Conte, lo scontro sull'intelligence si inasprisce
Il Presidente del Consiglio non ha intenzione di mollare la presa sui servizi segreti, preferendo una gestione tecnica a una politica
Conte sull'intelligence è tra due fuochi
La poltrona di Giuseppe Conte traballa pericolosamente. Gli scontri con l'opposizione e con le regioni sulla gestione della pandemia stanno minando ulteriormente l'unità di una maggioranza già sfilacciata. Oltre alla questione Recovery Fund, si aggiungono alla partita anche dissidi su quale dovrà essere la gestione dei servizi in segreti in futuro. Il tema dell'intelligence è uno di quelli su cui il Presidente del Consiglio non ha la minima intenzione di mollare la presa, nonostante quasi tutti gli schieramenti gli siano contro.
È proprio questa imposizione personale di Conte a suscitare le ire di Matteo Renzi, che - come riporta il Corriere - sembra abbia già confidato ai suoi alleati che ritiene finito il governo e di concentrarsi sul futuro. L'intenzione del premier sarebbe quella di avere una guida tecnica per i servizi segreti, che sarebbero così slegati dalle logiche di partito; al contrario, le forze politiche preferirebbero gestire l'intelligence tramite personalità di partito di alto livello.
Non è solo l'opposizione a pretendere voce in capitolo sulla questione: anche il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico, le due forze che compongono l'attuale maggioranza, hanno interessi nel controllo della sicurezza nazionale. Conte invece, puntando da sempre sulla sua figura di accentratore ed equilibratore delle istanze di due partiti così diversi tra loro, non vuole perdere la delega ai servizi segreti.
Conte e le critiche sull'eccessivo personalismo
Questa volontà accentratrice di Giuseppe Conte sembra però vicina al rivoltarglisi contro. Secondo Dagospia, Conte "Non vuole cedere la delega nemmeno a una persona di sua fiducia perché teme che un giorno possa entrare in conflitto con il fidatissimo Gennaro Vecchione (attuale direttore generale del DIS, ndr)".
Sul punto di perdere Renzi, e la maggioranza non potrebbe permettersi di non avere più il sostegno di Italia Viva, il termine per la scelta definitiva è fissato alla Befana, dopo la quale l'ex sindaco di Firenze potrebbe effettivamente dare il via a una crisi di governo, in un momento concitato per l'Italia, tra la pandemia che non sembra mollare la presa e la delicata gestione del piano dei vaccini. Renzi chiede, come gli altri partiti, una figura politica di spessore, e su questo non sembra possano esserci compromessi con l'attuale Presidente del Consiglio.
Le alternative in caso di mancato accordo sono due: un rimpasto tenendo Conte al comando ma con un maggiore margine di controllo sul suo operato, oppure un nuovo governo tecnico presieduto da Mario Draghi, il cui nome non è mai passato di moda.