Governo, Conte cede al pressing di Renzi. Rimpasto o Conte ter?

I leader delle forze di maggioranza pronti ad andare a Palazzo Chigi, dove è in programma un confronto per capire il futuro del Governo. Prende quota la strada del rimpasto, con le urne ormai scongiurate

Se ieri sera gli italiani sono andati a dormire con lo spettro di una crisi di governo pronta a incombere, ecco che già da questa mattina gli animi tra le forze della maggioranza sembrano essersi rasserenati. Il pressing dei renziani di Italia Viva sembra dunque essere andato in porto, e il Premier Conte dovrebbe accogliere gli aut aut del senatore toscano. 

Pronto un vertice con i leader della maggioranza e Conte

Il Governo non cadrà dunque, e non ci saranno elezioni anticipate nei sei mesi che anticipano l’inizio del semestre bianco, quando è vietato dalla Costituzione sciogliere le camere. Pronto un confronto tra tutti i leader delle forze politiche della maggioranza. Renzi, Di Maio e Zingaretti dovrebbero dunque andare, forse già oggi, a Palazzo Chigi, mettendo la parola fine a questa crisi di governo invernale. L’esecutivo resta tutto meno che solido, anche perché alla prossima divergenza si vedrà quanto l’alleanza possa restare alla guida del Paese. 

No alla sfida in aula tra Conte e Renzi, il confronto spostato a Palazzo Chigi 

Il piano di Conte era quello di sfidare Renzi in aula, un remake del duro confronto avuto dal Premier con Salvini nell’estate del 2019. Piano sfumato però, visto che tra oggi e domani sono attesi a Palazzo Chigi i leader delle forze della maggioranza. Conte si presenterà con un documento aperto sul Recovery Plan, ovvero il modo in cui gestire i miliardi in arrivo dall’Europa. Se tuttavia l’incontro di domani dovesse naufragare, possibilità che si fa via via più remota, allora ecco che le ministre Bellanova e Bonetti, in forza a Italia Viva, potrebbero davvero dimettersi, aprendo un nuovo capitolo di questa crisi. Per Conte, in quel caso, le strade sarebbero due: dimettersi dopo il dibattito parlamentare e prima del voto in aula, oppure concordare con il PD e i 5S una crisi pilotata, che porti a un rimpasto di governo. 

Se non si può certo escludere la possibilità di un Conte ter, ecco che prende sempre più forza l’idea di un cambio della squadra dei ministri, mossa che soddisferebbe tutte le anime avverse all’attuale esecutivo all’interno dei partiti di maggioranza. È notizia di oggi poi, come riportato da La Repubblica, che Conte sarebbe addirittura disposto a far un passo indietro anche sulla questione dei Servizi segreti, da settimane al centro del dibattito. Il Premier è stato chiaro, dichiarando di essere disposto a tutto per “rafforzare la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo”, dunque anche a mettere in disparte alcune prerogative su cui aveva giurato di non voler retrocedere. 

I grillini hanno detto no alle urne

La strategia di Conte ha dovuto mutare nel momento in cui i piani alti dei grillini lo hanno informato che non era più possibile andare allo scontro minacciando Renzi con le urne. I gruppi parlamentari 5S si sono infatti sfaldati sull’argomento con il passare dei giorni. Andare alle urne ora comporterebbe una drammatica sconfitta per i pentastellati, visti i sondaggi, e dunque molti parlamentari sanno che non farebbero ritorno in aula. Inoltre pesa il momento storico, con due partite come il Recovery Plan e la campagna di vaccinazione che sarebbe difficile affidare a un governo dimissionario facente funzioni.

Di ciò è convinto anche Matteo Renzi, colui che ha dato il via all’instabilità del Conte bis, prima favorendone la creazione, poi uscendo dal PD per avere più libertà di manovra, e infine giocando al rialzo su ogni posta in palio. In un’intervista al Corriere della Sera, il senatore è stato chiaro: “Noi non abbiamo paura delle democrazia e del voto, per due motivi. Uno, perché le elezioni non fanno paura a chi è abituato a misurarsi con il consenso, secondo motivo è ancora più chiaro: tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi”.