Caso Arcuri: ecco perché Draghi lo ha sostituito
Serve un accelerata sulla campagna vaccinale e non devono essere più rifatti gli errori del recente passato: per questo il premier ha sostituito Arcuri e Borelli, protagonisti sino ad ora della lotta al virus
Che la pandemia, nonostante le oggettive difficoltà di un periodo storico senza precedenti, non fosse stata gestita in maniera proprio impeccabile, era ormai palese a molti. Troppi errori nelle forniture di protezioni prima, una campagna vaccinale partita con il freno a mano tirato poi, in mezzo il fallimento sui tracciamenti, commesse oggi sotto inchiesta, acquisti stravaganti come i banchi a rotelle ed idee ancora più balzane, come le famose primule, grazie a Dio definitivamente accantonate. Nel giro di una settimana sono saltate due teste eccellenti, due protagonisti dell’estenuante lotta al covid. La prima è quella di Angelo Borelli della Protezione Civile, volto indimenticabile soprattutto ad inizio pandemia, con la sua relazione quotidiana sui numeri del contagio. Il secondo, deus ex machina della lotta alla pandemia, è Domenico Arcuri, “liquidato” un paio di giorni fa. Una doppio cambio ai vertici, da parte di Draghi, che è solo la conferma di quello che in molti già pensavano: c’era bisogno di una gestione diversa perché sino ad ora le cose non sono state fatte proprio bene.
La scelta del premier è stata repentina, il 27 febbraio scorso, giorno in cui è maturata l’idea di dare il benservito al super commissario, il premier si è confrontato solo con i fedelissimi Roberto Garofoli e Franco Gabrielli. La decisione sarebbe stata presa in via definitiva dal il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Al posto di Arcuri la scelta di Figliuolo è stata ben ponderata dal presidente del Consiglio: ha alle spalle una lunga carriera militare ed una scalata che gli fece sfiorare il ruolo di Capo di Stato maggiore. Francesco Paolo Figliuolo è un esperto di logistica militare, il che rappresenta un plus per il ruolo che è chiamato a svolgere. Non è un manager come Arcuri ma Mario Draghi e la sua squadra credono fermamente nelle sue capacità. Inoltre, gode della stima di Franco Gabrielli, che ha imparato a conoscerlo quando il nuovo commissario era il comandante del Contingente nazionale in Afghanistan, nell'ambito dell'operazione Isaf tra il 2004 e il 2005.
Trovata la persona giusta non ci è voluto molto a rendere effettivo il cambio di consegne: da Palazzo Chigi non hanno perso tempo e hanno convocato Domenico Arcuri nel primissimo pomeriggio, per comunicargli di inviare la lettera di dimissioni. Tra un mese il suo incarico, da contratto, sarebbe comunque finito ma Draghi non ha voluto perdere tempo perché il contagio è tornato a correre a causa delle varianti. I numeri si fanno sempre più preoccupanti ed occorre essere più veloci con i vaccini. Per ora nei frigo degli ospedali si trovano migliaia di dosi inutilizzate di vaccini e Draghi ha intuito l'esigenza di affidarsi al modello americano improntato da Trump: chiamare in campo l'esercito.
Infine, a fare da sfondo, l’inchiesta sulla commessa delle mascherine di Arcuri, nella quale per ora l’ex super commissario si considera parte lesa. Draghi evidentemente non ha voluto correre rischi ed a preferito rivolgersi a qualcun altro. Ad Arcuri resta ancora il dossier Ilva, altra questione che il premier dovrà prendere in mano il prima possibile.