Draghi al Quirinale, orientamento politico e partito di riferimento del Premier
Mattarella ha scelto Mario Draghi come presidente del Consiglio. C'è chi lo paragona già a Mario Monti e chi si chiede quale sarà il suo orientamento politico
Mario Draghi è salito al Quirinale e ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale gli ha conferito l'incarico di premier; c'è quindi chi si chiede quale sarà il suo partito di riferimento e il suo orientamento politico. Chiariamolo subito, Draghi sarà a capo di un Governo tecnico (anche se forse non sarà chiamato così). C'è già chi lo paragona al suo omonimo Mario Monti, come per esempio il Movimento 5 stelle. E c'è invece chi auspica in questa figura una nuova decisiva svolta di stampo europeista. E infine c'è chi spera sia solo una sorta di traghettatore in vista delle prossime elezioni. Draghi potrebbe essere il conio (non si sa ancora se in senso positivo o negativo) di tutto questo.
Draghi al Quirinale, nasce un suo partito?
Il primo compito di Mario Draghi sarà quello di "vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese sono le sfide", come ha detto lui stesso all'uscita dal Quirinale. Non si è fatto attendere il commento di Vito Crimi, attuale numero uno del Movimento 5 stelle. "Non sosterremo mai Draghi", dice, puntando il dito sul "tradimento" di Matteo Renzi e di Italia viva. Non è un mistero che per i pentastellati "sarebbe state meglio un terzo Governo siglato Giuseppe Conte".
Draghi, a seguito di questa defezione, sta cercando altri sostenitori a lunga durata. Il Partito democratico dovrebbe essere pronto a sostenerlo. Il segretario Nicola Zingaretti ha infatti dichiarato: "Il Pd è pronto al confronto per il bene del Paese". Ma non basta un partito. Il secondo "grande elettore" di Draghi è Matteo Renzi. "Italia viva applaude alla svolta", ha detto l'ex sindaco di Firenze. "Ora al lavoro su Recovery Fund e Mes".
Per quanto riguarda le forze di Centrodestra, Forza Italia è cauta nel sostenere Draghi. Questo atteggiamento però potrebbe non essere ideologico, ma solo strategico. I due principali alleati di Silvio Berlusconi, infatti - che tra l'altro detengono la maggior parte dei consensi della coalizione -, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, continuano a spingere per nuove elezioni. "Meglio il voto", ha tuonato la leader di Fratelli d'Italia. Ci va più piano il capo del Carroccio, che avrebbe molto meno da guadagnare dalle urne rispetto alla collega: "Il problema non è il nome, ma che cosa vuole fare e con chi".
Draghi, orientamento politico
A queste condizioni è difficile dunque che nasca un partito di Draghi. Più probabile che molte delle forze politiche ora in Parlamento lo appoggino fino a quando non avranno raggiunto i loro rispettivi scopi. Sicuramente Lega e Forza Italia potrebbero aspettare che si esca dall'emergenza dovuta al Covid per reclamare poi nuove elezioni. Italia viva e Pd, al contrario, dato l'orientamento politico notoriamente europeista di Draghi potrebbero appoggiarlo fino alla scadenza naturale della legislatura. Il loro obbiettivo è ottenere il prima possibile la ratifica del Recovery fund, il Mes e (forse) anche una nuova riforma elettorale.
Come già accennato, tuttavia, il Movimento 5 stelle, la forza con i maggiori numeri nelle camere, non appoggerà il nuovo presidente del Consiglio. "Il Movimento - ha detto il capo politico Vito Crimi -, già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l'unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi". Eppure il partito risulta diviso in moltissime anime. Sicuramente Draghi verrà osteggiato dall’ala capeggiata da Alessandro Di Battista. Al contrario molti tra i fedeli di Di Maio potrebbero anche pensare di sostenerlo.
Premier come Mario Monti?
Da Mario Monti a Mario Draghi, da un Governo tecnico a un altro. Le similitudini tra Draghi e Monti sono molte, a partire dal nome e dal fatto che entrambi provengono dal mondo economico. Il vicepresidente del Pd Andrea Orlando però ritiene che le similitudini siano finite qui. "All'epoca si chiamò Monti per una situazione di emergenza finanziaria", ha detto l'ex Ministro della Giustizia. "Oggi invece il governo che si insedierà sarà chiamato a gestire 200 mld di euro. Da questo punto di vista la situazione è più semplice. Ma è anche più difficile perché il Parlamento di oggi è più complicato, perché oggi le forze europeiste si sono ridotte, sia nel centrodestra che nel centrosinistra".