Comunità energetiche, richieste di €1,4 miliardi a fronte di un budget di €795,5 milioni; boom di richieste al Gestore dei servizi energetici per 3,3 GW

Taglio del Pnrr da €2,2 miliardi a €795,5 milioni dopo la revisione del 21 novembre 2025; progetti da completare entro il 30 giugno 2026 e impianti operativi non oltre il 31 dicembre 2027

Le richieste di contributi per le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) hanno raggiunto quota 1,4 miliardi di euro alla chiusura della procedura il 30 novembre 2025, a fronte di risorse disponibili pari a 795,5 milioni di euro. Le domande presentate al Gestore dei servizi energetici (Gse) coprono una potenza complessiva di 3,3 GW, confermando un interesse molto superiore alle attese per una misura finanziata dal Pnrr e pensata per sostenere la realizzazione di impianti rinnovabili destinati all’autoconsumo condiviso.

La chiusura della procedura e le modifiche introdotte nel 2025

La finestra per la presentazione delle domande, originariamente prevista fino al 31 marzo, era stata prorogata per favorire una partecipazione più ampia, così come nel corso dell’anno era stata ampliata la soglia demografica dei comuni beneficiari: il limite, inizialmente fissato a 5mila abitanti, era stato innalzato a 50mila. Le modifiche avevano l’obiettivo di accelerare l’utilizzo delle risorse Pnrr, pari a 2,2 miliardi di euro nella configurazione iniziale. L’urgenza derivava dal fatto che, nella prima fase della misura, erano arrivate domande per meno di 100 MW a fronte degli 1,7 GW stimati per il completamento del programma.

La revisione del Pnrr e il taglio delle risorse

Il quadro finanziario è però cambiato il 21 novembre 2025, quando il ministero dell’Ambiente ha comunicato una riduzione significativa della dotazione: il budget per le Cer è stato ridimensionato a 795,5 milioni di euro nell’ambito della sesta revisione del Pnrr. Il ministero ha spiegato che l’importo originario di 2,2 miliardi era stato definito sulla base di simulazioni del 2021 che prevedevano prestiti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili, una formula poi sostituita con contributi a fondo perduto fino al 40%, in conformità con la normativa europea sugli aiuti di Stato. Tale cambiamento, ha chiarito il Mase, comporta un fabbisogno di risorse molto inferiore rispetto a quanto stimato in origine.

Le preoccupazioni degli operatori e la ricerca di nuovi fondi

Il taglio ha suscitato preoccupazioni tra gli operatori, nonostante il ministero abbia precisato che le domande presentate risultano compatibili con il nuovo budget, considerando anche una riduzione fisiologica del 10–15% tra progetti proposti e progetti effettivamente ammessi. Tuttavia, con richieste totali quasi doppie rispetto ai fondi disponibili, il divario rimane significativo. Per questo il Mase ha annunciato la disponibilità a individuare ulteriori risorse attraverso un possibile rifinanziamento della misura o tramite altri strumenti nazionali ed europei.

Scadenze stringenti e incertezze applicative

Restano aperti diversi interrogativi da parte degli operatori, soprattutto in merito alla gestione della misura e alla tutela dei diritti maturati dai partecipanti. I tempi sono particolarmente stretti: i progetti ammessi dovranno completare i cantieri entro il 30 giugno 2026, mentre gli impianti dovranno entrare in esercizio entro 24 mesi dal termine dei lavori e comunque non oltre il 31 dicembre 2027. Una tempistica che, unita al quadro finanziario in evoluzione, pone sfide rilevanti per l’attuazione delle comunità energetiche nel Paese.