risponderà a breve con un comunicato ufficiale Laura Boldrini accusata dalla colf e da una collaboratrice parlamentare di essere state sfruttate
Ha fatto del rispetto della donna e dei lavoratori i suoi cavalli di battaglia più importanti ed ora si trova sotto accusa costretta a difendersi. Laura Boldrini, parlamentare Pd, si trova sua malgrado a rispondere ad accuse che sicuramente non fanno bene alla sua immagine politica e pubblica. A lanciare l’attacco incrociato sono stati Selvaggia Lucarelli e il “Fatto Quotidiano” che hanno dato spazio alle accuse di due collaboratrici della nota politica. Per questo Laura Boldrini , come anticipato da Adnkronos, ha voluto rispondere anticipando a breve un comunicato ufficiale: “"Ho visto, purtroppo, e sto preparando una nota ufficiale per rispondere a una ricostruzione dei fatti che non risponde alla realtà delle cose e per replicare".
Ad accusarla due donne, la sua ex colf e la sua assistente parlamentare, delle quali la Boldrini parla tutt’altro che male nonostante l’attacco. "Sono davvero dispiaciuta: si tratta di due collaboratrici valide, in ambiti ovviamente totalmente diversi. E mi aspettavo da loro che, se ritenevano che ci fosse con me qualche problema, me ne parlassero direttamente e non tramite un giornale, tutte due insieme poi. Mi pare che abbiano fatto ricorso a un metodo quanto meno improprio, che lascio agli altri giudicare e commentare".
Cosa avevano raccontato le due donne alla Lucarelli? "A maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni perché la signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. E io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l'avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Io comunque la signora non l'ho mai più sentita, non la volevo disturbare. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato. Io ero dispiaciuta". Questo il commento di Lilia, ex collaboratrice domestica moldava che certo mette in cattiva luce una politica che di difesa delle donne, delle minoranze, degli stranieri, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici più fragili, si è sempre fatta portavoce.
A rincarare la dose anche Roberta, ex collaboratrice parlamentare della Boldrini che ha raccontato come, spesso, sia stata costretta a mansioni che esulavano dal suo contratto. "Ho lavorato due anni e mezzo con la Boldrini, posso dire che ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle nove di sera. Per il resto lavoravo da casa, vacanze comprese. Guadagnavo 1.200 / 1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi. Ero assunta come collaboratrice parlamentare e pagata quindi dalla politica per agevolare il lavoro di un parlamentare, ma il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o pantaloni. Lei ha una casa a Roma, quando rimaneva sfitta io portavo pure gente a vedere l'appartamento o chiamavo le agenzie immobiliari".
"A maggio, finito il lockdown ho chiesto di rimanere in smart working anche perché ho tre figli, di cui uno che si era ammalato seriamente che doveva essere operato. Di treni poi ce n'erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita. Chiede di essere eletta perché dice che la sua politica tutela le donne e poi chi lavora con lei non si sente tutelata. Io mi sentivo senza più autostima. Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c'erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più” ha chiuso Roberta. Accuse pesanti: ora attendiamo la risposta ufficiale della rappresentante dem.