cronaca

Cancro seno in fase precoce, terapia mirata riduce rischio recidiva

Roma, 10 nov. (Adnkronos Salute) - Il tumore del seno è il più frequente nella popolazione in Italia, con quasi 53.700 nuovi casi stimati nel 2024. Circa il 70% delle donne colpite dalla malattia presenta un carcinoma mammario di tipo luminale, così definito per recettori ormonali positivi e recettore Her2 negativo. I risultati aggiornati dello studio Natalee, presentati al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) che si è svolto recentemente a Berlino, consolidano e rafforzano il beneficio nella riduzione del rischio di recidiva con una terapia mirata, ribociclib, già evidenziato da precedenti analisi. Lo studio ha arruolato oltre 5.000 pazienti ad alto rischio con tumore della mammella in fase iniziale (stadio 2 e 3) di tipo luminale, trattati con ribociclib, inibitore di CDK4/6, associato alla terapia ormonale rispetto alla sola terapia ormonale.

"All'Esmo è stata presentata un'analisi a 5 anni di follow up dello studio Natalee - afferma Alberto Zambelli, direttore dell'Oncologia medica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e professore associato di Oncologia all'università di Milano-Bicocca - Secondo i criteri di inclusione dello studio, circa il 35-40% delle pazienti con malattia di tipo luminale è potenzialmente eleggibile a ricevere ribociclib adiuvante per 3 anni al dosaggio di 400 mg al giorno per 3 settimane consecutive e una settimana di interruzione, in aggiunta alla terapia anti-estrogenica, quale terapia precauzionale post-chirurgica. L'analisi aggiornata mostra un vantaggio assoluto del 4,5% a 5 anni nella sopravvivenza libera da recidiva di malattia invasiva, incrementando così il precedente dato a 3 anni che era pari al 2,7%. Al follow-up prolungato, il rilevante beneficio clinico dell'aggiunta di ribociclib continua ad aumentare, anche dopo il termine dei 3 anni di trattamento. Questi risultati suggeriscono che l'efficacia della cura si mantiene nel tempo, oltre il periodo di somministrazione, con un potenziale impatto favorevole sulla guarigione a lungo termine. Non solo. Il trattamento è ben tollerato e 8 donne su 10 completano la terapia programmata, in alcuni casi con un aggiustamento di dose".

Nello studio Natalee, sono state incluse anche pazienti senza coinvolgimento linfonodale. "E stato dimostrato - continua l'oncologo - che anche una parte di queste donne, finora non considerate ad alto rischio di recidiva, traggono un beneficio dall'uso di ribociclib che è del tutto assimilabile a quello delle pazienti con interessamento linfonodale. Questo conferma l'esistenza di un gruppo di pazienti senza coinvolgimento linfonodale che può beneficiare dell'uso di ribociclib perché con un rischio di recidiva paragonabile a quello delle pazienti con interessamento linfonodale".  

"Se guardiamo i grandi numeri e i trend di sopravvivenza globale delle pazienti affette di tumore della mammella in fase iniziale - evidenzia Zambelli - è evidente che negli ultimi 20 anni abbiamo ottenuto un guadagno in sopravvivenza nello stadio 3 di malattia (tra cui i casi con coinvolgimento linfonodale), ma non negli stadi 1 e 2 (tra cui i casi senza coinvolgimento linfonodale), perché finora privi di significative innovazioni terapeutiche. Lo studio Natalee dimostra che in casi selezionati anche la malattia senza interessamento linfonodale e in stadio 2 merita trattamenti innovativi, per una prognosi sfavorevole dovuta non solo alla 'quantità' di malattia, ma anche alla sua 'qualità biologica'. Infatti, il vantaggio di ribociclib emerge in assenza di coinvolgimento linfonodale quando si osserva un grado istologico elevato (G3), ovvero un grado istologico intermedio (G2) associato a un alto indice proliferativo e/o alto rischio genomico".  

Ribociclib (Novartis) è già approvato e rimborsato in Italia per le pazienti con tumore della mammella metastatico. "E' importante che Aifa approvi quanto prima la rimborsabilità del farmaco anche per le donne con malattia in fase precoce a intermedio/alto rischio di recidiva - conclude lo specialista - perché se è vero che ribociclib ottiene un prolungamento della sopravvivenza nei casi metastatici, è altrettanto vero che se usato in fase precoce ottiene maggiori sopravvivenze senza recidiva di malattia e in prospettiva maggiori guarigioni definitive".