Settore calzaturiero italiano, fatturato 2025 stimato a €12,8 mld, export 8 mesi a €7,72 mld e 131,8 milioni di paia vendute
Primi 9 mesi 2025 in calo del -4,1%, terzo trimestre a -0,9%; crescita export UE +2,2% in valore e +7,6% in volume, Medio Oriente +13%, Far East in contrazione >-20%
Il settore calzaturiero italiano mostra segnali di progressiva stabilizzazione: per il 2025 il fatturato è stimato a €12,8 miliardi, mentre nei primi otto mesi le esportazioni hanno raggiunto €7,72 miliardi, corrispondenti a 131,8 milioni di paia vendute, con un miglioramento rispetto alle flessioni dei trimestri precedenti.
Il segmento lancia segnali di progressiva stabilizzazione in un contesto macroeconomico globale ancora incerto. Secondo l’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, i primi nove mesi del 2025 descrivono un comparto che, pur ancora in territorio negativo (-4,1% i ricavi nel campione di Associati su gennaio-settembre 2024), vede un’importante attenuazione della flessione: il terzo trimestre ha registrato infatti un calo tendenziale del fatturato del -0,9%, un dato sensibilmente migliore rispetto alle pesanti contrazioni sperimentate nella prima metà dell’anno.
"Il quadro generale attuale resta complesso e non risparmia nemmeno le fasce più alte dell'offerta, ma i dati del terzo trimestre indicano una riduzione della caduta e una prima luce in fondo al tunnel recessivo," dichiara Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici. "Nonostante l'assenza di miglioramenti significativi negli scenari geopolitici, la capacità delle nostre imprese di presidiare i mercati europei e di intercettare la domanda nelle aree più dinamiche, come il Medio Oriente, è la chiave per affrontare il 2026. Sebbene si rilevino performance aziendali disomogenee, con diverse realtà ancora in sofferenza, la flessione contenuta attesa nel fatturato in chiusura d’anno (stimato a 12,8 miliardi di euro), conferma la resilienza del Made in Italy."
Le proiezioni a consuntivo 2025 indicano un fatturato settoriale inferiore di circa 409 milioni di euro rispetto all’anno precedente, con una contrazione del -3,1%: un risultato decisamente meno pesante rispetto alla chiusura 2024.
Sul fronte del commercio estero, nei primi otto mesi del 2025 le esportazioni hanno raggiunto un valore di 7,72 miliardi di euro (-1,3%). Il dato più significativo riguarda le quantità: sono stati venduti all'estero 131,8 milioni di paia, con un incremento del +4,3%. Questo recupero in volume è stato accompagnato da un riposizionamento dei prezzi medi (58,58 euro al paio, -5,3%), segno di un rientro dopo gli aumenti a doppia cifra del biennio 2022/2023.
L’area UE (dove si dirigono 7 calzature su 10 esportate) cresce sia in valore (+2,2%) che in volume (+7,6%). La Germania si distingue con un solido +6% in valore e un +10% in paia, mentre performance positive interessano anche Spagna, Polonia, Belgio e Austria. Fuori dai confini comunitari, il Medio Oriente si conferma l'area più dinamica, con un +13% in valore complessivo, trainata dall'exploit degli Emirati Arabi Uniti (+20%). Bene anche Turchia e Messico. In difficoltà rimane invece il Far East, che soffre una contrazione superiore al -20%, sia in volume che in valore, risentendo del forte rallentamento registrato dalla Cina (-24,6% in valore) ma anche da tutti gli altri principali mercati asiatici (Hong Kong, Giappone e Sud Corea), oltre all’area CSI (-9,2%, con un -17,8% in Russia), sempre penalizzata dal conflitto.
Resta sotto attenta osservazione il mercato statunitense, che chiude gli otto mesi con un aumento in valore del +2,9% a fronte di un calo nelle quantità (-4,2%). Il comparto valuta con cautela l'impatto dei dazi fissati dall'accordo USA-UE: se agosto ha segnato un poco confortante -17,8% in valore, i dati preliminari di settembre mostrano una reattività per certi versi inattesa. Ad oggi, il 55% degli operatori associati che esportano negli USA giudica gli effetti dei dazi non irrilevanti, con punte di forte criticità per un'azienda su cinque.
Parallelamente, le importazioni sono cresciute del +12,8% in quantità (raggiungendo i 271,6 milioni di paia); una dinamica legata non ai consumi interni – rimasti piatti – ma al potenziamento dei flussi logistici per la riesportazione, specialmente nello sportswear.
Sul fronte interno, gli acquisti delle famiglie italiane nei primi 9 mesi hanno recuperato il gap col 2024, pareggiandone i livelli, solo grazie a un terzo trimestre positivo (+2% in quantità); restano però ancora distanti dal pre-Covid (-7,7%).
La produzione industriale sconta ancora le difficoltà della prima parte dell'anno, con un indice ISTAT a -8,5% nei primi 9 mesi.