Conte, spread a rischio senza fiducia al Governo? La smentita

Il premier avverte che un mancato accordo farebbe salire lo spread, ma è realmente così?

In Parlamento Giuseppe Conte si gioca la carta dello spread. Oggi il premier durante la sua analisi alla Camera ha ribadito quanto il Governo giallorosso ha fatto dell’europeismo la stella polare della sua azione e quanto questo abbia reso l’Italia affidabile e quanto abbia garantito “protagonismo politico” a Roma, nelle trattative per il Recovery Fund e le strategie di ripresa dell’Unione. In questo modo Conte ha accusato Matteo Renzi, leader di Italia Viva, di mettere a repentaglio l’esistenza dell’esecutivo venendo meno all’accordo di Governo, mettendo così a rischio lo spread, cioè il differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, termometro dell’affidabilità politica di un esecutivo. “Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese”, ha detto Conte a Montecitorio, “rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere”


Crisi di governo, spread a rischio?


Per capire se Giuseppe Conte tira in ballo l'innalzamento dello spread solo per "tirare acqua al suo mulino" è necessario rivolgerci ai dati e ai numeri e questi dicono che lo spread, in occasione dello scoppio della crisi di governo, non ha conosciuto che minime oscillazioni. Dal 12 al 14 gennaio lo spread è salito da circa 109 a circa 114 punti base, segno che il differenziale di rendimento tra Btp e Bund è aumentato di circa lo 0,05%, come riporta l'analisi di Andrea Muratore di InsideOver. I rendimenti in sé sono dai tempi ai minimi, aggirandosi attorno allo 0,6% per i titoli a dieci anni, circa un terzo rispetto al maggio scorso. La crisi del governo Conte II non ha prodotto nulla di simile a quanto accaduto non solo in occasione dell’inizio della pandemia, con il rendimento dei Btp raddoppiato da più dell’1,3 al 2,7% sulla scia dei primi lockdown, ma anche in occasione della discussione sulla manovra del governo gialloverde nel 2018. Era incerto nel primo e declinante nel secondo il sostegno dell’assicurazione sulla vita della Banca Centrale Europea, che col Pandemic Emergence Purchase Plan sta mettendo in circolo circa un trilione di euro a sostegno dei titoli di Stato dei Paesi membri, garantendone dunque la stabilità e la solvibilità di fronte a qualsiasi prospettiva di destabilizzazione. Situazione che non dipendeva quindi da una crisi di Governo.


Lo spread, consigli per l'uso

Usare un parametro tecnico come lo spread come spauracchio per tenersi la poltrona non paga sempre e soprattutto spesso viene messo in dubbio dai fatti e dai dati. Sempre da InsideOver Andrea Muratore ci ricorda che un caso del genere si era già verificato agli albori del Conte II, nel settembre 2019, quando l' ex titolare del Ministero delle Infrastrutture ed esponente del Pd Graziano Delrio, arrivò a citare il “risparmio da spread” che il nuovo governo avrebbe garantito nel suo discorso di fiducia al Conte-bis, sottolineando che l’uscita dal governo della Lega e l’ingresso del Pd avevano portato giovamento alle finanze pubbliche italiane, riducendo i rendimenti dei titoli. Peccato che dal 2,5% di maggio i titoli italiani erano già scesi a un rendimento dell’1,3% il 20 di agosto, giorno dello scontro al Senato tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, arrivando poi all’1,1% a inizio settembre. Merito però di nuove azioni di alleggerimento della Bce nella fase finale del mandato di Mario Draghi. Questa crisi di Governo quindi va affrontata sì, ma forse senza tirare in ballo l'amico spread, quello di cui ci si ricorda soltanto quando serve.