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Sanità: Boccia, 'aumentare spesa in rapporto a Pil se no a rischio diritto a salute'

Roma, 18 nov. (Adnkronos) - “Il quadro della sanità pubblica italiana sta peggiorando drammaticamente e in modo evidente, e il motivo è chiaro: le scelte del governo Meloni stanno indebolendo giorno dopo giorno il Servizio sanitario nazionale, mettendo a rischio un diritto costituzionale che dovrebbe essere garantito a tutti". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia introducendo i lavori del convegno ‘Legge di bilancio, ancora un colpo alla sanità pubblica’ in corso a Roma nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

"I tagli, il sottofinanziamento cronico, la carenza strutturale di personale e il blocco delle assunzioni stanno mettendo in ginocchio un sistema già provato dall’invecchiamento della popolazione. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa interminabili, differenze enormi tra una regione e l’altra nell’accesso alle cure, aumento della migrazione sanitaria, crescita della spesa privata, rinuncia alle cure e persino una riduzione dell’aspettativa di vita, con divari impressionanti tra Nord e Sud".

"Il dato più allarmante arriva dall’Istat: quasi 6 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi nel 2024. E se oggi la rinuncia alle cure è una realtà di massa, è anche perché mancano i professionisti per tenere in piedi il sistema: secondo GapMed, servirebbero almeno 16.500 medici in più solo per affrontare seriamente il problema delle liste d’attesa".

"In tutto questo, la sanità privata avanza rapidamente. Negli ultimi dieci anni la spesa delle famiglie è cresciuta del 23%, mentre quella pubblica si è fermata all’11%", aggiunge Boccia. "La causa principale della crisi è il sottofinanziamento. L’Italia spende in sanità molto meno degli altri paesi europei: il 6,3% del PIL contro una media Ocse del 7,1%. Siamo quattordicesimi su 27 in Europa per spesa pro capite, ultimi nel G7. E anche quando il governo annuncia aumenti, come quello del Fondo Sanitario previsto per i prossimi anni, in realtà la quota sul Pil continua a diminuire: arriverà addirittura al 5,9% nel 2028".

"La manovra del governo è insufficiente. Le risorse messe in campo non bastano né per assumere abbastanza personale né per adeguare gli stipendi a livelli competitivi. I 450 milioni previsti per 6.300 infermieri e 1.000 medici sono una goccia nel mare, soprattutto perché il tetto di spesa in vigore da vent’anni continua a impedire programmazione e stabilità. Gli aumenti retributivi — 3.000 euro lordi all’anno per i medici e 1.630 per gli infermieri — non sono minimamente in grado di colmare il divario con gli altri paesi europei né di far tornare attrattivo il lavoro nel pubblico".

"L’Ocse è stata chiarissima: se la spesa sanitaria non crescerà almeno dell’1,5% del PIL entro il 2045, l’Italia non sarà in grado di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più anziana. Per questo continuiamo a chiedere con forza che la spesa sanitaria sia portata progressivamente al 7,5% del Pil, come previsto dalla proposta di legge Schlein, e che venga abolito finalmente il tetto di spesa sul personale. Servono assunzioni stabili, non interventi straordinari che durano il tempo di un decreto. Il governo Meloni, invece, continua a seguire una strada opposta: finanzia in modo insufficiente la sanità pubblica e favorisce, direttamente e indirettamente, la sanità privata. Questa impostazione è per noi inaccettabile. La salute è un diritto fondamentale e lo Stato ha il dovere di garantirla, non di delegarla al privato”.